.ANIME ROSSE.
La poesia popolare kurda si canta, e anche le liriche contemporanee vengono dette con voce, cadenze e tono che sono musicali, diversi dagli accenti del linguaggio quotidiano. L’antichità della musica è dimostrata dal fatto che essa si è sviluppata sulla propria antica tradizione. Fanno parte del folklore poemi epici, cavallereschi, d’amore, fiabe, leggende, racconti, ballate e canti dedicati ai villaggi, alle stagioni, alla natura, all’amore, agli eventi della vita sociale, ai piccoli fatti quotidiani, canzoni d’amore e inni di guerra. La donna kurda ha da sempre svolto un ruolo importante, a capo di clan e principati, in pace e in guerra, nei movimenti indipendentisti e nella resistenza contro il genocidio, per la conquista di una vita libera. Da dove è venuto fuori questo libro? -domanda Ascanio-. Quest’estate l’ho comprato alla festa dei comunisti a bocca d’Arno -risponde il barbiere-, ma ora vieni a farti i capelli. Aspetta un momento, fammi leggere questa poesia. (Ricordo da un racconto di Vasco).
INNO ALLA RESISTENZA
(parte)
Sono un Pesh merga del Kurdistan
pronto, nel cuore dei miei campi.
Con la mente, con i beni, con la vita
difenderò la mia terra.
Non voglio vivere da servo
pieno di vergogna e di rabbia.
Salverò il mio paese, il mio popolo,
con la vita pagherò la libertà.
Giuro su questo Kurdistan dai mille colori
su questa terra che è il mio paradiso
su questi Kurdi che affrontano
morte, massacri, carcere
non alzerò le mani
non getterò le armi
vincerò o morrò.
-IBRAHIM AHMAD-
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