...Quando avevo quindici vedevo la vita come un ruscello dove il suo letto era il destino e il mare il grande Dio con il quale tutti cercavano di unirsi, ma pochi vi riuscivano, il cammino era faticoso e pieno di ostacoli, solo le menti più accelsi diventavano parte dell' Uno. Le pietre che s' incontravano erano le difficoltà della vita mente le piene e gli stralipamenti erano gli eventi saputi e non scritti. A scuola sentii parlare del "libero arbitro" e allora il fiume si trasformò in una strasa con un' infintà d' incroci e ognuno poteva scegliere a quale bivio svoltare. Potevo vedere strane piene di gente e sentieri deserti e ancora irte mulattiere di montagna o tranquilli viottoli di campagna. Tutto questo mi faceva paura, era facile sbagliare incrocio e ritrovarsi da soli in una strada senza uscita... Ma era troppo misera come spiegazione confrontata alla vastità dalla vita. Ho iniziato, allora, a pensare all' esistenza come ad un' infinità di vita parallele, ma per ogni scelta fatta. Da qualche parte nel tempo e nello spazio c' era un' altra me stessa che viveva la stessa mia vita in situazione diverse. Tutte queste altre me stessa erano quello che io non ero perchp in qualche incrocio, metre io preseguivo per una direzione loro ne avevano prese delle altre. Ero io ed altre io poichp ciscuno di noi è e sarà il risultato di tutte le decisioni che ha preso e che prenderà, basterà cambiare pensiero, cambiare prospettiva e il mondo intorno a sè cambierà. A questo punto con queste poche certezze che mi rimanevano avevo voglia di scrollarmi di dosso tutte le responsabilità e di pensare che il tutto era solo il frutto delle circostanze con un' infinità di strade e di fiumi da attraversare e da guadagnare per arrivare..forse in nessun posto.
...Quando avevo quindici vedevo la vita come un ruscello dove il suo letto era il destino e il mare il grande Dio con il quale tutti cercavano di unirsi, ma pochi vi riuscivano, il cammino era faticoso e pieno di ostacoli, solo le menti più accelsi diventavano parte dell' Uno. Le pietre che s' incontravano erano le difficoltà della vita mente le piene e gli stralipamenti erano gli eventi saputi e non scritti. A scuola sentii parlare del "libero arbitro" e allora il fiume si trasformò in una strasa con un' infintà d' incroci e ognuno poteva scegliere a quale bivio svoltare. Potevo vedere strane piene di gente e sentieri deserti e ancora irte mulattiere di montagna o tranquilli viottoli di campagna. Tutto questo mi faceva paura, era facile sbagliare incrocio e ritrovarsi da soli in una strada senza uscita... Ma era troppo misera come spiegazione confrontata alla vastità dalla vita. Ho iniziato, allora, a pensare all' esistenza come ad un' infinità di vita parallele, ma per ogni scelta fatta. Da qualche parte nel tempo e nello spazio c' era un' altra me stessa che viveva la stessa mia vita in situazione diverse. Tutte queste altre me stessa erano quello che io non ero perchp in qualche incrocio, metre io preseguivo per una direzione loro ne avevano prese delle altre. Ero io ed altre io poichp ciscuno di noi è e sarà il risultato di tutte le decisioni che ha preso e che prenderà, basterà cambiare pensiero, cambiare prospettiva e il mondo intorno a sè cambierà. A questo punto con queste poche certezze che mi rimanevano avevo voglia di scrollarmi di dosso tutte le responsabilità e di pensare che il tutto era solo il frutto delle circostanze con un' infinità di strade e di fiumi da attraversare e da guadagnare per arrivare..forse in nessun posto.