di James Matthew Barrie
Voto: 8 e 1/2/10
The night nursery of the Darling family, which is the scene of our opening Act, is at the top of a rather depressed street in Bloomsbury. We have a right to place it where we will, and the reason Bloomsbury is chosen is that Mr Roget once lived there. So did we in days when his Thesaurus was our only companion in London; and we whom he has helped to wend our way through life have always wanted to pay him a little compliment. The Darlings therefore lived in Bloomsbury.
La stanza da letto dei bambini della famiglia Darling, che è la scena del Primo Atto, si trova all’inizio di una strada un poco male in arnese di Bloomsbury. Si ha il diritto di situarla dove meglio si crede, e la ragione per la quale è stato scelto Bloomsbury è che il signor Roget, un tempo, ha vissuto lì. Anche noi vi abbiamo vissuto, quando il suo Thesaurus era la nostra unica compagnia a Londra; e noi, che egli ha aiutato a trovare la giusta direzione nell’attraversare la nostra vita, abbiamo sempre desiderato di potergli tributare un piccolo omaggio. Quindi, i Darling abitavano a Bloomsbury.
[incipit]
L’opera teatrale nata dal fantasioso genio di Barrie, che ha reso la storia dei Bambini dell’Isola che non c’è immortale come il suo protagonista, il ragazzo che non vuole crescere mai.
Dopo aver letto il romanzo, come avevo preannunciato, mi sono dedicata all’opera teatrale, che devo dire mi è piaciuta di più, forse in parte anche perché l’ho letta in lingua originale.
Visto che non li avevo trovati nel romanzo, mi aspettavo di incontrare qui Agenore e Spugna, invece ho scoperto che i nomi di questi due personaggi sono gli stessi del romanzo, ovvero George e Smee! Quindi dobbiamo i due nomi che per quanto mi riguarda fanno pienamente parte della storia di Peter Pan come tutti gli altri (Spugna in particolare!) alla versione italiana del lungometraggio Disney! Sarà una stupidaggine, ma io proprio non lo sapevo!
Sulla trama non ho molto da dire, essendo la stessa del romanzo Peter e Wendy, e, immagino, conosciuta almeno a grandi linee un po’ da tutti. E’ sicuramente divertente, e a teatro deve fare davvero un bell’effetto, con tutti quei luoghi affascinanti e tutti gli strani personaggi che la popolano.
Come ho detto, la lettura in lingua ha sicuramente contribuito a farmi amare quest’opera, anche perché avevo la comodità del testo a fronte in italiano. Lo stile di Barrie è comunque abbastanza semplice, lo capivo con facilità, e ho potuto apprezzare i vari giochi di parole, purtroppo perduti in italiano (per esempio uno banale ma molto carino: “all quite quiet” – “tutto abbastanza silenzioso”).
A parte queste frasi giustamente non traducibili, devo dire che non sono soddisfatta della traduzione italiana. Non l’ho letta tutta, però quando ho provato a fare qualche confronto l’ho trovata spesso più povera dell’originale, in senso proprio letterale: nel tradurre le frasi sono state semplificate o a volte, addirittura, troncate. Ora, io sono sono una traduttrice, non so immaginare quanto possa essere difficile rendere un testo in un’altra lingua, però non riesco proprio a capire che senso abbia una traduzione come questa:
She is daughter of a chief and must die as a chief’s daughter; it is enogh. è diventato E’ la figlia di un capo, e tanto basta.
In questa traduzione viene proprio saltata una frase! La traduzione corretta dovrebbe essere: “E’ la figlia di un capo e deve morire come la figlia di un capo; e tanto basta”. Ci voleva tanto?!?! :( Tutto questo mi rattrista molto soprattutto perché penso a tutti quei libri in cui non ho il testo a fronte, o scritti in lingue che proprio non conosco, per cui non me ne farei nulla della versione originale: chissà quante traduzione monche ho letto, e neanche lo so! :(
Ma vabbè, lasciamo perdere, sulla questione delle traduzioni mi dilungo sempre troppo, e poi alla fine non posso negare di essere contenta di poter leggere almeno una traduzione non troppo aderente al testo originale, piuttosto che niente.
