Per motivazioni remote (e forse ormai inattuali) da anni mi ripropongo di non leggere libri scritti da persone che conosco. E’ una promessa che infrango con una certa frequenza; a mia parziale discolpa posso ammettere che Alessandro Gabriele non lo conosco personalmente, è un contatto Facebook; squesto dovrebbere rendere meno trasgressiva l’ennesima trasgressione.
“Geografie fuori luogo - sedici storie per girarsi nel mondo” è una raccolta di storie sui luoghi - Jaipur, La Paz, Barcellona, Genova, Manhattan – per quello che sono e per quello che fanno risuonare in chi li incontra. Il viaggiatore entra in relazione con lo spazio; a volte è un rapporto intenso, altre volte il panorama resta sullo sfondo, come una quinta teatrale. A volte i luoghi vivono di vita propria, a volte sono lo specchio degli stati d’animo. Accade nei viaggi, in quelli reali e in quelli letterari.
Ciò che preferisco nei racconti in genere è che non costringono a una visione univoca, definitiva; il primo può non piacermi per nulla e il secondo può piacermi moltissimo. Ho trovato più convincenti e vive le storie ispirate a paesaggi quotidiani: non so se perchè più vicine all’autore, a ciò che lui conosce meglio – o se perchè più vicine a me, a ciò che io conosco meglio.
I due racconti su Roma (Roma Termini e Roma Pietralata) sono secondo me i più toccanti. La Capitale ed io siamo state separate alla nascita; la mia nostalgia per lei è sempre lì, in un angolino, pronta a esplodere in ogni momento. E’ uno dei luoghi della mia anima, non importa quanto i romani la descrivano invivibile, nè se realmente lo è (probabilmente lo è).
Mi sono anche identificata – e parecchio divertita – nei panni del turista nel villaggio in Kenya. L’italiano che tenta di sfuggire ai suoi connazionali: “Perlusto ogni acro di territorio circostante cercando di capire dove arriva l’onda limacciosa dell’italianitudine. Tracciare una mappa spaghetti-safe, ecco il senso della prima lunga passeggiata. Incontro gli stessi beach-boys che ancheggiano coatti, voci alte ed esagitazioni varie sulla spiaggia di fronte all’Aquarius. Sotto le palme del proprio villaggio sembrano altri (E’ chiarissimo il virus di cui siamo portatori. Girate l’angolo del mondo evedrete facilmente) – Kenitaly srl. Ma ho qualcosa in comune anche col giovane afflitto dal mal di schiena in India. Ricordo lo strappo doloroso dei muscoli lombari ad ogni scossa del rickshaw, lungo le stradine di Paharganj. Il mal di schiena è universale e affratella.
Lo stile narrativo è strutturato e cesellato, come quelle belle torte decorate con la pasta di zucchero. Non si “brucia” subito, richiede sforzo digestivo, non è il linguaggio istantaneo a cui siamo ormai abituati. Ma l’attenzione richiesta è un giusto prezzo da pagare. Alessandro sceglie le parole e scolpisce le frasi, con la cura che si dedica alle cose fatte per durare.
Aeroplanini, il blog di Alessandro
Intervista all’autore
foto di Alessandro Gabriele