Piccoli istanti rubati

Da Carlo69 @F1Raceit

Francesca Montomoli in attesa dell’inizio della stagione ufficiale ci regala questo racconto.

L’attesa del primo semaforo della stagione quest’anno è stata ed è  un po’ diversa dal solito, dominata da una forte incertezza traslata nel Circus dal mondo reale. Incertezza che, a diverso titolo e per diverse ragioni, ha dilazionato fino all’inverosimile la definizione dei team, tenendo i riflettori accesi e arginando, in qualche maniera, quel senso di inquietudine e incompletezza, quasi un’urgenza, che ci coglie durante il “fermo” delle competizioni.

In questo periodo, ogni anno, mi capita di riflettere su alcuni aspetti minori, che poi minori in realtà non sono, e che talvolta sfuggono o passano in secondo piano.

Dettagli umani.

Amiamo i nostri beniamini e critichiamo gli avversari, ma facciamo ad entrambi il pelo e il contropelo perché li vorremmo perfetti: aggressivi ma senza eccessi, temerari ma gentiluomini, estroversi ma diplomatici, e via discorrendo.

Li guardiamo vivere il sogno che non possiamo vivere noi e magari ci piacerebbe che lo facessero a modo nostro… e ci irritiamo per questa o quella dichiarazione e ci leghiamo al dito un’esplosione di sconforto o di sfiducia, ogni piccola o grande intemperanza, pronti a rinfacciarla alla prima occasione. Siamo intransigenti con loro quanto, forse, tendiamo ad essere indulgenti con noi stessi o con i nostri figli e spesso ci scordiamo che anche loro sono dei ragazzi.

Sono dei ragazzi e noi li guardiamo crescere e diventare uomini attraverso la finestra stretta dei loro occhi nel casco, fasciati nella crisalide variopinta di una tuta ignifuga, raccolti in posizione quasi fetale nel ventre protettivo di una cellula di sopravvivenza.

Ragazzi che cedono all’istinto del momento, a qualche piccola perfidia, a dichiarazioni che solo un anno dopo non appartengono più alla loro mente perché nel frattempo sono cresciuti, come uomini prima che come piloti. E i dettagli ce li raccontano un po’ di più. Piccole cose che si possono intuire dal modo in cui appoggiano i guanti sulla vettura in attesa di uscire dal box (meticolosamente allineati, oppure strizzati dietro al volante o come un disordinato mucchietto di dita scomposte dove capita) a quello in cui si raccolgono per trovare la concentrazione, all’innocua vanità di cercarsi nello schermo per sorridere o fingere insofferenza. Alle lacrime di gioia e a quelle ingoiate a stento per la rabbia o l’umiliazione.

Li guardiamo crescere attraverso i loro occhi, piccole finestre su un mondo interiore che solo per qualche fugace istante ci è concesso intravedere.

Colori e sguardi, così li leggo, vediamo se li riconoscete…

Liquidi riflessi di cielo e roccia in un placido laghetto di montagna.

Pagliuzze dorate in un castano scuro che al sole schiarisce in un guizzo divertito che, talvolta, trattiene a stento l’irruenza.

L’immota tenacia di un lichene fra i ghiacci.

L’allegria strozzata in uno sguardo che si è fatto più tagliente e beffardo.

E un altro che invece ora appare più profondo e maturo.

E un paio di occhi che danno i brividi da quanto non sembrano i suoi……..

Sguardi di adrenalina, di entusiasmo e di esaltazione sul podio, ma a me piace guardarli nel casco, quando non se n’avvedono, quando si perdono dietro a un’idea ossessiva o a una tristezza improvvisa.

Occhi di ragazzi.

Francesca Montomoli - 24 gennaio 2013

(www.francescamontomoli.com)


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :