La prima volta che ho visto un quadro di Picasso non la ricordo. Ero a Roma, forse, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Ma ricordo che da bambina andavo matta per i suoi quadri. Adoravo i colori di “Portrait de Dora Maar”, mi incuriosivano quei visi oblunghi, squadrati, un po’ sbrindellati, irregolari. Un occhio più grande, uno più piccolo, il naso di qua, la bocca di là. Perché? Poi ho iniziato a studiare Picasso dai libri di Storia dell’arte. Cubismo. Picasso era il maggiore esponente dell’arte cubista. Non era esatto. Con il tempo ho approfondito la conoscenza del pittore spagnolo. Ho cercato di capirci qualcosa e viene fuori che Picasso non è il maggiore esponente del cubismo, ma un seguace, un pedissequo allievo di Georges Braque. Picasso è altro. È un cronista del suo secolo. Non usa le parole ma usa i pennelli, la creta e materiali vari. Perché la pittura, come afferma egli stesso, non è solo decorazione ma è uno strumento per attaccare e per difendersi. Con il tempo ho anche imparato che Pablo Picasso era un uomo rude, maschilista e difficile. Io non sono un critico d’arte e queste parole non vogliono essere una spiegazione a un evento o alla vita di un artista. Non ne ho le competenze. Ma vuole essere un invito. Un invito a conoscere, a chiedersi e a non fermarsi davanti all’apparenza dei fatti. C’è sempre qualcosa d’altro che si nasconde dietro una tela, dietro un artista soprattutto se parliamo di personaggi come Pablo Picasso, ma prima bisogna passare dallo studio.
A Milano presso Palazzo Reale e fino al 6 gennaio prossimo si tiene la mostra antologica che porta in scena la collezione più imponente del pittore spagnolo, quella del Museo Nazionale Picasso di Parigi. Un’antologica che traccia tutto il percorso artistico, di studio e di crescita di uno dei talenti più fecondi del secolo scorso. Quella di Picasso a Milano è la terza volta. La prima, importantissima e ricordata ovunque, si tenne nel 1953. Era da poco passata la guerra e nella Sala delle Cariatidi, stupenda nella sua tragicità, veniva esposta al pubblico “Guernica”. L’opera che più di ogni altra rappresenta la dilaniante essenza della guerra. Oggi l’esposizione riparte proprio da lì. Il carteggio tra Picasso ed Eugenio Reale accoglie il visitatore e traccia le tappe fondamentali che portarono i capolavori del pittore spagnolo per la prima volta a Milano. Superato il labirinto epistolare si arriva, ma forse sarebbe meglio dire si torna, nella splendida Sala delle Cariatidi. L’impatto emotivo è forte. Sebbene “Guernica” non sia fisicamente presente c’è tutto lo studio che ha portato alla nascita di tali opere. È come leggere tra i pensieri di Picasso, pensieri inquietanti di un Maestro che desidera essere portavoce di un periodo storico. Inizia e finisce qui la reinterpretazione di un momento artistico e comincia la lezione.
Tutta la mostra è suddivisa per periodi storici. Si tratta di una visita guidata alla vita di Picasso attraverso il suo lavoro. L’allestimento è semplice, scarno, essenziale. Devono essere le opere a parlare. E le opere comunicano molto bene quando non interviene il rumore. Non mi riferisco solo al vociare della gente, minimo anzi nullo. Ma soprattutto a piccole disattenzioni che stridono con le parole che le opere stanno pronunciando. Così proprio davanti “La Celestina”, tela sublime del 1904 appartenente a quello che viene definito “periodo blu”, mi ritrovo una scultura. E le luci, questa volta forti, spesso provocano del riverbero sui vetri che proteggono i dipinti. Poi c’è un condizionatore d’aria che proprio non ce la fa a star zitto. Peccato.
Passo dopo passo da “Uomo con il mandolino” di matrice cubista si va verso l’intenso “Portrait d’Olga dans un fauteuil” e velocemente si arriva agli anni che vanno dal 1935 al 1951 con “Portrait de Dora Maar”, “La suppliante” e “Massacre en Corée”. Gli anni della sofferenza. Specchio del cammino che porterà verso la seconda guerra mondiale e i suoi lutti.
