Pescare a spinning nelle acque interne italiane

Da Pietroinvernizzi

Questo di cui vi parliamo oggi non è come gli altri libri di cui riportiamo qualche passo. Abbiamo sempre preferito evitare la tecnica, che lasciamo volentieri a ben più autorevoli figure, per raccontare la nostra “filosofia” della pesca, fatta di sensazioni, amicizia, colori, delusioni e risate. Abbiamo sempre preferito farvi conoscere i libri degli autori che, come noi, si sono concentrati nel raccontare le sensazioni che la loro passione gli ha fatto vivere. Abbiamo sempre preferito l’emozione al freddo calcolo.

Oggi no.
Oggi vi presentiamo il punto di arrivo di un lavoro durato quasi due anni di collaborazione tra F.I.P.S.A.S. e Spinning Club Italia.
Oggi vi presentiamo il punto di partenza per i corsi di pesca a spinning che lo S.C.I. organizzerà sul territorio nazionale.
Oggi vi presentiamo IL nuovo manuale della nostra tecnica, frutto della collaborazione di 24 autori (tra cui noi n.d.r.) coordinati da Mario Narducci e Maurizio Lozzi che forniscono una visione enciclopedica di tutto quanto concerne lo spinning in acqua dolce: canne, mulinelli, fili, nodi, minuteria, esche, ambienti, rudimenti di biologia, pesci, release corretto, sicurezza. Tutto.
Oggi vi presentiamo la tecnica sì, ma scritta col cuore.

Brano liberamente tratto dall’introduzione di “Pescare a spinning nelle acque interne italiane” a cura di Spinning Club Italia, edizione La Mandragola 2014.

Mario Narducci e Maurizio Lozzi presentano il libro e i nuovi corsi

Cosa caratterizza lo spinning
Tra le tecniche di pesca la nostra appartiene alla famiglia di quelle al lancio con esche artificiali: gli elementi di base – una canna, una lenza e un’esca – in apparenza somigliano agli attrezzi impiegati nella pesca con esche naturali ma a ben guardare lo spinning ricorre a un approccio del tutto diverso. Mentre la pesca con esche naturali delimita un’area verso la quale il pesce è attirato con l’impiego di più o meno abbondanti inviti gastronomici, con lo spinning è il pescatore che cerca il pesce, ne stimola l’aggressività inducendolo all’attacco con un’esca appropriata. Il nome spinning deriva dal verbo to spin che, alla lettera, sta per roteare azione tipica di alcune tra le prime esche impiegate; l’introduzione di una varietà sempre più ampia e innovativa di artificiali diversi ha esteso l’espressione pesca a spinning cosicché oggi essa contraddistingue la pesca con esche artificiali mediante l’uso di una canna e di un mulinello a bobina fissa. La tecnica dello spinning si rivolge ai pesci predatori (ittiofagi) che sono al vertice della catena alimentare dell’ittiofauna. Nelle acque dolci della penisola luccio, persico reale, trota, cavedano costituiscono le prede tipiche della pesca spinning a cui si aggiungono nelle acque interne e con diversa incidenza da regione a regione pesci alloctoni: persico trota, lucioperca, aspio, pesce gatto americano, barbo iberico e siluro. Nelle aree fluviali di risalita durante la stagione riproduttiva è pescata la cheppia e il cefalo e in quelle salmastre la spigola.

 Pescare predatori a spinning richiede il desiderio di avventura, conoscenze tecniche, tenacia e disponibilità a collaborare e confrontarsi con gli altri.

Spirito di avventura
È certamente possibile – e qualche volta non facile – pescare a spinning anche in ambiti protetti (laghetti, riserve eec.) tuttavia questa tecnica da il meglio quando si affronta un ambiente naturale. l predatori, aggressivi per natura, sono spesso diffidenti o in particolari circostanze del tutto indifferenti: pescarli vuoi dire conoscerne le caratteristiche, prevederne i comportamenti, sperimentare la soddisfazione di aver capito il pesce così da catturarlo nell’ambiente in cui vive e si riproduce.

