“Pettinavo bambole” di Annalisa Salvador: un bellissimo viaggio nell’interiorità di una donna

Creato il 21 novembre 2014 da Alessiamocci

Pettinavo bambole” Frammenti e mosaici di vita dove la fenice/donna emerge attraverso le parole malinconiche di Annalisa Salvador. Una silloge importante dove l’idioma prende movimento ora adagio, poi piano piano diventa forza, voce, urlo e allo stesso tempo sussurro di ricordi.

La poesia è da sempre cammino emotivo dove la verità respira e non lascia spazio al non detto. Una sorta di confessione dell’anima dove le emozioni diventano motore di essenza e desiderio di condivisione introspettiva.

La poetessa, si apre al lettore, con i mille personaggi femminili che formano l’ego della donna, che sia madre, figlia, compagna, donna che riflette, che ricorda e che rimpiange, ma anche donna che si domanda, che chiede e che cerca risposte nei mille giorni nella semplice quotidianità della vita.

Annalisa Salvador ha la capacità di saper osservare l’oltre, là dove spesso non cogliamo l’essenza e dove il nostro egoismo non pone mai la giusta attenzione. La poetessa scorge anche quella nostra impotenza umana che limita spesso ogni nostro desiderio o azione:

Lasciamo le nostre impronte sulla sabbia/ credendo che resistano al tempo/ e che nessuno le possa calpestare/ [...]“.

Un verso che sottolinea la nostra fragilità e il desiderio di lasciare traccia visibile di noi, di un nostro passaggio, con la speranza di essere testimonianza di vissuto, senza che nessuno cancelli il nostro attraversamento nel tempo.

L’intero viaggio poetico di questo volume, è un reticolo di emozioni diverse, dove la riflessione diventa osservazione dell’attimo e dove ogni piccolo passaggio si arricchisce attraverso schemi anaforici che completano una nitida sintesi di quel mondo interiore che solo la poesia evoca in chi la scrive.

La Salvador si esprime senza quelle catene che spesso rendono la poesia retorica o obsoleta, la poetessa infatti, riesce a mantenere quella libertà nella parola che solo chi scrive per sé e non per piacere agli altri, sa fare.

Non cade mai in banalità, in leziosità o romanticherie, anzi, nella poetessa si scorge spesso la parola urlata perché faccia eco e diventi ascolto per coloro che vivono in stasi di pensiero o in inutili materialismi sterili.

Liriche di dolore, dove la rabbia di un padre verso un Dio che non “parla” , diventa preghiera e ossessione, liriche nostalgiche dove la rimembranza del tempo passato affonda nei giorni a venire, liriche d’incanto, evocative, esortative, liriche d’amore di rabbia e di giorni vissuti fra graffi e carezze.

Un bellissimo viaggio nell’interiorità di una donna che della sua vita ne coglie i fiori e le spine in quella dignità e delicatezza d’espressione che incanta e che convince.

Ogni donna si troverà nelle sue parole, ogni donna che ha vissuto qualsiasi tipo di vita non potrà che respirare l’essenza di tanta energia che la poetessa riesce a scaturire dalla conca profonda della sua anima, in quell’anima bella dove fra tanti graffi e spine v’è la dolce rimembranza di un tempo nel quale come molte di noi… ha pettinato le sue bambole!

Written by Marzia Carocci


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