E c’è quell’Italia dolente, nelle risaie, fregna, con le parigine della Mangano, che si alza, si gira, è bellissima, e insieme madre e lavoratrice e democratica e collaborazionista e troia e anche volendo Messalina e Mata Hari, e comunque è la grande Italia degli abbracci e delle lacrime, della nazionale e di Gimondi....
...E torniamo all’Italia di Dante e di Leopardi, della Reggia di Venaria, dei grandi capolavori dell’arte antica e moderna, Fellini e Rossellini, la Dino Ferrari, la Juve di Sivori, gli anni Sessanta, Studio Uno e Milleluci, Giardino d’inverno, Falqui e la grandissima RAI di Ettore Bernabbei. Le braccia, già riattaccate migliaia di volte, tornano a afflosciarsi a terra come fossero siluri paraspifferi fatti a maglia dalla nonna, quella nonna forte e tenasce, grande testimone del Novecento, capace di respingere il freddo di questi tempi bbui con la forza straordinaria di quel suo sferruzzare, lavorio calmo e silenzioSo, lontano dalle telecamere, che vive della propria dignità, e ha amisci senza andare a Amisci, e penza a un paese unito e grande, che di dà sollievo a chi ne ha bisogno, aiuta le parti più debboli della società, distribbuisce tessere per andare al cinema con lo sconto, e godere di queste grandi storie popolari... (continua qui)
Ogni volta che Veltroni mette il naso fuori, per un'intervista, figurarsi poi per l'uscita di un suo libro, il buon Bordone si incarica, meravigliosamente, dell'esegesi.