Ciò che emerge dall’esposizione è quello che raramente si trova nei libri di scuola però, troppo impegnati a incasellare gli artisti in una definizione statica. Troviamo l’impegno di un pittore amante dello studio e narratore dei suoi tempi. La preparazione delle opere è fondamentale così come l’indagine approfondita di ciò che è stato. Dipingere è come scrivere, suonare, danzare. Richiede esercizio, preparazione, dedizione e ricerca. Solo dopo è possibile iniziare a improvvisare o reinterpretare. Queste non sono solo mie parole, ma sono una perifrasi del pensiero di Picasso. Pensiero che condivido pienamente. Così lo studio preparatorio per “La danse villageoise” può dare vita ad un’opera autonoma di una bellezza contemporanea. E quello dei grandi capolavori diventa una firma di stile piena di significati e ancora una volta una nuova opera come è accaduto per l’interpretazione di “Le déjeuner sur l’herbe”.
Avevo già visto i capolavori di questa esposizione a casa loro, come mi piace dire. Naturalmente le due esperienze non sono paragonabili. Quella parigina, per me, è stata molto forte e densa di rimandi personali. Quella milanese è un’esposizione regolare che segue la norma delle mostre antologiche. Per cui lo spirito con cui approcciarsi è quello dello scolaro che apre un libro di storia o storia dell’arte ben fatto. Non abbiamo una reinterpretazione delle opere, non è un punto di vista differente. È una carrellata, una carrellata di grandissima importanza. Le opere sono parte imprescindibile della storia d’Europa e per questo la mostra è meta perfetta per chi desidera conoscere e per il grande pubblico. Se passate da Milano, dunque, non lasciatevi sfuggire l’opportunità di accedere a tali meraviglie. Io sono andata e vi ho raccontato il mio punto di vista.
Pablo Picasso. Capolavori dal Museo Nazionale Picasso di Parigi
Palazzo Reale – Milano
dal 20 settembre 2012 al 6 gennaio 2013
Per le immagini si ringrazia l’ufficio stampa della mostra
In copertina:
- Pablo Picasso – Deux femmes courant sur la plage (La course)
1922 circa
Gouache su compensato, cm 32,5 x 41,1
Masterpiece from the Musée National Picasso Paris to be held at Palazzo Reale in Milan from September 2012 to January 2013
© Succession Picasso by SIAE 2012
All’interno dell’articolo:
- Visitatori alla mostra di Picasso del settembre 1953 a Milano, Palazzo Reale
Credito fotografico: © Rene Burri / Magnum Photos / Contrasto
© Succession Picasso by Siae 2012
- Pablo Picasso - La Célestine (La Femme à la Taie)
Marzo 1904
Olio su tela, cm 74,5 x 58,5
Masterpiece from the Musée National Picasso Paris to be held at Palazzo Reale in Milan from September 2012 to January 2013
© Succession Picasso by SIAE 2012
- Pablo Picasso – Portrait de Dora Maar
1937
Olio su tela, cm 92 x 65
Masterpiece from the Musée National Picasso Paris to be held at Palazzo Reale in Milan from September 2012 to January 2013
© Succession Picasso by SIAE 2012
- Pablo Picasso – La suppliante
18 dicembre 1937
Gouache su tavola, cm 24 x 18,5
Masterpiece from the Musée National Picasso Paris to be held at Palazzo Reale in Milan from September 2012 to January 2013
© Succession Picasso by SIAE 2012
- Pablo Picasso – Massacre en Corée
18 gennaio 1951
Olio su compensato, cm 110 x 210
Masterpiece from the Musée National Picasso Paris to be held at Palazzo Reale in Milan from September 2012 to January 2013
© Succession Picasso by SIAE 2012
- Pablo Picasso – Les baigneuses
1918 circa
Olio su tela, cm 27 x 22
Masterpiece from the Musée National Picasso Paris to be held at Palazzo Reale in Milan from September 2012 to January 2013
© Succession Picasso by SIAE 2012
- Pablo Picasso – La Lecture
2 gennaio 1932
Olio su tela, cm 130 x 97,5
Masterpiece from the Musée National Picasso Paris to be held at Palazzo Reale in Milan from September 2012 to January 2013
© Succession Picasso by SIAE 2012