Leggiu, che non riesce ad andare che pianissimo, e che non a caso dà il sottotitolo a questo saggio (In viaggio a 20 km l’ora per amore della lettura), prende questo nome dal dialetto siciliano, dove “leggiu” sta per “lieve, piano”, ma anche per “leggo”. Il nome “Pianissimo”, invece, oltre a rimandare all’andatura del furgoncino, deriva dal titolo di una raccolta di poesie di Camillo Sbarbaro.
Ma qual è il senso di Pianissimo? Perché investire soldi e tempo, portare libri in comuni minuscoli, leggere ad alta voce in piazzette semideserte e sbattere non di rado anche con lo scetticismo e con la derisione di taluni (Ma chi minchia ci fai cu ’sti libri? è l’emblematico titolo di un capitolo del volume)? Il senso lo spiega molto bene Filippo Nicosia, allorquando riporta i dati dell’Ocse relativi alle competenze Piaac e in particolare alla literature profeciency, ovvero alla capacità “di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere dai testi scritti, per intervenire nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”. Ebbene, secondo queste statistiche pare che l’Italia sia un paese composto di gente che non legge, e che, quand’anche legge, non è in grado di comprendere quel che legge.
Ecco allora svelato il vero scopo di Nicosia. Ed ecco quel che a mio giudizio occorre vedere nell’iniziativa “Pianissimo”: non un debole e dolciastro appello alla lettura (limitarsi ad esclamare “w la lettura!” o “w la cultura!”, come fanno – ahinoi – in troppi, non sarà un male, ma non serve neanche a nulla), ma offrire alla gente gli strumenti per sviluppare un pensiero critico. E scusate se è poco.
Aggiungo una nota: visitando in questi giorni il sito di “Pianissimo”, ho letto un comunicato relativo al quinto tour, quello appunto del mese di agosto, nel quale è scritto che «Leggiu si è fermato. Che nessuno pianga, che nessuno si disperi, a parte noi che ci eravamo affezionati ai latrati della sua frizione. Ci sarà un altro mezzo. Ci prendiamo del tempo per riorganizzarci, pensare a una svolta ecologica del progetto, con un mezzo che rispetti l’ambiente». Come guardare sempre il lato positivo della vita, insomma, commenterebbero compiaciuti i Monty Python.
E che nessuno si allarmi prima del tempo: anche se “Pianissimo” si è (momentaneamente) fermato, Filippo Nicosia, nei capitoli conclusivi del suo libro, ci parla del proliferare di altri progetti simili in giro per lo Stivale: da “Libra 2.0” di Monica Maggi al “Bibliomotocarro” del maestro Antonio La Cava (di cui Temperamente ha parlato, proprio in questo giorni, qui), da “Profumi per la mente” di Davide Ruffinengo a “Libro Lab” di Valentina Calvani (vincitrice del bando della Regione Puglia “Principi attivi”), queste e altre librerie itineranti seguono, testardamente fiduciose, il comandamento di Luciano Bianciardi:
Se non sono le persone ad andare dai libri allora saranno i libri ad andare dalle persone
Andrea Corona
Filippo Nicosia, Pianissimo – Libri sulla strada. In viaggio a 20 km l’ora per amore della lettura, Terre di Mezzo Editore, Milano 2014, 137 pp., 13,50 euro