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Piccola guida alla storia di Tabelle: origini e archeologia di un feudo neretino (ultima parte)

Creato il 11 agosto 2014 da Cultura Salentina

Piccola guida alla storia di Tabelle: origini e archeologia di un feudo neretino (ultima parte)

11 agosto 2014 di Redazione

di Riccardo Viganò

 

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Galatone, stato attuale dell’antico sito di Tabelle

5. Le Masserie

Masseria Monacelle o Monacèddhe

Conosciuta, in alcuni documenti e nella memoria di pochi anziani, anche col nome di Santu Nicolicchiu, l’attuale struttura è una piccola parte dell’originario complesso della masseria, ormai fatiscente, scampato alla furia edificatoria che tra le quali distrusse il cimitero e le ultime evidenze della chiesa di S Nicola di Mira. di questo monumento rimane solo il piccolo nucleo centrale ed un arco ad ogiva. Con un estensione di un ettaro fu edificata su un pendio del canale dell’asso, circondata e chiusa un ormai raro muro a secco aggettante, chiamato “paralupi”. Vi è una cavità artificiale profonda, adibita probabilmente, a stalla per gli armenti, data la totale assenza di tali strutture in superficie. Poco distante vi è un altro ipogeo, probabilmente adibito alla tesso uso della precedente, fu segnalato dall’Archeoclub essa mostrava un ambiente campaniforme con una rampa d’accesso, attualmente distrutto. La copertura della cavità artificiale doveva essere a grossi blocchi, di tipologia vicina a quelle delle cisterne di quel periodo.

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Galatone, Masseria Monacelle.

Masseria Doganieri

Posta ad occidente dell’antico casale di Tabelle, al di là del canale dell’Asso, strategicamente il punto più alto dell’territorio, all’esatto incrocio di due importanti vie di comunicazione essa è economicamente e strutturalmente più importante della precedente.

L’attuale nome “Li Doganieri”, si potrebbe far risalire ad un posto di dogana o ad una abitazione dei baglivi, addetti al controllo doganale ed alla riscossione dei dazi fiscali sulle merci ,pedaggi e passeggeri in movimento in tali feudi.

Nonostante siano rare e fonti documentarie che ci possano raccontare la nascita e la vita di questo impianto, quelle poche ci danno preziose indicazioni. La Masseria nel 1722 era nei possedimenti del conservatorio di S. Maria della Purità di Nardò, eretta da Mons. Sanfelice

Nel catasto Onciario di Galatone e redatto nel 1745, l’impianto è registrato con nome prediale di “DonFederico”, di proprietà dei Castriota di Parabita essa viene così descritta:

“ Massaria in Tabelle detta Donfederico, e parte in Tabelluccio, consistente in curti ad uso de bestiami, casa numero quattro, una per uso dei massari, altra per uso de ‘merci e due superiori, con stalle per uso de ‘bovi, cisterne numero tre, aia e giardino murato”.

La nascita dell’impianto sotto l’aspetto di Masseria si deve collocare in uno spazio temporale compreso tra la seconda metà del XVI , sicuramente non prima dello spopolamento di tabelle, ma nell’ambito di quella trasformazione dell’habitat rurale che subì il casale, esso fu riattivato sotto la forma d’impianto masseriale e dei feudi rustici.

Il complesso edilizio è riferibile alla tipologia delle masserie con una piccola e modesta costruzione unicellulare, intorno a cui si sviluppa l’intero complesso masserizio. Di tipologia simile alla masseria “Li Pagani” di Nardò.

Il nucleo centrale della masseria consiste in una massiccia torre a base quadrangolare. Questo edificio, come si osserva all’interno del cortile, è munito di caditoia posta in asse con la porta di ingresso posta al piano terra (edificio per le merci).

La struttura è arricchita dalla presenza di un elegante torre colombaia a base quadrata, coronata merli graziosamente disposti, databili probabilmente ai primi del secolo.

Il piano terra della struttura centrale, è composto di tre vani coperti a volte a spigolo; ad essi si accede alla corte, mediante un vano carraio posto nella parte centrale dell’edificio.

Il primo piano consta, invece, di quattro vani allineati e accoppiati, coperto anche questi da volte a spigolo, e inoltre un quinto vano addossato all’edificio torre.

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Galatone Masseria Doganieri.

