“PI. Storia a quadretti” porta la firma di una delle mie illustratrici preferite: Giulia Orecchia, che sempre mi delizia con il suo gioioso uso del colore, con la briosa energia e la sferzata di buonumore che le sue illustrazioni trasmettono.
In questo lavoro, Giulia è riuscita ad unire alla consueta danza dei colori, anche una calda vena di tenerezza e uno sguardo “piccolo” sul mondo dei bambini, sulle loro emozioni e le dinamiche che spesso animano i loro rapporti.
Il libro si presenta nel consueto e curato format della collana: copertina sagomata e fustellata – dalle cui pieghe si affacciano i volti bimbo e animaletti – costituita da due pagine che aprendosi, anticipano – per adulti e bambini – contenuti della storia, spunti e forniscono suggerimenti e chiavi di lettura.
La particolarità dell’albo in oggetto è però subito evidente: si tratta di un racconto (quasi) senza parole.
Una storia composta da tante vignette rettangolari che si susseguono, come fosse un fumetto. La narrazione è però qui affidata alla chiarezza delle immagini e alla fantasia del lettore. Pochissimi sono i termini, tutti semplicissimi, che intervallano qua e là il racconto cadenzandone e fissandone qualche passaggio.
Il lettore si tranquillizzi: la storia si dipana da sé e raccontarla (e raccontarsela) è uno spasso.
I libri senza parole sono un ottimo canovaccio sul quale il genitore può basarsi per arricchire la narrazione suggerita di termini familiari, di riferimenti, di momenti di coccole e rendere ancora più intenso il momento della lettura condivisa.
Ancora, come recita la scritta in copertina, il libro è anche per chi ama leggere senza saperlo ancora fare.
Per tutti i bimbi che si allietano con un momento di lettura in solitaria, uno spazio privato e intimo da trascorrere sfogliando pagine e lasciando libera l’immaginazione.
La storia è quella di un simpatico cucciolo di volpe che un giorno, andando allegramente a passeggio, si imbatte in un grosso uovo, apparentemente abbandonato. Immaginando già frittate giganti, il piccolo lo trascina con sé fino alla sua casetta.
Immaginate la sorpresa quando, varcata la soglia, l’uovo di schiude e ne esce un pulcino che pare saper ripetere solo la sillaba “Pi”!
Fedele alla teoria dell’imprinting, l’esserino piumato mostra subito una gran predilezione per il volpacchiotto ed è sereno solo quando si trova stretto tra le sue braccia.
Come ogni bambino che vede invadere i suoi spazi, anche il nostro animaletto protagonista appare un po’ infastidito dal nuovo arrivato, tanto che prova subito a sbolognarlo ai genitori che però, prontamente lo restituiscono alle sue cure.
Niente da fare, non gli resta che accettare il pulcino, battezzarlo “Pi” e trascinarlo sempre con sé, portandoselo finanche sotto le coperte per la nanna notturna.
Ma un amico, anche se un po’ forzato, si rivela sempre prezioso. Ed è quello che avrà modo di imparare la piccola volpe quando, all’indomani, si troverà, durante un temporale, sul punto di affogare nello stagno. Soltanto l’intervento di un bravo nuotatore, come il piccolo Pi, potrà salvarlo.
Purtroppo le disgrazie non sono finite: sul più bello arriveranno mamma e papà oca di gran carriera per soccorrere il ritrovato figlioletto da una presunta feroce volpe.
Anche i genitori volpe, vedendo il loro cucciolo attaccato, interverranno e scoppierà un gran putiferio che toccherà ai due novelli amici calmare per riportare pace ed armonia tra le loro turbolente famiglie.
Una storia che tocca tanti temi vicini all’universo dell’infanzia.
Il rapporto tra Pi e il volpacchiotto, per alcuni versi, ricorda quello tra fratelli, quando una nuova nascita arriva a turbare l’equilibrio. Gelosie in agguato, senso di fastidio per i propri spazi invasi, rifiuto del nuovo ruolo di maggiore che a volte può comportare anche dei doveri di cura… sono tutti sentimenti noti ai primogeniti e, nella loro delicatezza, vanno compresi e accettati.
Più in generale il libro parla di amicizia, di rapporto con un altro nuovo e sconosciuto, della difficoltà di inserirlo nella propria realtà e, insieme, della ricchezza e le risorse che possono provenire da un amico.
Ancora, nel bisticcio tra genitori-volpe e genitori-oca troviamo spunti per riflette sulla diffidenza, sul pregiudizio, sulla facilità che spesso si ha nell’etichettare gli altri in base alle apparenze o alle circostanze, senza il coraggio e la voglia di andare oltre. Caratteristica che, come ci ricorda l’albo, appartiene più agli adulti che ai bambini, i quali spesso, invece, intervengono per suggerirci la giusta visione della realtà.
Gli allegri quadretti di Giulia Orecchia, con i loro squisiti animaletti antropomorfi e i colorati e freschi scenari, si rivelano anche fortemente espressivi, ben rendendo le emozioni – belle o brutte che siano – che animano il racconto.
(età consigliata: dai 2-3 anni)
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