A casa da un paio di giorni, trovo – come previsto – molto materiale su cui riflettere. Qui tiene banco la discussione sui cartelli di montagna, un tema che si ripropone in realtà da decenni, che è in attesa di essere disciplinato da una legge provinciale, ma che invece rimane “aperto” per la malcelata gioia di tutti coloro che da beghe simili possono continuare ad alimentare la cosiddetta rappresentazione del contrasto etnico (una specialità locale più ghiotta dei canederli e dello strudel di mele). Per renderci conto pienamente di come funziona questo tipo di polemica, ricopio una lettera apparsa sul sito del movimento locale “Süd-tiroler Freiheit” e la sezionerò (in parte traducendola) con i dovuti commenti. Mi propongo di svolgere la stessa opera di decostruzione ricopiando una lettera inviata da un lettore italiano a un quotidiano locale (in modo da mostrare il rovescio della medaglia). Questa è la fonte dalla quale prelevo la lettera [QUI]
Südtirol, das beste Beispiel für ein Autonomiestatut.
La storia che il Sudtirolo goda di un ottimo statuto di autonomia non è un’opinione divulgata solo dagli italiani “imperialisti”. Il marchio di “migliore autonomia del mondo” è propagandato anche – se non soprattutto – dagli stessi sudtirolesi, che di tanto in tanto vorrebbero farne addirittura un articolo di esportazione (ricordo gli abbracci e i baci tra Durnwalder e il Dalai Lama). Insomma, l’apertura di questa lettera (che vorrebbe essere ironica) è al massimo autoironica.
Regionenminister Fitto droht Südtirol mit Militäreinzug und Kompetenzentzug für die Toponomastik wegen der deutschsprachigen Wegweiser.
Dobbiamo intendere bene la sostanza di questa “minaccia” (Drohung). Fortunatamente non esiste alcun documento ufficiale – emanato dal ministero presieduto da Fitto – che parla di “spedizioni militari” e di “sottrazione di competenze”. Siamo fermi (ripeto, fortunatamente) a una lettera di ammonimento, la quale - proprio per la sua natura – non può neppure essere impugnata dalla controparte. Va da sé che il sottoscritto sarebbe il primo a denunciare con la massima fermezza un atto così scriteriato (nonché controproducente) da parte di un ministro della repubblica.
Italiener könnten dadurch nämlich vom markierten Weg abstürzen, oder sich in den Bergen verirren.
L’argomento della sicurezza (che è stato effettivamente usato) è fuorviante. Anche pretestuoso, se vogliamo. I turisti non si perdono a causa dei cartelli monolingue. Ma il problema non è questo. Il problema è di ordine storico e giuridico. E simbolico. Il che, se possibile, è persino piu grave.
Was machen die Italiener dann im Ausland, wo es keine italienischen Wegweiser gibt? Beim Pilze sammeln, oder beim Raub der Jungvögel aus Ihren Nestern, finden Sie sich jedoch immer zurecht, auch wenn sie dabei die markierten Wege verlassen.
Si noti. Se gli italiani non si perdono all’estero, non si perderanno neppure qui. Ma cosa “connota” l’estero? La lingua. Dunque: se riusciremo ad allestire una toponomastica quasi esclusivamente monolingue-tedesca (come si è cercato e si cerca di fare) anche qui potremmo considerarci estero rispetto all’Italia (che è in fondo l’obiettivo psicologico - del tutto palese – che si vorrebbe perseguire, ben al di là delle pretestuose polemiche sulla sicurezza o sul ripristino di una segnaletica “storica”). Il disprezzo per l’Italia (e per gli italiani) è evidenziato benissimo dall’ultima frase (che traduco: quando si tratta di fare funghi e di rubare gli uccelletti dai loro nidi, loro [cioè gli italiani mangioni e distruttori della natura, ndr] non hanno problemi, anche se si allontanano dai sentieri segnalati).
Namen sollten in ihrer ursprünglichen Sprache bleiben.
Questa è la tesi da affermare (i nomi devono rimanere quelli originari, cioè tedeschi). Punto e basta. E non si tollerano discussioni al riguardo.
Wie würde es dem Regionenminister gefallen, wenn er hier in Südtirol als „Raphael Fittich“ begrüßt werden würde.
Già. Come reagirebbe il ministro Fitto se qualcuno lo chiamasse “Fittich”? Presumo male. Ma il ministro Fitto non è un luogo di montagna, mi pare.
Wichtiger wäre, er würde sich für mehrsprachige Beipackzettel bei Medikamenten und Spritzmitteln einsetzen, deren falsche Einnahmen wirklich verhängnisvolle Folgen haben könnten.
Il tema dei medicinali sprovvisti di biglietti esplicativi in più lingue è serio e non dovrebbe essere adoperato per alimentare una polemica di altro tipo. Il rischio infatti è che qualcuno sia tentato di rispondere con altrettanta stupida ironia: forse che i sudtirolesi di lingua tedesca – pur non potendo leggere le indicazioni medicinali in italiano – muoiono più degli altri?