1 - Mi piacciono tantissimo i film che hanno per protagonista una donna
2 - Il cinema migliore è quello che ti resta dentro più a lungo
Per una strana coincidenza, mi è capitato di vedere a distanza di un giorno l'uno dall'altro due film bellissimi su due bellissime donne, e non avere poi il tempo di scriverne (sono una blogger che lavora, che vi credete!).
Le settimane trascorse, però, sono state fondamentali, perché mi hanno fatto capire che i due film continuavano a trottarmi nella testa: bastava una qualsiasi piccola cosa per farmi di nuovo pensare ad un'immagine, ad una frase, ad un momento di queste due opere.
La cosa buffa è che non potrebbero esserci - a questo mondo - due film più diversi tra loro: uno è polacco, girato in bianco e nero, ambientato negli anni '60. L'altro è cileno, a colori sgargianti, ambientato ai giorni nostri.
Si tratta di Ida, di Pawel Pawlikowski, e di Gloria, di Sebastian Lelio.
Figure di donne libere e forti, ciascuna a suo modo, bellissime e purtroppo rare da vedere al cinema. E un'ottima prova di attrici: Agata Trzebuchowska, alla sua prima volta sullo schermo, ha uno di quei volti in grado di esprimere tutto senza dover pronunciare una sola parola, mentre Agata Kulesza, nella parte di Wanda, ha quel misto di disperazione e ironia che ne fanno un personaggio al quale ci si affeziona subito. Ida scalda il cuore e indica il cammino nel bel mezzo del gelido inverno polacco.
La seguiamo volentieri.
Sembra incredibile, ma al cinema l'età media è sempre piuttosto bassa, come se a vivere fossero solo esseri umani dai 40 anni in giù. E ancora più raro è vedere storie d'amore sulle persone di una certa età. Per non parlare delle scene di sesso. Quasi un tabù. Gloria spazza via nel giro di 10 minuti tutti i clichés di questo tipo. Qui si parla di una donna capace di mettersi in gioco per riuscire a trovare una cosa che cerca con grande impegno e curiosità: l'amore. Trovare qualcuno con cui andare a letto, parlare, passare del tempo, sentirsi meno soli. Senza paura, senza vergogna. Gloria lo fa con il sorriso sulle labbra, una certa dose di ironia, e tutta la sua prorompente voglia di vivere. Solo che non basta. Lo scontro con la realtà, con i problemi degli altri, le loro paure, le loro manchevolezze, è durissimo. Gloria, in tutta la sua umanità e il suo sincero entusiasmo, non si dà mai per vinta, e questo credo sia l'aspetto più straordinario del film. L'attrice Paulina Garcia, un portento, che per questo ruolo ha vinto il premio per la miglior attrice al Festival di Berlino 2013, è fantastica. Non ha paura di mostrare il suo corpo nudo e ci mostra in due ore di film l'intera gamma dei sentimenti umani: passando dalla gioia alla tristezza all'incazzatura attraverso tutte le possibili sfumature (altro che le 50 di grigio, qui tutto è in tecnicolor!).
Gloria non è una storia allegra, e tuttavia non si può fare a meno di uscire dal cinema con una certa dose di ottimismo addosso.
Perché Gloria ci insegna a far finta di essere felici, fino a quando la felicità vera non busserà alla porta.
E prima o poi succederà, giusto?