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Pesce in gravidanza: meglio non superare le 3 volte a settimana

Creato il 04 marzo 2016 da Conservazionecordoneombelicale @SorgenteSalute

Il pesce ha benefici effetti per le donne in gravidanza, ma è meglio non esagerare: contiene metilmercurio, una sostanza che potrebbe portare a un incremento di peso del piccolo nei primi due anni di vita.

Conservazione cordone ombelicale - GuidaDi: Redazione

Il pesce è un alimento sano, ricco di vitamine, proteine e acidi grassi omega 3, fondamentale per le donne incinte per assicurare un corretto sviluppo del feto. Occorre però evitare di assumerne una quantità eccessiva, quindi non superare le tre volte alla settimana, dal momento che il troppo consumo potrebbe accrescere i rischi che il bambino subisca una rapida crescita o che sviluppi obesità infantile. Lo rivela uno studio pubblicato su “JAMA Pediatrics”, che sottolinea come il metilmercurio che si trova in alcune specie di pesci potrebbe influenzare negativamente il sistema ormonale del nascituro.

Precedenti ricerche aveva già mostrato che livelli elevati di metilmercurio poteva danneggiare il sistema nervoso, digestivo e immunitario dei bambini, con potenziali rischi anche per la vista, i reni e i polmoni. Questi risultati hanno portato l’americana Food and Drug Administration (FDA) e la U.S. Environmental Protection Agency (EPA) a consigliare alle donne in gravidanza ad assumere al massimo di 3 volte alla settimana.

Nella ricerca resa nota su “JAMA Pediatrics”, gli studiosi hanno analizzato il legame tra obesità infantile ed eccessiva assunzione di pesce in gravidanza mediante 15 studi clinici, che hanno preso in esame un campione complessivo di 26mila donne incinte e i loro piccoli per circa due anni.

Le evidenze dello studio hanno rilevato consumare pesce fino a 2 volte alla settimana durante la gestazione aveva effetti benefici sullo sviluppo dei bimbi, mentre consumarne per più di tre volte alla settimana portava a un aumento pari al 22% del rischio che il piccolo crescesse in modo troppo rapido nei primi due anni, del 14% che sviluppasse l’obesità a di 4 anni. Tali conseguenze era ancora più appariscenti nel caso delle femmine.

Fonte: “La Stampa”


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