Prove, errori, tagli non previsti. Forse alla fine, nel parlare di come nascono i miei oggetti, spesso finisco col dire le stesse cose: stavo provando a fare qualcosa, poi ho fatto un errore banale, poi ho cercato di rimediare, e alla fine con quell'errore ho cercato di combinare qualcosa. Spesso è semplicemente questo quello che faccio. E ho sempre l'impressione che questo lavoro mi abbia insegnato molte più cose di quanto io mi renda conto. Ad esempio mi ha insegnato la pazienza che non ho mai avuto. Mi ha insegnato a guardare le cose sempre da un'altra prospettiva, la fiducia che da quasi tutto si possa ricavare qualcosa di buono. Mi ha anche insegnato a non arrendermi di fronte agli errori. La perseveranza.
Così non butto via. Tengo lì, perchè non si sa mai. E la cosa più strana è che sul mio tavolo ci sono altre cose, più "normali", più solite per me. Ma poi a un certo punto finisco per tornare a quei due pezzi tondi, con quel taglio assurdo che nasconde e cancella l'errore stupido, con quei segni che sembrano strani pianeti in orbita. E vedo qualcosa.
Fra tutte le altre cose solite e normali, cose più rassicuranti, questi orecchini sono la cosa che mi piace di più. Non mi somigliano per niente all'apparenza, ma parlano di me molto più di tante altre cose.