6. Prima della masseria, alcune ipotesi

Quasi sicuramente il primo impianto della masseria fu monocellulare, costruito Ex novo doveva sicuramente sorgere su una precedente costruzione Basso medioevale, presumibilmente essa doveva consistere in una fortificazione. Questa doveva essere era a capo dei limiti fisici del casale, come a capo del ”Paritone” limite geografico esterno del feudo di Tabelle era specchia di Mosco.

Il nucleo originario della masseria era costituito probabilmente dalla piccola recinzione in pietra a secco e legno che conteneva la piccola torre munita di caditoia e feritoie, probabilmente eretta ex novo. I segni dell’impianto medievale sono riconoscibili dalla cospicua presenza di numerosi granai a grappolo e una cisterna circolare riscontrabili anche in tutta l’area del casale, la presenza di muri e muraglie e blocchi di riutilizzo. Il costone roccioso, sulla quale si erge massiccia la costruzione, presenta pesanti interventi antropici, i quali ne modificarono l’aspetto naturale intercettando anche diverse cavità naturali distruggendole in parte. In breve la conformazione rocciosa subì una vera e propria squadratura, ricavando così un corpo avanzato, con pareti a spiombo la per l’impianto di una grossa torre, aggettante sul canale dell’Asso. A sud est di questo costone vi è un possente muraglione dalla lunghezza di novanta metri,rialzato dal piano di campagna sottostante, con uno spessore di 8 metri, il quale fa corpo unico con il costone roccioso modificati e avanza per altri settanta metri. Mentre il canale dell’Asso doveva fungere da fossato naturale. Inoltre le importanti arterie della viabilità allora esistenti, venivano fatte convogliare negli immediati dintorni della torre, questo testimonia il costante controllo del territorio e delle merci a mo del potere temporale o dominicale. Insomma dirigendosi da o per il territorio del feudo di Galatone il passaggio era necessariamente obbligato. Il tutto doveva essere recintato, probabilmente, da un muro o da un opera il legno, oppure realizzato con ambedue le tecniche costruttive sino a formare un bailey cioè un cortile chiuso, circondato da una recinzione di legno e sormontato dalla torre ricavata dal promontorio di roccia, È probabile che una fortificazione avesse più di un bailey, a volte uno interno e uno esterno. Delle abitazioni non se ne hanno traccia, i successivi lavori per la realizzazione della masseria hanno recato molti danni alla stratigrafia dell’area. Si può comunque desumere, da qualche lacerto di muro ancora esistente e da molti buchi di palo realizzati nel banco roccioso, che per tipologia costruttiva si avvicinassero molto alle tecniche di realizzazione delle comuni abitazioni del casale, con molte tettoie per copertura dei granai.

Questa più che probabile fortificazione, venne realizzata sul punto giudicato più favorevole cioè collocato in posizione strategica, dove si può controllare con facilità questi tre punti, un corso d’acqua, una strada, un casale, posto sicuramente sul luogo geograficamente più alto dell’intero territorio del feudo di Tabelle, il che rendeva inutile la creazione di rialzo o terrapieno artificiale per la realizzazione di una motta operazione resa necessaria, invece, per quella presente a specchia di mosco.   Create sicuramente per garantire il controllo di alcune zone strategiche del territorio. Nello stesso territorio di Nardò, in periodo Normanno, ne esistevano alcune, come Specchia Normanna ora in agro di Copertino, in ma soprattutto venne realizzato un enorme terrapieno nella stessa città di Nardò.

“La città di Nardò, per esempio, conserva ancora i resti di un enorme terrapieno costruito sulle antiche mura nell’area dell’attuale chiesa dell’Immacolata. Solo nel 1271 la motta sembra essere stata definitivamente dismessa quando il terreno viene donato dall’allora potente signore di Nardò, Filippo de Toucy (It. Tuzziaco), ai monaci dell’ordine dei Francescani.” ( Arthur 2010)

Comunque non doveva essere un fenomeno raro ma abbastanza diffuso in ambito rurale poiché:

“In ambito rurale, motte di dimensioni minori sono attestate nell’area del Bosco di Belvedere e verso la sommità di una serra che dominala pianura di Presicce, in località Pozzo Mauro. È ipotizzabile che queste fortificazioni siano state uti-lizzate per controllare le risorse del territorio come il Bosco di Belvedere e la piana che collegava Gallipoli e Lecce con S. Maria di Leuca, finibus terrae, ultimo punto delle penisola salentina ed importante centro di pellegrinaggio. Altre motte probabilmente rimangono da identificare o sono state distrutte, come Specchia dell’Alto ad Alliste, che apparentemente sovrastava un sito di età romana, o le varie località che sono note con il toponimo “motta” a Vaste (Poggiardo), Aurio (Surbo), Nociglia…” (Arthur 2010).