Nodo Uni to uni disegnato da un illustratore d’eccezione

Conoscenze tecniche
Ogni tecnica ha il proprio bagaglio di conoscenze e lo spinning non fa eccezione. Imparare a orientarsi nel mondo della pesca serve a scegliere ciò che è meglio per se e per il proprio stile senza cadere nella tentazione di accumulare materiali e attrezzature inutili. Come sarà chiaro leggendo, lo spinning coniuga quattro fattori: la conoscenza dell’ambiente di pesca, le informazioni sul pesce e le sue caratteristiche, la scelta razionale dell’attrezzatura e dell’esca, l’abilità nella tecnica di lancio; quattro fattori indispensabili che si possono apprendere con

l’esperienza, l’esercizio e con l’aiuto di chi ne sa di più.

Collaborazione

Nella pesca come nella vita, ognuno di noi procede dal punto in cui sono arrivati gli altri. Apprendere dall’esperienza degli altri è la condizione per migliorare.

Nello spinning la collaborazione è necessaria anche per altri importanti fattori: pescare in ambienti naturali, spesso lontani da centri abitati, è senza dubbio entusiasmante ma aumenta anche i possibili rischi ed essere in compagnia è una garanzia di maggiore sicurezza; in qualche caso predatori di grossa taglia richiedono l’indispensabile aiuto di un amico con cui condividere la soddisfazione di salpare una grossa preda.

Per saperne di più
La pesca a spinning un’antica novità
La pesca è una pratica antica, la descrivono le pitture rupestri del neolitico (10-15.000 anni fa) che ritraggono pescatori armati di arpione a caccia di pesci nei bassi fondali e la documentano i reperti archeologici di ami fatti d’osso a testimonianza di una tecnica sostanzialmente immutata nel corso di migliala di anni. Quanto allo spinning, le sue origini possono essere variamente collocate a seconda che lo si intenda coincidente con il lancio di esche artificiali comunque effettuato o come pesca a lancio con l’uso di esche artificiali e una canna lenza dotata di mulinello a bobina fissa o rotante. Nel secondo caso e nella sua attuale configurazione lo spinning può essere collocato agli inizi del XX secolo in coincidenza con lo sviluppo delle canne da lancio e dei mulinelli a bobina fissa dotati di manovella. Tra le esche artificiali sviluppate nella prima metà del XX secolo e ancora di largo impiego segnalano quelle nate dall’inventiva di tre personaggi: André Meulnart, Stanislao Kuckiewicz Romika e Lauri Rapala. Al primo si deve il brevetto nel 1938 dell’esca rotante Mepps poi resa nota universalmente dall’americano Todd Sheldon, al secondo la creazione di numerose esche artificiali tra cui, negli anni ’40, l’esca rotante Martin. Le esche rotanti sfruttano i principi della meccanica dei fluidi: la rotazione della paletta genera vibrazioni e luccichii che si propagano nell’acqua e quando percepiti dagli organi di senso dei predatori ne stimolano l’istinto aggressivo. Negli stessi anni Lauri Rapala intuì l’efficacia di esche realizzate a imitazione dei pesci, esche che dagli anni ’50 del secolo scorso hanno trovato una sempre maggiore accoglienza tra le attrezzature dei pescatori a spinning. Per saperne di più consulta i numerosi forum nazionali e internazionali dedicati alla pesca a spinning.

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Insieme al libro, sono stati presentati anche i corsi di spinning gestiti da Spinning Club Italia, che saranno tenuti da 50 istruttori federali nominati da F.I.P.S.A.S. (e, visto che siamo peggio del prezzemolo, tra questi ci siamo anche noi…). Prendendo spunto da libro e corsi pensiamo che,

quello che è veramente importante divulgare sia una visione della pesca (in questo caso a spinning) che non sia fatta solo di corse forsennate verso le ultime mode del mercato o la ricerca spasmodica della foto da pubblicare. È importante insegnare il rispetto per l’ambiente, per i pesci e i modi migliori per maneggiarli. È importante trasmettere i valori della ricerca, della sperimentazione, della crescita personale attraverso le proprie scoperte e l’aiuto degli altri.

Il rischio è di perdere per strada la magia che ci ha fatto appassionare a questo mondo e trasformarla in una gara che, francamente, ha poco senso. Tenetevi pronti quindi, i corsi inizieranno presto!

Rock ‘n’ Rod!


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