Scienza e poesia si confondono in questo struggente director’s cut, la “versione del regista”, come l’ha chiamato l’ESA. Un video che ripercorre in tempo reale un minuto d’un pomeriggio di quasi un anno fa: mercoledì 12 novembre 2014, per l’esattezza. Molti di noi se lo ricordano, e mai lo dimenticheranno. Incollati davanti allo schermo, a guardare un piccolo scatolotto calarsi verso l’oggetto celeste più bizzarro mai incontrato nel Sistema solare: una cometa a forma di papera a mezzo miliardo di km dalla Terra.
Solo venti chilometri separavano quella cometa dalla sonda Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea. Venti chilometri che il piccolo scatolotto, Philae, stava percorrendo “a passo d’uomo” senz’ausilio alcuno, affidandosi a nient’altro che all’impercettibile gravità della cometa e alle previsioni e ai calcoli del centro di controllo della missione.
Ebbene, ciò che il video ci mostra è ciò che ha visto il piccolo Philae nell’ultima fase di quell’impossibile salto nel buio. L’ultimo minuto, appunto. Sette fotografie, scattate a intervalli di 10 secondi l’una dall’altra dalla camera di bordo ROLIS. Da quota 67 metri a quota 9 metri.
Sette immagini, già apparse su Science, senza precedenti nella storia dell’esplorazione spaziale: documentano il primo touch down “morbido” — non abbastanza, purtroppo – d’un manufatto umano su una cometa. Il primo in tutti i sensi: Philae rimbalzò più volte sul suolo di 67P, e questo immortalato da ROLIS è il minuto che precede il contatto numero uno. Quello sul sito inizialmente programmato dai responsabili della missione come punto d’approdo: Agilkia (o sito J).
Per passare da quelle sette foto al video che vedete qui sopra, è stato necessario sintetizzare al computer i fotogrammi mancanti. Interpolare (o compositing), in gergo tecnico. A occuparsene è stato un mago dell’animazione: Jakub Knapik, già supervisore degli effetti visivi del corto “Ambition”, anch’esso dedicato alla missione Rosetta. La colonna sonora invece, una versione strumentale di “Saline” dei Frost* (tratta dal loro secondo album, Experiments in Mass Appeal, del 2008), è stata gentilmente concessa all’ESA dal leader della band, Jem Godfrey.
Mentre il video scorre, i numeri ai lati mostrano l’andamento di alcuni parametri fondamentali: l’orario, la distanza dal suolo, la risoluzione delle immagini. Permettendoci di rivivere quell’evento storico in tempo reale, come se fossimo anche noi lassù, abbracciati al piccolo lander. A rimirare quel fazzoletto di cometa avvicinarsi, con quel suo terreno così remoto eppure così incredibilmente simile al nostro cortile.
L’ottava foto, quella del contatto, non c’è. È mancato il tempo. Pochi istanti prima che ROLIS s’accingesse a scattarla, Philae già aveva bussato a quel mondo ostile. E la cometa gli aveva sbattuto la porta in faccia. Rimbalzandolo di nuovo nel buio, dopo un viaggio lungo dieci anni e miliardi di chilometri.
Fonte: Media INAF | Scritto da Marco Malaspina