Piano contro il dissesto idrogeologico: tutti i dubbi degli Ingegneri

Creato il 21 luglio 2014 da Ediltecnicoit @EdiltecnicoIT

Gli ingegneri italiani accolgono con attitudine positiva la nascita della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche attivata a Palazzo Chigi la scorsa settimana.

La struttura, coordinata da Erasmo d’Angelis e diretta da Mauro Grazzi, è stata introdotta e presentata negli scorsi giorni da Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con queste parole: “La struttura di missione rappresenta un paradigma dell’azione di governo e di un’Italia che deve ripartire. L’idea è quella di cambiare radicalmente la governance e la filiera delle responsabilità e dei controlli che fino ad oggi hanno impedito o ritardato la sicurezza di molte aree”.

Per saperne di più (con il contributo anche di qualche commento critico) leggi l’articolo di Giacomo Sacchetti dal titolo Dissesto idrogeologico, c’è molto da fare e non si fa.

Armando Zambrano, presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, ha fatto sentire la sua voce in merito alla scelta governativa (definita con enfasi comunicativa #italiasicura), commentando in questo modo: “Il nostro giudizio su questa struttura di missione, è senz’altro positivo. Tuttavia, esistono delle criticità che il nostro Consiglio Nazionale ha già avuto modo di esprimere nel corso dell’audizione in Senato, alla quale abbiamo partecipato lo scorso 1 luglio”.

La struttura dovrebbe porsi alla stregua di una “cabina regia” per il coordinamento di tutte le strutture dello Stato coinvolte, per trasformare in cantieri i 2,4 miliardi di euro non spesi dal 1998 a oggi. Per ulteriori informazioni in merito leggi l’articolo Dissesto idrogeologico: al via la struttura di missione governativa, su Ediliziaurbanistica.it.

Il presidente del CNI ha posto luce su alcuni aspetti relativi alle modalità operative della strategia governativa, valutate in maniera non proprio positiva: “L’impostazione – spiega Zambrano – che affida di fatto le attività di progettazione degli interventi agli uffici tecnici delle pubbliche amministrazioni, tagliando fuori i professionisti esterni, è la stessa che ha portato l’Italia a vantare record negativi in termini di costi di realizzazione delle opere pubbliche e di rispetto dei tempi di esecuzione delle opere”. Insomma la direzione intrapresa dal Governo è certamente condivisibile, ma minore convinzione viene mostrata verso le effettive modalità attraverso cui il piano viene condotto innanzi.

“Le misure per la mitigazione del rischio idrogeologico – prosegue Armando Zambrano – devono essere l’occasione per rilanciare il solo modello che possa funzionare e dare garanzie di efficienza e qualità”. Secondo il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri sono 3 i pilastri in grado di sorreggere il modello strategico:
1. Amministrazioni efficienti e qualificate, che operano nelle delicate fasi della pianificazione e del controllo.
2. Professionisti che progettano, liberando idee attivate nell’ambito di una concorrenza sul piano della creatività e dell’innovazione.
3. Imprese che costruiscono competendo tra loro su temi quali organizzazione, management, sicurezza, innovazione tecnologica, industrializzazione di processo e di prodotto.

Sono questi i punti programmatici segnalati dal rappresentante nazionale della categoria degli ingegneri  per un rinnovato modello di lavoro in ambito ambientale ed idrogeologico.