La scoperta potrebbe risolvere un vecchio dilemma dell'astronomia: sono nate prima le galassie o i buchi neri?
Quasi ogni grande galassia ha al suo centro un buco nero supermassiccio circondato da un grosso gruppo centrale di stelle, detto bulge. Se si sia formato prima il buco nero o il bulge è una questione astronomica che ricorda quella dell'uovo e la gallina.
Oggi però, in seguito a una serie di nuove osservazioni nello spettro dei raggi X e delle onde radio, appare probabile che la galassia nana Henize 2-10, priva di bulge, abbia al suo centro un buco nero supermassiccio, grande circa un quarto di quello che si trova al centro della nostra galassia, la Via Lattea.
Henize 2-10 è piccola, dalla forma irregolare, e interessata da processi di formazione stellare; ciò la rende simile alle prime galassie, che quindi, secondo i ricercatori, avrebbero sviluppato il buco nero centrale prima che si formasse il bulge.
"È di certo un indizio a favore della tesi per cui sono nati prima i buchi neri", dice Amy Reines, dottoranda di ricerca della University of Virginia che ha scoperto il buco nero. "Ma non direi che la questione è risulta, perché non sappiamo in quanti modi diversi si formino le galassie".
Reines stava studiando le regioni di formazione stellare di Henize 2-10 usando i dati dell'osservatorio Very Large Array, nel New Mexico, e del telescopio spaziale Hubble, quando ha scoperto una fonte costante di onde radio provenienti dalla galassia. In seguito, l'osservatorio orbitante Chandra ha scoperto che la stessa fonte emetteva anche raggi X: "Emissioni tipiche di un buco nero che fagocita la materia circostante", spiega Reines.
Non si trattava di un buco nero piccolo, come quelli formati dal collasso di una stella, bensì di un oggetto molto più grande, dalla massa un milione di volte maggiore rispetto a una stella. Buchi neri del genere sono stati già trovati in passato al centro di galassie più piccole, che però, spiega Reines, erano solo "versioni ridotte di galassie grandi. Henize 2-10, con la sua forma irregolare e la formazione stellare è proprio un caso a parte. Forse stiamo assistendo a una fase iniziale dell'evoluzione di una galassia".
Per Meg Urry, un'astronoma di Yale che non ha partecipato allo studio, la ricerca è stata ben condotta, e ha permesso di incamerare moltissimi dati. Può essere una chiave per svelare i misteri dell'universo? "Non si può fare troppo affidamento su un solo oggetto", risponde la studiosa. "Lo studio dà il massimo che si può ottenere da un oggetto solo".
La ricerca è apparsa nell'edizione online della rivista Nature.