Un’altra cosa che mi ha colpito dello stile di Barrie sono state le tante indicazioni presenti nel testo ad di fuori dei dialoghi. Ci sono descrizioni dettagliate non solo delle scena, ma anche dei sentimenti dei personaggi, sicuramente molto suggestivi anche se poco pratici (voglio dire… per quanto sia bravo un attore, come può rendere con una sola frase tutto il passato del suo personaggio?), ma comunque bellissimi da leggere, e utili in ogni modo anche agli attori, perché creano un preciso background per ogni personaggio.
La copertina, devo dire, non mi piace particolarmente. Non che sia proprio brutta, ma il fanciullo che mangia la frutta non mi dà molto l’idea di Peter Pan!
Due parole sul titolo, o meglio, sul sottotitolo: è un’altra di quelle frasi a cui di primo acchito non presto neanche attenzione perché oltremodo conosciuta. Poi mi fermo a riflettere e trovo che se Barrie avesse partecipato alla sfide Dammi cinque parole avrebbe avuto sicuramente il mio voto (se non si considera il fatto che “il bambino che non voleva crescere” sono sei parole) perché questa frase riassume perfettamente non solo il tema del libro, ma anche lo spirito che lo pervade: una sorta di biricchinata malinconica il pensiero di un bambino così capriccioso da non voler crescere, quando si sa che questa “sventura” capita a tutti!
Infatti anche l’opera teatrale, così come il romanzo, lascia al lettore (e probabilmente, immagino, anche allo spettatore) una sensazione agrodolce di cose bellissime ormai necessariamente perdute, a cui possiamo accedere solo con i ricordi, pienamente delineata dall’ultima frase del libro.
Dammi 5 parole
Storia immortale come il protagonistaScheda del libro
Titolo: Peter Pan
Sottotitolo: Il bambino che non voleva crescere
Autore: James Matthew Barrie
Paese: Regno Unito
Titolo originale: Peter Pan, or the boy who wouldn’t grow up
Anno prima pubblicazione: 1928
Casa Editrice: Feltrinelli
Traduzione: Patrizia Farese
Copertina: Bartolomé Esteban Murillo, Fanciulli che mangiano la frutta (1960)
Pagine: 199
aNobii: LINK
inizio lettura: 25 luglio 2011
fine lettura: 10 agosto 2011
Trasposizioni commentate
Ancora nessuna!!!
Un po’ di frasi
The wood is now so silent that you may be sure it is full of redskins.
Adesso, il bosco è talmente silenzioso che puoi essere certo che è pieno di Pellirosse.
(Pagine 92-93)
The delightful feeling that they have been cleverer than they thought comes over them and they applaud themselves.
Vengono sopraffatti dalla meravigliosa sensazione di essere stati piùin gamba di quanto pensassero e si applaudono.
(Pagine 100-101)
In a sort of way he understands what she means by “Yes,I know”, but in most sorts of ways he doesn’t. It has something to do with the riddle of his being. If he could get the hang of the thing his cry might become “To live would be an awfully big adventure!” but he can never quite get the hang of it, and so no one is as gay as he. With rapturous face he produces his pipes, and the Never Birds and the Fairies gather closer till the roof of the little house is so thick with his admirers that some of them fall down the chimney. He plays on and on till we wake up.
Per un verso, Peter capisce cosa voglia dire con “Sì, lo so”, ma per molti altri versi no. Ha a che fare con l’enigma del suo esistere. Se riuscisse a trovare il bandolo della matassa, il suo grido potrebbe diventare “Vivere sarebbe una grandissima avventura!” , ma non riesce mai ad afferrarlo del tutto, e così nessuno è più spensierato di lui. Con un’espressione rapita tira fuori il suo flauto e gli Uccelli del Paese Che Non C’è e le Fate gli si radunano intorno, finché il tetto della casetta è talmente affollato dai suoi ammiratori che alcuni di loro cadono giù dal camino. Suona e suona, fino a che noi non ci svegliamo.
[explicit]