Piangiamo noi stessi

Creato il 09 gennaio 2013 da Spaziokultura
Le liste sono quasi pronte, i nomi circolano da ore, le lamentele cominciano ad alzarsi: ecco il Pd catanzarese! C'è veramente da ridere per quanto sta accadendo: in lista mancano espressioni del nostro territorio!  Chi grida allo scandalo però oggi è lo stesso di chi solo qualche domenica addietro ha sostenuto tesi e azioni in antitesi con il proprio territorio ritirando candidature o scegliendo altro. Mi sembra ridicolo adesso alzare la voce quando si è già responsabili di quello che oggi non è solo la conseguenza del proprio agire, ma è anche la ragione per cui tanti altri hanno fatto scelte minoritarie cercando però di tutelare rappresentanza locale e appartenenza territoriale. Se ci fosse stata più lungimiranza adesso non ci sarebbe di che lamentarsi di fronte ad un'azione che per certi versi ripaga con la stessa moneta quello che la stragrande maggioranza del partito catanzarese ha fatto in precedenza.  Le lacrime di coccodrillo di queste ore sono poca cosa perchè coerentemente con le scelte fatte, il Pd nazionale viene a Catanzaro e si prende tutto quello che si può prendere mancando la classe dirigente e riferimenti autorevoli. Cosa c'è da meravigliarsi? Non siamo stati forse noi a esprimerci "responsabilmente" trascurando il territorio e privilegiando la fantomatica "unità del partito"?  Non siamo stati forse noi a decidere numeri e nomi? La democrazia, cari lamentevoli, l'avevamo a portata di mano e adesso che voi non l'avete riconosciuta vi tocca ingoiare il rospo! Un rospo purtroppo amaro che ci lascerà in balia di rappresentanze che dei nostri territori spesso ignorano caratteri e caratteristiche: la democrazia però è anche questo! Come sempre accade insomma l'eccesso di partecipazione e di esercizio democratico da noi viene scambiato per normale attività di propaganda e si perde il senso di quello che si realizza. Adesso però c'è una via d'uscita: intanto rimanere fortemente in questo Pd che va rinnovato soprattutto nei quadri dirigenti e poi agire unitariamente per far arrivare direttamente a Roma il nostro malessere. C'è bisogno dunque di autodeterminazione nelle scelte e di condivisione nelle azioni.

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