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Pesticidi nel cibo per bambini. E in quello per gli adulti?

Creato il 06 dicembre 2011 da Rossellagrenci

Pesticidi nel cibo per bambini. E in quello per gli adulti?

E’ battaglia fra due grosse aziende di alimentazione per l’infanzia: parlo di quello che sta succedendo tra la Plasmon e la Barilla. Il problema dibattuto è la presenza di pesticidi nei cibi destinati ai bambini inferiori a 3 anni. Come si esprimono i pediatri italiani in merito?

Su Uppa scrivono che “quello che si mangia fino a tre anni rappresenta una quota infinitesimale di quanto si mangi in tutta la vita; i bambini non mangiano solo pastina e biscottini e neppure si alimentano esclusivamente con vasetti e scatolette “prescritti” dal pediatra, ma, grazie al cielo, sgranocchiano croste di pane e pezzi di pizza, affondano i primi dentini in ciambelloni preparati dalle mani amorose delle loro mamme ecc. ecc. E allora come la mettiamo? La vita di ciascuno sarebbe composta da due fasi: la prima (breve) tutta a base di baby food (e giù botte sulle manine, se si allungano su una fetta di panettone), e la seconda (lunghissima) in cui si mangia di tutto. Ma la nostra salute sarebbe condizionata in maniera determinante da una parte di quello che si mangia nei primi tre anni, cioè da una quota sostanzialmente irrilevante degli alimenti introdotti nel corso della vita. Non ci sembra un’ipotesi verosimile.
Inoltre, la letteratura scientifica internazionale ci offre continuamente nuove dimostrazione dei danni che la medicina ha fatto quando ha deciso di appropriarsi della gestione dell’alimentazione dei bambini, sottraendola alla responsabilità delle famiglie ed espropriando così le mamme del loro “sapere”, tramandato da generazioni. Tanto per fare un esempio che tutti possono capire, la crescente diffusione delle allergie alimentari dipende in gran parte, ormai lo sappiamo per certo, dalle “regole”, dalle “esclusioni” e delle insensate “progressività” che proprio noi pediatri abbiamo imposto fin’ora alle famiglie. Lo stesso divieto di aggiungere sale alle pappe dei bambini (che noi pediatri abbiamo imposto per decenni) sembra essere, oltre che non giustificato da alcuna evidenza scientifica, responsabile di una parte dei disturbi della condotta alimentare dei bambini piccoli.”

Se leggete sul sito Nuovomondo, “in Italia sono attualmente in commercio 35 tipi di pesticidi che secondo la severissima EPA (l’agenzia americana per la protezione dell’ambiente) sono considerati cancerogeni, eppure da noi sono venduti e usati tranquillamente.  Inoltre, 36 principi attivi presenti nei pesticidi consentiti da giardino, sono pericolosi per gli animali e per l’uomo, compresi pesci, uccelli, insetti, batteri del suolo, ecc.

Il grosso pericolo è l’accumulo: i molti veleni sono dilavati dall’acqua e finiscono nelle falde acquifere, come accadde con l’atrazina.  I veleni dall’acqua ritornano nelle piante, poi negli erbivori, e via via all’insù, negli animali superiori, ai vertici della catena alimentare:  qui si concentrano sempre più schifezze… e  noi alla fine ce li mangiamo, tutti contenti… 

Proprio per coloro che vorremmo maggiormente protetti, ossia i bambini, il rischio è più alto, a causa dei residui di fitofarmaci e nitrati che rimangono negli alimenti.  Poichè i bambini assumono una quantità maggiore di calorie per peso corporeo, il rischio di accumulo di contaminanti tossici è più grande:  all’età di sei anni i bambini possono aver superato di 10 volte il limite ritenuto accettabile per il rischio di cancro.”

Allarmismo? Chi ha ragione? 

Il problema resta: grandi o piccini, il cibo che mangiamo è alterato dalla presenza non solo di pesticidi, ma anche di sotanze chimiche dannose (conservanti e coloranti). Bisognerebbe cominciare, quindi, proprio dai più piccoli, con un’alimentazione più sana e genuina, non perchè l’ha detto una tale pubblicità o una tal’altra!!!


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