Permette signora - (5)

Da Hombre @LaLineadHombre
Per cena, Mirella, la moglie del maresciallo Spataro ha preparato una zuppiera di pan molle, una sorta di ribollita estiva ma fredda, sempre originata dall’idea di riutilizzo del pane avanzato, condita con cetrioli, insalata, ravanelli e cipolle fresche. Una prelibatezza, semplice e tentatrice. Spataro se ne spara tre piatti colmi e la notte va a finire che non sogna bene.
Sarà la dose industriale di pane inzuppato o la cipolla che ha irragionevolmente introdotto nelle sue cavità gastriche, fatto sta che gli viene in sogno il carabiniere Girolamo Squizzi, è nudo, ma indossa la lucerna, il cappello dell’alta uniforme, si sta spingendo come un forsennato su un’altalena legata a un pino, sull’albero, a cavalcioni del ramo a cui è legata la corda, c’è Bruno Lauzi che sta segando lo stesso ramo. Nemmeno a farlo apposta, Lauzi, sta fischiettando “Permette Signora”.
Si sveglia impastato di cipolla e molla un rutto al cetriolo.
«Cazzo di cetrioli, tanto lo so che non li digerisco».
«Beppe, hai detto qualcosa?»
«No, dormi dormi, è che non ho digerito, mi faccio un alka seltzer, magari».
«Saranno stati i cetrioli» fa la moglie tra uno sbadiglio e l’altro.
«Già, ma te continui a metterceli».
Ne hanno discusso un milione di volte della digeribilità del cetriolo, ma non ne vengono a capo.
Tira giù le gambe dal letto e attende un eventuale giramento di testa, il giramento non arriva e allora si alza.
C’è una Signora che chiede giustizia e c’è da dimenticare la visione di Squizzi nudo sull’altalena.
Bruno Lauzi, invece, lo sa perché si è introdotto nella sua attività onirica.
A cena, ripensando alla canzone che gli frullava in testa, scritta da Lauzi e cantata da Piero Focaccia, gli erano tornate in mente le ultime strofe
(Permette signora / mi guarda da un'ora / vuol dir che stasera / si è accorta di me
Lo so sono audace / ma il rischio mi piace / mi faccia felice / e fuggisca con me)
con quel verso “fuggisca con me”.
Si ricordava bene di quando Lauzi, intervistato sull’improbabile voce verbale citata nel testo, spiegò senza darsi eccessivo cruccio, che lo sapeva sì che il verbo giusto sarebbe stato “fugga” ma che la metrica aveva richiesto una sillaba ulteriore e lui aveva deciso di accontentarla, in barba all’italiano.
Va in bagno e appronta pennello e sapone, s’imbianca il viso di schiuma e resta lì a guardarsi allo specchio.
   (con il marito il fidanzato e l’uomo sposato)
Sono i tre vertici di un triangolo di colpevolezza possibile.
Se il delitto è passionale, e la passera rasata ne è una spia fin troppo chiara, è evidente che un movente sessuale è da cercare. Tra chi Gloria la trombava o tra chi avrebbe magari voluto.
Il marito ha il movente, la gelosia, ma non ha il jet per fare Como Firenze e ritorno in poche ore e, ad ogni modo, dall’albergo non l’hanno visto uscire.
Il fidanzato della Maria non ha nemmeno un movente vero, ci faceva i suoi comodi con Gloria, perché avrebbe dovuto ucciderla. Forse lei lo ricattava? Improbabile. E nessuna traccia di ricatto nelle canzonette che induca a ulteriori riflessioni da fare.
Resta il Battilani, il terzo sfogo della Signora, ma se c’è un cristo che ha l’aria di non essere capace nemmeno di concepirla una roba così, figuriamoci a compierla, è proprio lui.
Con questi elementi e questi indiziati il cerchio non si chiude. Il verso non sposa il suo ritmo e zoppica. È una questione di metrica, direbbe Bruno Lauzi, e comincia a pensarla così pure Spataro.
Quando capisce che, affinché la verità non fugga via, serve soltanto una sillaba in più, solo una misera sillaba in più, sorride alla sua immagine riflessa e, finalmente, inizia a radersi.
A chi serve una sillaba in più per completare il verso e a chi un sospettato in più per chiudere il cerchio. Sempre una questione di metrica rimane.
Due manate d’Aqua Velva e via a nanna. In cinque minuti Spataro s’addormenta come un bimbo in culla e non ha il piacere di ascoltare le proteste di sua moglie Mirella, svegliata dalle oscillazioni del letto e nauseata dal forte odore di dopobarba.
«Pure per venire a letto ti dai questa porcheria! Madonnina che schifezza!»

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