Piccole donne (Alcott)

Creato il 29 ottobre 2015 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
In ottobre nel mio paesino si tiene la premiazione del concorso per letteratura per ragazzi più antico d'Italia, il Premio Castello, oggi assorbito nella manifestazione LibrarVerona, che, purtroppo, lo pone un po'in secondo piano nello scenario culturale provinciale. Nel finesettimana dell'evento che porta a sancire il finalista, eletto dagli alunni delle scuole secondarie di I grado, il foyer del teatro si riempie di libri grazie al contributo di un affabile libraio.Fu proprio in questa occasione che, nel lontano 2001, acquistai la mia copia di Piccole donne, un bellissimo volume firmato Piemme - Battello a vapore, corredato di splendide immagini e didascalie storico-culturali. Per questo mi ha fatto un certo effetto vedere che alcune alunne della mia classe, nel corso della tradizionale uscita alla visita di questo particolare mercatino, si aggiravano proprio nei pressi di questo libro, e proprio mentre io mi dedicavo alla sua rilettura. Sembrerà una cosa da nulla, ma, per un attimo, mi sono rivista al loro posto, in quegli occhi curiosi e nelle parole di una di loro, che, con il sorriso, diceva, di fronte a tanta grazia, «Per me che amo tanto leggere qui c'è da perdersi». Un'altra piccola Jo, mi sono detta.
Per chi non lo sapesse, Josephine, detta Jo, è la secondogenita della famiglia March, composta da una madre affettuosa, da un padre che si trova al fronte (il romanzo, pubblicato fra il 1868 e il 1869, è ambientato durante la guerra di Secessione) e da quattro sorelle: la bellissima Meg, la già citata Jo, avida lettrice e scrittrice dalla fantasia inesauribile, la dolce e timida musicista Beth, e infine la vivace e vanitosa Amy, l'artista di famiglia. Accanto a loro, vanno ricordati i personaggi della cuoca Hannah, del rigido ma affettuoso signor Laurence e di suo nipote, il giovane Ted Laurie. 

Louisa May Alcott

Le quattro «piccole donne» - come le chiama il padre nelle sue lettere - sono protagoniste di numerose avventure che mettono alla prova la loro educazione, la loro generosità, il loro spirito di sacrificio e il loro senso di responsabilità: molto spesso i loro comportamenti vengono corretti dalla consapevolezza delle conseguenze inaspettate o da un delicato rimprovero, ed è questo che ci permette di assistere alla loro trasformazione da ragazzine in donne.Ispirato alle vicende personali dell'autrice, Louisa May Alcott (1832-1888), il romanzo rappresenta un collettore di storie e affetti familiari, ma è anche un perfetto esempio di letteratura di formazione, cioè di quelle pubblicazioni che, un po'come il romanzo italiano Cuore, intendevano offrire ai giovani dei modelli di comportamento per farli crescere ricolmi di serietà, responsabili e altruisti. Eppure, nonostante questa forte valenza educativa, il romanzo non è affatto pesante, ma offre indimenticabili momenti di tenerezza, divertimento e risate, soprattutto negli allegri siparietti di Jo e Laurie, nei guai combinati da Amy e nelle bizzarre riunioni teatrali e letterarie delle quattro sorelle, sempre organizzate dall'incontenibile Jo (non a caso l'alter ego della Alcott).
Piccole donne è un romanzo delicato e affascinante, sicuramente più adatto a far breccia nell'animo delle giovani lettrici che in quello dei coetanei maschi, ma la presenza importante di Laurie, con la sua complessa storia familiare, fa sì che alcuni episodi risultino universali. Meno avvincente e mancante di brio mi parve invece il seguito, Piccole donne crescono, che rovinò il bel ricordo del capitolo precedente e introdusse episodi ancora una volta autobiografici, ma lontani dalla gioia delle avventure delle giovani Meg, Jo, Beth e Amy (motivo per cui non credo lo rileggerò).

Un fotogramma del film tratto dal romanzo nel 1994

Finalmente raggiunsero la biblioteca, e qui Jo batté le mani e si mise a saltellare, come faceva sempre quando era particolarmente deliziata da qualcosa. Le pareti erano completamente coperte da file di libri, e inoltre c'erano quadri, statue e interessanti teche piene di monete e altre curiosità, e ancora comode poltrone e strani tavolinetti, e bronzi; e infine, per coronare il tutto, un grande camino circondato da una serie di formelle in terracotta.
 - Oh, che immensa ricchezza! - sospirò Jo lasciandosi cadere in una poltrona imbottita di velluto e guardandosi intorno con aria profondamente soddisfatta. - Theodore Laurence, dovresti essere il ragazzo più felice del mondo! - aggiunse impressionata.
C.M. Articolo originale di Athenae Noctua. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore e senza citare la fonte.

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