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Perle di architettura: la cattedrale di cartone di Christchurch

Creato il 20 novembre 2013 da Nonsoloturisti @viaggiatori

Christchurch è tradizionalmente la città più inglese della Nuova Zelanda, nonché la seconda più grande dopo Auckland. Circondata dalle colline della regione di Canterbury e dall’Oceano Pacifico, è spesso chiamata la Città Giardino per via dell’alto numero di parchi e giardini che la rendono una delle città più vivibili dell’emisfero australe.

Il 22 febbraio 2011 Christchurch venne colpita da un terribile terremoto di magnitudo 6.3 che costò la vita a 185 persone. Molti edifici, compresa la cattedrale cittadina, furono gravemente danneggiati e crollarono, totalmente o parzialmente. Descrivere la gravità di questo avvenimento in poche righe è un’impresa difficile. A distanza di quasi tre anni gli abitanti di Christchurch ancora piangono le vittime ed i turisti con la macchina fotografica pronti ad immortalare le macerie che invadono la città non sono i benvenuti.

La ChristChurch Cathedral, fiore all’occhiello della città prima del sisma, era una chiesa anglicana di stile gotico consacrata nel 1881 che vantava un magnifico rosone, un soffitto con travi in legno e piastrelle decorate con la caratteristica croce celtica. Con il crollo di questa struttura è venuto a mancare il punto di ritrovo non solo dei fedeli, ma di tutti i cittadini che,  frequentando Cathedral Square quotidianamente, l’hanno resa il baricentro delle attività della città.

christchurch_transitional cathedral_Geof Wilson

All’indomani di questo terribile avvenimento le autorità locali programmarono la ricostruzione di una cattedrale che avesse precise caratteristiche: doveva essere resistente ai frequenti movimenti sismici, ecosostenibile e doveva essere pronta in poco tempo. La nuova cattedrale, chiamata Transitional Cathedral, venne progettata pro bono dall’architetto giapponese Shigeru Ban, già apprendista di Arata Isozaki.

Diventato famoso soprattutto per le sue ricerche nel campo delle tensostrutture, specialmente nella loro realizzazione attraverso materiali economici come il cartone o il bamboo, Shigeru è noto anche per aver collaborato con le autorità giapponesi dopo il terremoto di Kobe del 2005 e con la città dell’Aquila dopo le distruzioni causate dal terremoto del 2009. La Cattedrale di Christchurch è solo  uno dei numerosi interventi dell’architetto giapponese, che attraverso la sua grande abilità nell’utilizzare materiali di scarto è stato in grado di intervenire in tempo reale fornendo alloggi temporanei, anche nel recente terremoto che ha colpito il Giappone, assicurando agli sfollati un’abitazione che nonostante la temporaneità, rispetta standard edilizi assolutamente qualitativi, molto distanti dai soliti freddi container.

Shigeru Ban progetta, realizza ed inaugura nell’agosto 2013 una cattedrale costruita interamente in cartone, per sostituire temporaneamente e in modo sostenibile quella neogotica, ormai inutilizzabile. L’edificio è collocato su una base di cemento armato, ha forma triangolare e misura 25 metri in altezza. La facciata principale è a forma di A ed i suoi due lati inclinati sono costituiti da tubi di cartone compresso di 60 centimetri di diametro. Il tetto è fatto di policarbonato ed è sostenuto da otto container da spedizione in acciaio che ne costituiscono le pareti. Inizialmente l’architetto voleva che i tubi di cartone fossero elementi strutturali, e quindi posizionati sulle pareti, ma non essendo prodotti in loco e dati gli alti costi di spedizione venne ripensato il progetto ed i grossi tubi vennero riposizionati sulla copertura. I tubi sono 96 in totale e sono rinforzati con travi di legno laminato e sono ricoperti con poliuretano resistente all’acqua e da uno strato di materiale ignifugo.

shigeru ban_MOSSOT
Con questa struttura Shigeru Ban rivisita in chiave moderna la cattedrale gotica distrutta dal sisma, e mentre ne riprende le forme in modo ben più asciutto e semplice, riesce a stupire con una facciata che rompe le righe: la monotonia di una forma pura come il triangolo è movimentata dalla presenza di coloratissimi pezzi in vetro di forma triangolare in una reinterpretazione dei rosoni tipici delle chiese gotiche. Il triangolo, oltre ad essere una forma semplice e di facile realizzazione, è la rappresentazione della Trinità, nonché simbolo di perfezione.

Grazie a questa grande composizione di vetri colorati la luce all’interno risulta in un movimento cromatico, una danza di colori capaci di ridare il buonumore al più cupo dei frequentatori. La chiesa è capace di ospitare 700 persone e può accogliere, oltre alle funzioni religiose, anche attività di natura ricreativa, mostrando grande flessibilità tipologica.

A dispetto di molte strutture in cemento armato, la Transitional Cathedral è garantita come uno degli edifici più affidabili contro l’azione dei terremoti e la previsione di durata è di circa 20 anni: nel frattempo si prevede di costruire una nuova struttura permanente che la sostituisca definitivamente. Data la natura del materiale leggero e facilmente assemblabile, è anche totalmente riciclabile nel caso dovesse essere smantellata. Credo però che questa incredibile idea di creare una struttura con un materiale considerato da tutti di scarto come il cartone non verrà sostituita, ma verrà sicuramente mantenuta in quanto è già diventata un’icona della cultura architettonica neozelandese.

La realizzazione di questo progetto e soprattutto la sua inaugurazione, avvenuta nell’agosto del 2013, ha riportato la vita e la speranza all’interno  di un tessuto urbano così drasticamente segnato da una lunga e dolorosa cicatrice. Nella mia visita a Christchurch ho letto negli occhi della gente una grande voglia di ricominciare, una sensazione di rinnovamento, voglia di ricostruire non come prima, ma meglio e più in grande. Sono sicura che nel giro di cinque anni, quando il piano urbanistico di ricostruzione sarà terminato, Christchurch sarà una delle città più belle e all’avanguardia da visitare non solo dell’emisfero australe, ma del mondo intero.

La cattedrale di cartone vista con Google Maps


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Paola Magni

Paola Magni

Cresciuta tra i verdi prati della Valtellina e la traballante Emilia mi sento a mio agio con le scarpe da trekking ed uno zaino sulle spalle. Sono architetto, vivo a Firenze ma sono cittadina del mondo. Sono un’avida lettrice di libri in lingua ed un’aspirante scrittrice. Parlo al contrario ed amo correre, anche lunghissime distanze, ma solo all’aria aperta. Cosmopolita e poliglotta, la mia vera passione, oltre ai viaggi ai quattro angoli del globo, è l’architettura contemporanea ed eco-sostenibile. Il mio architetto preferito è l’italianissimo Renzo Piano che spero un giorno di incontrare. Potete seguirmi su Instagram (missarchipaola) o scrivermi un’email ([email protected]).

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