Pianeta extrasolare Kepler-10c: scoperta la prima megaterra

Creato il 03 giugno 2014 da Aliveuniverseimages @aliveuniverseim

Credit: Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics/David Aguilar

Ieri gli astronomi hanno annunciato la scoperta di un nuovo tipo di pianeta roccioso17 volte più massiccio della Terra. Un mondo che sfida le teorie sulla formazione planetaria.

"Siamo rimasti molto sorpresi quando abbiamo capito quello avevamo davanti", ha dichiarato l'astronomo Xavier Dumusque del Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics (CfA), che ha condotto le ultime analisi.

Questo pianeta, noto come Kepler-10c, era stato originariamente trovato tra i dati del telescopio spaziale della NASA Kepler, scoperto con il metodo del transito, ossia studiando le variazioni di luce della stella madre quando il pianeta ci passa davanti.

Misurando la quantità di luce bloccata, gli astronomi sono in grado di calcolare le dimensioni del corpo ma non la sua massa e composizione.
Per cui, grande 2,3 volte le dimensioni della Terra, Kepler-10c era classificato come un mini-Nettuno, composto da uno spesso strato di gas intorno ad un nucleo solido (generalmente, i pianeti inferiori a 1,7 volte le dimensioni della Terra hanno più probabilità di essere rocciosi; quelli superiori a 3,9 volte le dimensioni della Terra sono probabilmente giganti gassosi; mentre, tra le 1,7 e le 3,9 volte le dimensioni della Terra dovrebbero essere dei mini-Nettuno).

Ma un team internazionale di ricercatori, utilizzato il HARPS-N, uno spettrografo di alta precisione installato sul Telescopio Nazionale Galileo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica a La Palma, nelle isole Canarie, ha eseguito una serie di osservazioni scoprendo che Kepler-10c deve essere in realtà costituito da una densa composizione di rocce ed altri solidi, che lo rendono 17 volte più massiccio della Terra, una vera e propria megaterra.

"Questo è il Godzilla delle Terre!" aggiunge il ricercatore CfA, Dimitar Sasselov, direttore delle Harvard Origins of Life Initiative. "Ma a differenza del mostro del film, Kepler-10c ha implicazioni positive per la vita".

"Kepler-10c non ha perso la sua atmosfera nel tempo. E' abbastanza massiccio per trattenerla, se ne dovesse avere una", ha aggiunto Dumusque.

"Proprio quando pensi che hai capito tutto, la natura ti regala una grande sorpresa" ha detto Natalie Batalha, scienziato della missione Kepler presso l'Ames Research Center della NASA a Moffett Field, California.

Kepler-10c orbita attorno a una stella simile al Sole ogni 45 giorni, il che lo rende troppo caldo per sostenere la vita come la conosciamo.
Si trova a circa 560 anni luce dalla Terra nella costellazione del Drago, un sistema che ospita anche Kepler-10b, il primo pianeta roccioso scoperto con i dati di Kepler.

Ma quello che rende questo mondo speciale è che gli astronomi hanno visto una correlazione tra il periodo orbitale di un pianeta (ossia il tempo impiegato per orbitare intorno alla stella madre) e la dimensione a cui un pianeta passa da roccioso a gassoso. E questo suggerisce che ci possono essere diverse megaterre là fuori che aspettano di essere trovate.

La scoperta di Kepler-10c ha anche profonde implicazioni sulla storia dell'Universo e lo sviluppo della vita.
Il sistema Kepler-10 ha circa 11 miliardi di anni, il che significa che si è formato meno di 3 miliardi di anni dopo il Big Bang.

L'Universo primordiale conteneva solo idrogeno ed elio, mentre gli elementi più pesanti, come il silicio e ferro, necessari per creare i pianeti rocciosi, scarseggiavano e sarebbero stati disponibili solo dopo l'esplosione delle prime stelle. Un processo che avrebbe richiesto miliardi di anni.
Ma Kepler-10c dimostra che l'Universo era in grado di formare un pianeta roccioso massiccio anche quando gli elementi pesanti erano quasi assenti.

Gli astronomi, quindi, dovranno includere le vecchie stelle nelle loro prossime ricerche di pianeti simili alla Terra, e così aumenterà notevolmente la possibilità di trovare un mondo potenzialmente abitabile ad un passo da casa nostra.

La scoperta è stata presentata oggi in occasione dell'American Astronomical Society a Boston.


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