Dall’ultima rilevazione di ottobre emerge come il 20% dei cittadini americani si considera indifferente alla religione ed addirittura a definirsi tale è un cittadino statunitense su tre sotto i trent’anni: la percentuale più elevata nelle rilevazioni del Pew Research Center.
Il numero dei non-religiosi è aumentato del 5% negli ultimi cinque anni ed include anche quei tredici milioni di americani che si dichiarano atei o agnostici.
La maggior parte (88%) di coloro che sono indifferenti alla religione non è in cerca di un altro culto e crede che le organizzazioni religiose siano troppo legate al denaro e troppo coinvolte nella politica.
Nel dettaglio negli ultimi cinque anni sono diminuiti del 5% i protestanti e dell’1% i cattolici mentre sono aumentati del 2% coloro che professano altre fedi non cristiane (attualmente il 6%). Gli atei sono aumentati solo dello 0,8% mentre gli agnostici dell’1,2%: entrambi sono circa il 5,7% degli americani.
Passando dal medio al lungo periodo Pew Research Center rileva che il declino interessa maggiormente i protestanti che sono passati dal 62% del 1972 al 51 del 2010.
Tutto sommato si mantengono stabili i cattolici (26% nel 1972 e 25% nel 2010) beneficiando anche di flussi migratori provenienti dall’America latina (in maggioranza cattolica).
Effetto della secolarizzazione è ovviamente la minore partecipazione agli eventi religiosi. Nel 2003 il 39% degli americani partecipava almeno un volta ogni settimana a funzioni religiose mentre nel 2012 questa percentuale è scesa al 37. Diminuiscono di un punto percentuale (dal 34 al 33) chi frequenta le funzioni almeno una volta al mese o all’anno mentre aumenta (dal 25% del 2003 al 29 del 2009) chi dichiara di partecipare raramente o mai alle funzioni religiose.
I non-religiosi non sono totalmente ostili verso le organizzazioni religiose sebbene siano più critici dell’opinione pubblica generale. Ad esempio il 51% degli americani pensa che le organizzazioni religiose siano troppo legate al denaro ed al potere ed il 46 crede che siano troppo coinvolte nelle questioni politiche ma questa percentuale aumenta rispettivamente al 70 ed al 67 tra i non-religiosi.
La crescita della secolarizzazione è strettamente legata al ricambio generazionale. Come scritto, un terzo degli americani sotto i trent’anni (32%) non ha legami religiosi mentre questa percentuale scende al 9 per le persone sopra i sessantacinque anni di età.
Allo stesso modo è difficile pensare che con l’avanzare degli anni aumenti il sentimento religioso perché le nuove generazioni sono più secolarizzate delle precedenti quando erano nella stessa fascia di età.
Ovviamente questa percentuale di individui sta diventando sempre più importante in termini elettorali. Nonostante sia in aumento la fascia dei non-religiosi anche tra gli iscritti alle liste dei Repubblicani (dal 9% del 2007 all’11 del 2012) questi si identificano principalmente nei Democratici.
Infatti nelle ultime elezioni i non-religiosi hanno appoggiato prevalentemente Obama (75%) aumentando considerevolmente l’appoggio al candidato democratico dato nel 2004 (67%) e nel 2000 (61%): proporzionalmente è diminuito l’appoggio nelle varie elezioni presidenziali verso il candidato repubblicano. Per questo motivo è preoccupazione di Romney quello di intercettare il più possibile questi voti in modo che non si rivolgano in maniera massiccia verso Obama.
Entrambi gli sfidanti alle presidenziali del 2012 dovranno considerare questi elementi ed il punto di vista di questa fascia dell’elettorato su alcuni temi “caldi” del dibattito politico.
Ad esempio il 53% dell’elettorato americano è a favore dell’aborto legale ed il 48% dell’opinione pubblica americana è d’accordo con l’introduzione del matrimonio per le coppie dello stesso sesso ma questa percentuale aumenta al 72 ed al 73 tra i non-religiosi.
Anche considerando questi elementi si può spiegare il favore espresso del presidente Obama per l’introduzione del matrimonio gay ed il ripensamento di Romney sul rivedere la legge sull’aborto.
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