Magazine Diario personale

Piccole donne fuggono, piccoli uomini tanto per ridere le piangono

Da Iomemestessa

Siccome la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne era il 25 novembre, facciamo che qui se ne parla il 26. Perché sono rompipalle, bastian contraria e le ricorrenze mi stanno mediamente sui maroni.

La violenza sulle donne esiste anzitutto perché esiste la violenza. Poi, a stretto giro, perché la violenza si accanisce su chi vive subordinato, e le donne, spesso, lo sono. Subordinate, dico.

Non facciamo alti proclami. Non raccontiamoci plurime cazzate. Non siam qui per cambiare il mondo, ma per renderlo leggermente migliore, al limite.

Se siete madri, padri, nonni, zii, se intorno a voi ci sono bambine insegnate loro che il rispetto da parte degli altri è figlio del rispetto di se stessi.

Che nessuno ha il diritto di chiederci di cambiare. Che può amarci, come siamo, o scegliere di cambiare strada, ma non cambiare noi.

Che l’autostima non è una pippa da psicologi d’accatto, ma un passaggio fondamentale per non perdere se stessi.

Che la violenza, nasce dalla sudditanza. E che l’unico modo di non essere suddite è essere indipendenti, nel pensiero, certo, ma anche nel quattrino. Che qua si vola alto, ma anche molto basso. E i soldi non fanno la felicità, certo, ma comprano la libertà, purtroppo.

Che la violenza non sono solo i ceffoni, ma anche un’abitudine quotidiana al denigrare, al depotenziare.

Insegnate alle bambine che io non significa escludere un noi, ma che noi non può totalmente includere l’io, insegnate ai bambini che una donna realizzata e libera è una donna serena, sicura, proattiva e alla lunga meno recriminatoria e querula di una donna infelice.

Diciamo a questi ragazzini che noi, in fondo, siamo stati così cosí, ma che loro potranno senz’altro fare di meglio.

Non avremo cambiato il mondo, ma l’avremo reso, forse, leggermente migliore.


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