Ma credo che queste potrebbero essere le conseguenze di anni e anni passati a convivere con questa condizione, e di ciò l’autore non ne parla. Intanto possiamo accontentarci di sapere come tutto è iniziato, e come il professor Kepesh ha reagito. Certo non è stato facile. In primo luogo perché, divenuto manchevole della vista e della possibilità motoria, si ritrova costretto su un letto d’ospedale, nutrito con una flebo e con l’udito assai ridotto, per non parlare della facoltà di parlare, resa minima. Tutto ciò in contrasto con il notevole aumento della sensibilità tattile. Quest’ultima lo condurrà ad una crisi che riuscirà a superare non senza fatica. Fortunatamente viene sostenuto da un padre affettuoso e da una compagna assai concreta e dolce, la quale continuerà sempre a prendersi cura di lui. Intanto il protagonista cerca di ritrovare i contatti con il mondo e rintraccia il suo illustre mentore per stabilire le modalità per continuare a mantenere i rapporti lavorativi con l’università; ma l’incontro non va come dovrebbe e si innesca una seconda crisi, tutta psicologica, fatta di paranoie e fissazioni che dovrà combattere con l’aiuto del suo psicologo: il dottor Klinger. Costui invita il paziente a rimanere ragionevole e cerca di fargli accettare la sua nuova esistenza da mammella. Cosa per niente semplice. In conclusione, ecco che si ritorna alla poesia di Rilke, introdotta dalle seguenti parole: “avanti con la nostra cultura una volta per tutte”. E forse potrebbe essere proprio la cultura, la chiave per vedere in maniera “ragionevole” (come pretende il dottore) la sua posizione, il punto di svolta grazie al quale trovare un senso al suo assurdo caso. Ma in che modo? Beh, questo proprio non lo so. In realtà sono proprio contenta che sia una storia del tutto inventata con base metaforica, perché la realtà del fatto sarebbe a dir poco sconvolgente e non plausibile di riflessioni così “fredde”. Pertanto ringrazio Philip Roth per la piacevole e scorrevole lettura di questo testo così fantasioso che lascia di certo il sorriso sulle labbra e tante questioni per la testa.
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