Piatto freddo

Creato il 07 novembre 2013 da Povna @povna

Successe all’incirca un anno fa. Si era al tempo dell’amico scrittore moribondo, e la ‘povna, con un pezzo di lama che le si conficcava sempre più giù, in fondo alla pancia, si faceva in quaranticinque parti per rispettare ogni orario e ogni scadenza, approfittando però di ogni momento libero per saltare sul primo treno in corsa, e andare a portargli una parola di conforto, sorvolando come una pazza gli Appennini. Successe che le fu negata (in una maniera che fu giudicata senza cuore, cattiva e anche un po’ stronza – ma era figlia per lo più di vuoto e di insulsaggine) per ben due mercoledì di giorno libero la possibilità di prendere quel treno un’altra volta, e che almeno una delle due fosse gratuita, e dunque anche evitabile, ad avere correttezza di pensiero. La ‘povna lo raccontò qui, e molti furono la solidarietà e gli abbracci; e anche, dai blog-amici, i suggerimenti di vendetta. La ‘povna però aveva in mente altri programmi: “verrà il tempo, e sarà freddo”, rispose parola per parola a molti. Perché ci sono cose che, anche se non ti si ritorcono contro all’apparenza, ti rendono una persona peggiore, banalmente. E prima o poi, quando diventi brutto e gretto, la cattiveria si paga.
Per oltre un anno Ottusa l’aveva passata liscia. E, nonostante i suoi rapporti con la ‘povna fossero quanto meno assai di ghiaccio, nella sostanza aveva camminato nella scuola come se niente fosse, lasciando la sua protervia a stra-parlare. Non poteva durare per sempre. E in questi giorni infatti è arrivata la vendetta, così come doveva essere – senza per di più che la ‘povna abbio dovuta alzare un dito, per poterla consumare.
Capita infatti che Hal9000 (il collega della ‘povna che si occupa insieme a lei del progetto Comunità del Libro – e dunque di portare l’Istituto dal Pleistocene al terzo millennio in un solo anno scolastico) sia incaricato da Barbie di presiedere un progetto: bello, importante, tosto – approvato dal collegio all’unanimità schietta – per il quale si deve, necessariamente, coordinare con Ottusa per una serie di pratiche.
“Parlatevi” – dice Barbie – “e trovate una soluzione a questo e quello”.
Hal9000 (che sul lavoro, e forse non solo, è assai simile alla ‘povna) non se lo fa dire due volte: macina come un mulo proposte su proposte; dall’altra parte, il muro.
Ottusa (è noto) non legge l’e-mail; si nega al telefono; non si fa trovare quando (dall’altra sede, dove insegna) Hal9000 la fa cercare dai bidelli; fa finta di niente persino quando la ‘povna le consegna, improvvisata postina, i messaggi ai quali lui non ha ottenuto di ricevere risposta. La verità è che Ottusa (che pure in collegio ha espresso, come tutti, il suo voto favorevole) trova il nuovo progetto disdicevole, perché mina uno statu(s) quo di cui lei è la referente, e dunque cerca di insabbiare non solo ogni novità, ma persino ogni dialogo, sfoderando un atteggiamento miope che definire “non collaborativo” è dire poco. E così, in un crescendo di maleducazione e di (finta?) inconsapevolezza, si arriva allo scorso martedì, quando – dopo una telefonata finalmente celebrata, dopo un mese di tentativi in questo senso (e nella quale c’entrano di nuovo, chissà perché, malati e morti) – tra Ottusa e Hal9000 volano parole molto grosse, a richiamare, inevitabile, l’intervento della preside Barbie.
Barbie, la ‘povna l’ha raccontato spesso, è un dirigente di buon senso. La sua gestione è improntata a collegialità e democraticità, sempre; ciò non significa però che, all’occorrenza, non sappia ricordare, a stampatello, chi eserciti il comando; e anche farsi rispettare.
Il messaggio delle avvenute Erinni coglie la ‘povna in forma telefonica, al termine di una mattinata densa:
“Pronto, ‘povna, hai un po’ di tempo?”.
“Certo, Hal9000, dimmi tutto”.
“Volevo raccontarti quel che è successo con Ottusa oggi”.
La ‘povna si chiude in un’aula vuota e si appollaia sulla cattedra. Il racconto del colloquio tra Ottusa a Barbie è di quelli da brivido. La ‘povna ascolta tutto, mentre le sale in gola un grande senso di spreco e di tristezza. Un bravo sceneggiatore non perdona, lei ne è sempre più convinta. Purtroppo, a conti fatti, vale poco.


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