Persepolis di Marjane Satrapi è diventato un classico della narrazione fumettistica a dispetto della sua età e dell’età della sua, ancor più giovane all’epoca della pubblicazione originaria, autrice.
Persepolis è prima di tutto l’incontro e l’incrocio tra culture differenti e diversi modi di narrare e raccontare la storia e la propria esperienza personale.
Nata in Iran poco prima della rivoluzione Khomeinista da una famiglia della bassa borghesia (ma con ascendenze nobili) illuminata e liberal, ha inglobato con il suo pellegrinare in Europa una coscienza apolide, ma non per questo anti-identitaria e distante dalla peculiarità della propria individualità. Della cultura europea ha assunto i caratteri più progressisti, spinta anche dalla spirito anticonformista della sua famiglia e dei suoi parenti. Dall’incontro con gli artisti dell’Association (Sfar, Trondheim, David B., per intenderci) ha imparato che con i suoi scarabocchi poteva mettere in gioco la rabbia e la consapevolezza acquisita attraverso un percorso personale non certo facile e tutt’altro che banale, cercando di spiegare cose che di solito fatichiamo un po’ a capire.
Per esempio, che non esiste un solo medio-oriente, che gli iraniani non sono arabi, che nello stesso Iran non tutti la pensano allo stesso modo, che un tempo esso era un paese molto laico. E che esistono diversi modi di fare fumetti, come il suo ad esempio.
Satrapi fa tesoro pienamente della lezione di David B. nel mettere al centro della storia, anche quando essa è storia politica, sociale, nazionale o mondiale, se stessa e la propria vicenda personale, non per ribadire il concetto da anni 70 che “il personale è politico“, ma per dare maggior spessore agli avvenimenti anche traumatici che si intende raccontare.
La narrazione quindi è spesso in prima persona e sta in equilibrio tra l’epicità di rivoluzioni, ribaltamenti culturali, dittature moralistiche, il tutto filtrato attraverso la lente della sfera privata.
Del resto non potrebbe essere altrimenti, visto che all’epoca dell’avvento di Khomeini e della cacciata dello Scià Marjane era una bambina, e anche per questo, con l’innocenza di chi può indicare che il re è nudo, mette in ridicolo, o perlomeno ride sarcasticamente e amaramente dell’assurdità dei divieti imposti dall’eccessiva invadenza del governo confessionale nella morale e nelle scelte private. E per far ciò la protagonista (la piccola Marjane, che alla fine del libro sarà più che un adolescente) parla e si rivolge direttamente ai lettori, ammiccando e cercando continuamente il proprio interlocutore.
Insomma, attraverso una semplicità formale di raffinata fattura, sia essa narrativa che grafica, Marjane Satrapi racconta dello sprofondare di una società moderna nel medioevo del pensiero etico, di una società libera intellettualmente (o almeno tollerante delle diversita’) verso un retaggio arcaio e disumanizzante.
Come già più volte scritto nei nostri articoli, secondo noi il fumetto è un media, o un’espressione artistica, tanto maturo da poter raccontare con efficacia la complessità del mondo e dei suoi abitanti; tanto e forse più del cinema, della letteratura o della cronaca giornalistica.
Per questo consigliamo a tutti, indistintamente la lettura di questo volume. La lettura di Persepolis vale come una lezione ben argomentata di storia moderna; solo che è più divertente e appassionante.
Abbiamo parlato di:
Persepolis
Marjane Satrapi
Ultima edizione: Rizzoli Lizard, 2007
360 pagine, brossurato, bianco e nero – 24,00€
ISBN: 8817034770
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