Non ci è dovuto sapere chi fosse l’artefice principale della prima fase,senza escludere a priori gli abati di Nardò, essa fu quasi certamente fu eretta, dai signorotti feudatari che la ressero, fino agli inizi del XVI secolo, fuori da ogni controllo degli Abati stessi, non dimentichiamo che Tabelle fu infeudata per oltre due secoli a famiglie neretine di piccola nobiltà terriera come i Sambiasi, Vinciguerra e Sancto Blasio, anche se potrebbe trattarsi della stessa famiglia.

Questo tipo di fortificazioni, da un punto di vista meramente politico possono distinguersi in diverse categorie: di quelli che avendo il pubblico potere governa direttamente; quelli che a grandi linee ha infeudato i suoi i suoi sodales,ufficiali,vassalli,parenti,e fedeli; infine sono le fortezze private, illegali,erette illecitamente o all’insaputa del potere centrale o territoriale, da avventurieri, o come nel nostro caso da potenti.

Le fortificazione, causa lo spopolamento del casale, deve perdere di importanza, e proprio in questa fase che si incomincia, probabilmente, ad un primo utilizzo della stessa come masseria, dovette restare in uso fino agli inizi del Cinquecento, la presenza di vasche e palmenti, materiale ceramico databile agli inizi de XVI secolo, indica questa datazione, dei torchi non rimangono altro che i contrappesi ritrovati. Il progressivo abbandono e la ri-sistemazione agraria della metà del cinquecento, portarono la fortificazione all’abbandono ed al subitaneo spoglio, difatti sempre in via ipotetica,troviamo, reimpiegato nella porta di ingresso della chiesetta di Santa Lucia i simboli del potere temporale, propri di un edificio pubblico sicuramente di una certa importanza.

La realizzazione della seconda fase, cioè della prima fase unicellulare dell’impianto masseriale, avviene l’obliterazione e il totale smantellamento della torre, smantellamento che portò al riuso del materiale per la realizzazione dell’ nuovo impianto. Materiale lapideo di reimpiego tutt’ora visibile nelle murature esistenti. Oltre al materiale archeologico, tracce si possono vedere dalla fotografia aerea e dal muraglione ancora esistente.

Il sapiente restauro, quasi filologico, ha riportato agli antichi splendori. Cerealicoltura, olivicoltura, apicoltura, testimoniata da numerosi apiari di reimpiego caratterizzano oggi come ieri la masseria.

7.  Una piccola nota personale

Questo piccolo contributo per la conoscenza del nostro splendido territorio giunge alla fine. La ricerca è stata eseguita nel totale rispetto di persone, cose e proprietà, nonché, cosa importantissima, del territorio stesso.

Poiché, quando ci si inoltra nel raccontare la storia e l’archeologia di un sito importante, come ad esempio Tabelle, l’approccio dovrebbe essere eseguito timidamente, quasi in punta di piedi ed il racconto che ne seguirà sarà netto e godibile per il lettore. Perché senza questi presupposti qui sopra elencati il tutto diventa solo una breve nota cognitiva, incolore, forse con qualche bella fotografia, qualche notarella rubata qua e la senza citarne l’autore, ma incolore.

  

Bibliografia

Arthur Paul, Verso il modellamento del paesaggio rurale dopo il Mille in Puglia meridionale,in Archeologia Medievale, XXXVII, 2010

Contamine, La guerra nel Medioevo ,Collana “Storica paperbacks” p.73, 74

Viganò R., Il caso archeologico esemplare di Contrada Monacelle, in”il Giornale di Galatone” n°24 novembre-dicembre 1999

Viganò R., Contrada Monacelle: La cripta De Giorgi, in”il Giornale di Galatone” n°28 luglio-agosto 2000

Viganò R., I Materiali archeologici quotidiani di Contrada Monacelle, in”il Giornale di Galatone” n°30   novembre dicembre2000

Zacchino V, Galatone Antica,Medievale,Moderna:Origine e sviluppo di una comunità Meridionale, Galatina.

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