I fatti e le notizie spesso camminano su due strade parallele senza mai incontrarsi. Tecnicamente è giusto ma quando si tratta di fatti storici che si scontrano con la verità giudiziaria allora non è più giusto. Non se le informazioni diffuse lo sono con un intento preciso di far percepire altro, come pare di capire almeno collegando gli avvenimenti.
Intanto un unico fatto: l’ultima indagine segreta sulla strage di Piazza Fontana che poteva sfociare in un’inchiesta vera e propria non ha dato luogo per ora ad alcun nuovo processo. La notizia invece riguarda la presunta archiviazione che in realtà non c’è stata, come conferma al telefono l’avvocato Federico Sinicato, legale dell’Associazione delle Vittime di Piazza Fontana. La procura di Milano titolare dell’indagine ha semplicemente fatto richiesta di archiviazione. Richiesta cui l’Associazione delle Vittime si opporrà formalmente, come lo stesso avvocato ha affermato. Non è finita qui dunque come asserito da più parti forse per dare seguito e scacco alle polemiche scaturite dalla seconda uscita aggiornata de “Il Segreto di Piazza Fontana” del giornalista parlamentare dell’Ansa Paolo Cucchiarelli.
Alcuni studenti di Liceo intervistati tempo fa alla domanda “sai chi è responsabile della strage di Piazza Fontana” hanno risposto “le Brigate Rosse”; altri confondono quella strage con quella di Bologna . E’ un problema di informazione e conoscenza prima di tutto dunque.
Intanto ”Il Segreto…” è un libro che nel 2009 ha meritato l’attenzione della Procura di Milano grazie a un rapporto redatto dai carabinieri che ad esso si riferiva e che aggiungeva ulteriori note informative. I punti salienti del rapporto che sintetizzano la tesi di Cucchiarelli vengono citati e suffragati secondo le conoscenze del carabiniere che lo redasse al tempo e che poi divenne, tra i 4 filoni che caratterizzavano l’indagine, tra i più importanti.
Le 4 piste riguardavano: la memoria che l’avvocato Sinicato aveva esposto su Ivan Toniolo, facente parte del gruppo Freda-Ventura (il quale, come indicano le intercettazioni, partecipò a quella nota riunione del 18 aprile ’69 in cui si discusse della “seconda linea”; il libro di Cucchiarelli con la doppia bomba ; il colonnello Massimo Giraudo autore del rapporto con i suoi tre testimoni; le rivelazioni di Giampaolo Stimamiglio, esponente veronese di Ordine Nuovo e attualmente sotto scorta, che oltre a parlare dei collegamenti con la strage di Piazza della Loggia del ‘74 suffraga alcune parti della tesi di Cucchiarelli in particolare su Valpreda. L’anarchico fu assolto nel 1979 insieme a Mario Merlino, e un suo diverso coinvolgimento portato avanti dalla tesi di Cucchiarelli è il nodo fondamentale da cui scaturiscono quelle polemiche oggi soprattutto a sinistra.
La Procura di Milano non ritiene considerevoli di indagine gli elementi raccolti da Giraudo che condusse già per il giudice Guido Salvini l’inchiesta su Piazza Fontana nel 2005 e per 3 anni. Giraudo è lo stesso militare che ha testimoniato nel processo Mori-Obinu sulla mancata cattura di Bernardo Provenzano in un confronto con il capitano Ultimo, Sergio Di Caprio.
Una parte rilevante del rapporto consegnato dai carabinieri riguarda il tipo di esplosivo su cui nessuno sembra voler mettere mano nemmeno la magistratura, sin dalla prima inchiesta che portò al primo processo nel 1972. Nel libro di Cucchiarelli questa parte è affrontata nei dettagli e il rapporto la approfondisce portando a testimonianza considerazioni di periti di alto livello militare. E’ una parte fondamentale questa che sembra riunire in un’unica matrice molte delle vicende di quegli anni, non solo Piazza della Loggia ma anche gli attentati sui treni dell’aprile e agosto ’69. Un’unica partita proveniente dalla ex Jugoslavia e convogliata in un deposito di Monaco di Baviera da cui partivano per ogni evenienza i candelotti.
In un verbale vi è una considerazione in merito alla matrice unica di quegli avvenimenti, che sconvolsero gli anni ’70, e che lascia quanto meno più di un dubbio. La considerazione viene dal Generale Francesco Delfino, ex agente del Sismi coinvolto nell’ultimo processo sulla strage della Loggia il cui recente epilogo ha visto l’assoluzione di tutti gli imputati, ed è riportata nel rapporto di cui parliamo: ”Quindi non escludo che ci siano state due diverse configurazioni nell’attentato, quelle di chi voleva lo scherzo ai rossi, come scrivevano sui muri, e quella di chi invece sapendo che veniva fatto, ha voluto la strage”. Considerazione questa che se collegata con una dichiarazione di Giovanni Ventura (condannato insieme a Freda per associazione sovversiva negli attentati del 25 aprile e 9 agosto 1969) poi fuggito in Argentina, in un articolo del giornalista Giangiacomo Foà trasforma quel dubbio in qualcosa di più concreto su cui varrebbe la pena almeno soffermarsi . L’articolo è apparso in sordina sul Corriere del 27 dicembre 1984 e ne riportiamo qui lo scambio finale:
Foà: “E’ assurdo affermare che Freda e Concutelli abbiano preparato l’ordigno di Piazza Fontana per poi consegnarlo a Valpreda?”
Ventura: “No. Nel clima di quegli anni ciò era possibile”
“Il Segreto di Piazza Fontana” è un libro esigente dal punto di vista tecnico, storico e d’inchiesta. Esigente perché richiede una lettura attenta, a volte scrupolosa che in quasi 700 pagine può invece portare l’attenzione e quindi la richiesta di conoscenza a distrarsi e a raccontare dello stesso libro cose che non fanno fede alla struttura e ai dettagli per il puro gusto di avversarlo. Sono incorsi in quest’errore a modesto avviso di chi scrive l’intellettuale Adriano Sofri che ha una parte in questa lunga storia da lui scontata come mandante dell’ uccisione del Commissario Calabresi. Lo ha fatto anche Aldo Giannuli attraverso il suo blog e in un corposo scambio con l’autore del libro. Certo tesi che controbattono altre tesi e per questo tutte rispettabili ma spesso con riferimenti a confutarle sbagliati.
Gli chiedo se si riferisce ad altri attacchi da lui subiti oltre alle note polemiche: ”So con certezza di iniziative rivolte da esponenti di sinistra verso esponenti di destra per demolire la mia tesi facendo ritrattare dichiarazioni date; non con la forza dei fatti, dunque, che sarebbe l’unica via, ma con il tentativo di diffamazione da parte di entrambe le parti.”
Il Corsera, va detto, il giorno successivo alla notizia ha corretto sul solo sito web nel corpo dell’articolo il fatto: da archiviazione a richiesta di archiviazione, lasciando però inalterato il titolo e il senso stesso dell’articolo - http://www.corriere.it/cronache/12_aprile_28/ferrarella-piazza-fontana-archiviata-doppia-mba_20531696-90f8-11e1-9c63-0823a340624b.shtml (fonte Corriere della Sera 29/04/2012).
Notizia e fatto che riportati in questo modo si uniscono a confondere la voglia di verità.
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