Magazine Diario personale

Piano pianino, forse ce la facciamo a sopravvivere, eh?

Da Aquilanonvedente

uomo-ragnoOggi abbiamo fatto un passo in avanti che, malgrado tutto, mi rende un po’ meno stressato (perché l’attesa, il non sapere, è alquanto “accasciante”).

M’hanno tolto una cinquantina (circa) di linfonodi nel collo. Tre di questi erano in metastasi.

Come si vive con cinquanta linfonodi in meno? – ho chiesto ai medici – Si ha diritto a una riduzione della TARES, per esempio?

Pare che si viva come prima (ma allora a che servono? mi chiedo); per la TARES, non pare che si abbia diritto a riduzioni…

Le biopsie del cavo orale sono tutte negative, ergo quello che viene chiamato “tumore primitivo” non è stato trovato.

E ciò che significa?” ho chiesto ai medici.

Può significare tutto e niente, è stata in sintesi la risposta. Può significare che è stato tolto con l’operazione. Può significare che è sparito. Può significare che il fetentone se ne sta nascosto da qualche altra parte, pronto a combinare altri disastri quando meno te lo aspetti.

Conclusione: tra un mesetto inizio la radioterapia. Sei settimane di bombardamento, previa costruzione di apposita maschera facciale tipo Uomo Ragno. Non so se poi avrò anche i superpoteri suoi. Speriamo… Per il medico radioterapista la cosa potrebbe anche fermarsi qui,

L’oncologa invece mi fa fare alcune ulteriori analisi del sangue, si confronta con il radioterapista e poi mi saprà dire se e quando dovrò sottopormi anche a chemioterapia. Io ovviamente spero di no, ma il mio medico di famiglia sostiene che, nel dubbio e vista la posta in gioco, varrebbe la pena ripulire quanto più possibile. Razionalmente sono d’accordo con lui, ma si sa, mica sempre a noi ci guida la ragione…

Nel frattempo, visto che non ci facciamo mancare niente, dovrei anche fare un po’ di fisioterapia, per accelerare la ripresa piena dei

lasagne_bolognese
movimenti dei muscoli delle spalle.

Oggi, quando sono tornato dall’ospedale ero più tranquillo di prima: i due medici con i quali ho parlato mi hanno infuso un certo ottimismo, anche se a ben vedere non è che si siano sbilanciati più di tanto. Non so spiegarmi, ma forse è il modo in cui mi hanno parlato, l’impressione che hanno trasmesso di “padroneggiare” il problema, la tranquillità nell’esporre le cose e l’attitudine all’ascolto.

Ora cerchiamo di concentrare la mente su cose positive: domani andiamo di lasagne!

La voce del silenzio



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