Fede e razionalità
di Marco Cagnotti
Spesso i credenti cercano la coerenza con la realtà. Cioè gli argomenti razionali per dimostrare la verosimiglianza della vicenda di Gesù. Ecco allora i riscontri archeologici e documentali compatibili con i Vangeli, magari perfino probanti per alcuni eventi. “Dubiti di un certo episodio? To’, guarda: a Gerusalemme sono state trovate le fondamenta proprio dell’edificio citato”. Oppure: “Vuoi una fonte non cristiana? Ecco qua: c’è il Testimonium flavianum, scritto dal cronista ebreo Flavio Giuseppe alla fine del I secolo”. E l’ateo è costretto a riconoscere che sì, tutto torna, tutto è razionale.
Poi però ci sono assurdità difficili da digerire per chiunque. La più clamorosa è la Resurrezione. Com’è possibile che un corpo umano sparisca, assunto in cielo in carne, ossa, sangue e tutto il resto? “Ma è ovvio: mai e poi mai gli Evangelisti avrebbero potuto inventarsi una tesi così palesemente assurda”, replica il credente. “Pensa: un evento inverosimile, e per di più annunciato da una donna, in una società arcaica e maschilista. E’ un fatto tanto implausibile… che dev’essere vero per forza!”. Sbertucciato ad Atene dai filosofi dell’Areopago, Paolo è chiarissimo:
“…ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini…”.
E ancora:
“…Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti…”.
Tertulliano, intorno al 200, gli fa eco:
“…prorsus credibile est, quia ineptum est”
poi tramandato nella forma semplificata
“Credo quia absurdum”.
E Jean Guitton, teologo assai vicino a Paolo VI:
“Credo in Cristo perché è difficile crederci”.
Insomma, l’assurdità come argomento di verosimiglianza.
Riassumendo: se è razionale allora è vero, mentre se è assurdo… allora è vero a maggior ragione. Discutere coi credenti è come picchiare un cuscino: colpisci di qua e si allarga di là, percuoti di là e si gonfia di qua. La razionalità, quella vera, abita altrove.