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Pianeta Pixar. Tra spazzini lunari, dinosauri, spettri messicani e trip mentali

Creato il 12 settembre 2012 da Saramarmifero

Pianeta Pixar. Tra spazzini lunari, dinosauri, spettri messicani e trip mentaliL'anno scorso l'appuntamento era con Cars 2, ritorno piuttosto sgradito dei motori ruggenti (e parlanti) di casa Pixar. Per il 2013 è atteso il prequel di Monsters&Co., in cui ritroviamo in versione mostri in erba il ciclopico Mike e l'orsacchiottone Sulley, alle prese con gioie e fatiche della vita collegiale. Sembra che anche Nemo, il pesce pagliaccio con la pinna atrofica più famoso degli oceani, sia pronto ad una nuova avventura, e persino per i giocattoli di Toy Story, già sopravvissuti alla crescita del loro primo padroncino, potrebbe prepararsi l'ennesima (sarebbe la quarta) apparizione sui grandi schermi. Quale futuro per il più innovativo degli studi, a fronte degli innumerevoli rimpasti narrativi che si intravedono all'orizzonte? Dobbiamo davvero temere per l'originalità che da sempre contraddistingue i prodotti Pixar, dopo appena sei anni gravitati attorno all'orbita Disney? A dispetto di una "sequel-mania" che sembra aver contagiato un po' chiunque in quel di Hollywood, basta spulciare qua e là tra i titoli già noti per trovare una manciata di progetti futuri da far venire l'acquolina in bocca. Pianeta Pixar. Tra spazzini lunari, dinosauri, spettri messicani e trip mentaliPrima tappa a maggio 2014 con l'uscita nelle sale americane di The Good Dinosaur, pellicola fantastorica che, su gentile concessione di un asteroide mai caduto, prova ad immaginare un pianeta Terra ancora abitato dai dinosauri. In cantiere c'è poi una storia di scheletri e spettri, come raramente se ne sono viste nei castelli fatati di mamma Disney. Dia de los Muertos, diretto dal regista di Toy Story 3 Lee Unkrich, si ispira al folclore messicano, e in particolare all'omonima festa nazionale con la quale il paese centro-americano onora i suoi defunti. Infine, bisognerà attendere il 2015 per quello che, sulla carta, promette d'essere il lavoro più ambizioso: un viaggio, che possiamo indovinare piuttosto psichedelico, attraverso la mente di una bambina, le cui singole emozioni si traducono via via in paesaggi, personaggi e storie, su e giù dalle oscure profondità dell'oceano alle vette dei monti più alti, fino ai confini estremi dello spazio. Lo script, vergato da una penna d'eccezione come quella di Michael Arndt(Oscar alla migliore sceneggiatura originale per Little Miss Sunshine, e ho detto tutto...), e la presenza dietro la cinepresa di Pete Docter, creatore del già citato Monsters&Co. e del capolavoro Up, bastano a solleticare le aspettative più rosee. 
Pianeta Pixar. Tra spazzini lunari, dinosauri, spettri messicani e trip mentaliMa la risposta al quesito "Pixar In o Out" arriva anche dal presente, quello per intenderci delle frecce di Merida che colpire colpiscono, ma per qualche motivo non riescono a centrare il bersaglio di un soffio (qui la recensione). La risposta parla la dolce lingua dello Stil Novo e si racchiude in un titolo che è anche un nome: La Luna. Non val la pena qui di sciorinare vecchie e ridicole solfe campaniliste, né tanto meno impelagarsi in amare riflessione sulla fuga dei cervelli nostrani verso l'Eldorado hollywoodiano (e non solo) in tempi di vacche magre per un cinema italiano sempre meno esportabile. 
Pianeta Pixar. Tra spazzini lunari, dinosauri, spettri messicani e trip mentaliBasti sapere che il magnifico corto proiettato prima dell'inizio di Ribelle-The Brave reca la firma di Enrico Casarosa, animatore genovese formatosi tra Boston e New York e ammesso ormai da dieci anni alla corte di John Lasseter, con il quale ha lavorato su alcuni dei lungometraggi più amati, da Ratatouille allo stesso Up. C'è il meglio dell'Italia nella sua Luna, c'è il mare della Liguria illuminato da un abbagliante plenilunio e c'è l'eco poetica di un illustre artista che di fronte a quelle onde è nato. È stato infatti il racconto La distanza della Luna, contenuto nella raccolta Le Cosmicomiche, a dare lo spunto a Casarosa per la storia fantastica di un bambino che, accompagnato da una padre e un nonno più litigiosi che mai, issata una scala a pioli su una barchetta in mezzo al mare raggiunge per la prima volta il suolo lunare. Se nella narrazione di Italo Calvino scopo ultimo della gita era raccogliere il latte denso custodito tra le scaglie del satellite terrestre, il giovane protagonista del film vi mette piede con un compito ben preciso: scopa in mano, spazzare via, tra un grugnito e l'altro dei suoi tutori, le stelle cascate dallo spazio un po' dappertutto tra i crateri, regalando ogni notte al firmamento un volto diverso della Luna: oscuro, luminoso, tagliato a metà. Da non perdere.

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