A questo articolo era seguita la netta presa di posizione dei Giovani Democratici con una serie di manifesti che in qualche modo risvegliarono l’attenzione dei Montegranaresi, usualmente assopiti, sul fatto che si rischiava di perdere il cinema, manifesti, ricordo bene, molto poco graditi all’assessore alla cultura.
Nel contempo il mondo delle associazioni si muoveva e nasceva una sorta di supercomitato composto dal Club L’Altritalia, Città Vecchia, Amici della Musica e Factorymade, che si pose l’obiettivo di collaborare con l’Amministrazione Comunale per rilanciare la sala. Ci si proponeva di studiare una programmazione infrasettimanale di livello alto in modo di richiamare pubblico di qualità e sopperire alle difficoltà del fine settimana.
Ci furono ripetuti incontri con l’Assessore Di Battista che facevano ben sperare per un’intesa tra Comune, associazioni e gestore (che nel frattempo aveva fatto ripartire la sala, anche se con nettissimo ritardo sulla stagione, dietro un nuovo concorso) in modo di salvaguardare la programmazione “commerciale” del circuito del gestore e, contemporaneamente, offrire qualcosa di più al pubblico più esigente. S’era almeno creato dell’interesse tanto che anche Casapound sgomitò non poco per inserirsi nel progetto, senza riuscirvi. Ottenne però una campagna di buoni sconto per chi avesse fatto spesa in alcuni punti vendita da utilizzare per andare al cinema, campagna che non si è mai capito da chi fu finanziata. C’era grande fermento intorno al La Perla.
Ma, come al solito, si rimase al livello verbale o, per parlar chiaro, alle chiacchiere. Il supercomitato, esasperato dai continui rinvii da parte dell’Assessore, offrì un ciclo di cinema d’essai proiettato privatamente nella sede del Club L’Altritalia e il Comune fece una rassegna inserita nel circuito Cinemania che fu un flop colossale.
Arrivò l’estate, passò, e tornò l’autunno. Il La Perla riaprì e ricominciò la sua programmazione commerciale nell’impari lotta contro i multisala, Davide contro Golia ma senza nemmeno la fionda. Il supercomitato si polverizzò e rimase solo il Club L’Altritalia a portare avanti il discorso cinema di qualità ma sempre privatamente per i soci. Dei grandi progetti dell’anno precedente, che vedevano grandi cicli e addirittura un festival, progetti in realtà potenzialmente realizzabili grazie alla professionalità e agli agganci di quella risorsa cittadina che è Francesco Bravi, non si sentì più parlare.
Ora ci si lamenta perché la sala è vuota. Analizziamo perché:
1) la programmazione è la stessa dei multisala, ma arriva in ritardo;
2) la sala non è minimamente comparabile con quelle dei multisala a livello di comfort;
3) lo sala è fredda, molto fredda, mi è capitato di vedere un film col cappotto;
4) lo schermo è rovinato e l’immagine e sfocata in più punti;
5) l’audio è pessimo.
Se io dovessi andare a vedere Cristian De Sica sceglierei di non soffrire in una sala tanto mal messa e andrei al Multiplex. Se io volessi vedere qualcosa di più elevato che il multisala non offre accetterei anche di soffrire. Il concetto è questo e lo ribadisco a distanza di un anno e mezzo dall’articolo di cui sopra: la sala di paese si salva se differenzia la programmazione da quella dei grandi complessi. Se si offre qualcosa di più a livello qualitativo e culturale la si può scampare. Coi cine-panettoni si chiude. Da altre parti lo hanno capito (vedi Fermo – Sala degli Artisti e Monte Urano – Arlecchino, tanto per citarne alcuni). Ma Montegranaro è sempre strana, particolare. Diamo pure la colpa alla cittadinanza addormentata e esterofila ma le responsabilità maggiori sono altrove.
Luca Craia