Pier Paolo Pasolini - Una coltre di primule

Creato il 20 aprile 2011 da Ellisse


Visto lunedì sera "La passione di Cristo" di Mel Gibson. Non lo avevo mai visto prima, c'era qualcosa che mi impediva di farlo. Una giusta intuizione, con il senno di poi: buona la prima, come  si suol dire.  Quello che divide un regista americano fascistoide e integralista da un poeta italiano laico e marxista è sopratutto una sensibilità che ha profonde radici umaniste, che si è nutrita di una estetica secolare insieme rispettata e criticata, anche con durezza, come avveniva in quegli anni Sessanta in cui P.P. Pasolini girava "Mamma Roma" e "Il Vangelo secondo Matteo". Quando Pasolini scriveva questi versi (1962, i giorni sono quelli delle riprese di "Mamma Roma") il "Vangelo" era ancora di là da venire, ma in queste righe si può già intravedere ciò che in gergo cinematografico si chiama il "soggetto" (la "visione", dice il poeta) del futuro capolavoro. Il Tonino citato nel testo è il grande Tonino Delli Colli, direttore della fotografia dei principali film di Pasolini, Leonetti è Francesco Leonetti, poeta amico personale di P.P.P. e cofondatore, nel 1955, della rivista "Officina", mentre l'Acqua Santa è una località della campagna romana in cui P. girò nel 1963 "La ricotta", episodio di  "RoGoPaG", che fu oggetto all'epoca di un processo per vilipendio della religione. Il testo è tratto  da "Poesie mondane", in "Poesia in forma di rosa", Milano 1976.

23 aprile 1962


Una coltre di primule. Pecore
controluce (metta, metta, Tonino,
il cinquanta, non abbia paura
che la luce sfondi - facciamo
questo carrello contro natura).
L’erba fredda tiepida, gialla tenera,
vecchia nuova - sull’Acqua Santa.
Pecore e pastore, un pezzo
di Masaccio (provi col settantacinque,
e carrello fino al primo piano).
Primavera medioevale. Un Santo eretico
(chiamato Bestemmia, dai compari.
Sarà un magnaccia, al solito. Chiedere
al dolente Leonetti consulenza
su prostituzione Medioevo).
Poi visione. La passione popolare
(una infinita carrellata con Maria
che avanza, chiedendo in umbro
del figlio, cantando in umbro l’agonia).
La primavera porta una coltre
di erba dura tenerella, di primule...
e l’atonia dei sensi mista alla libidine.
Dopo la visione (gozzoviglie
mortuarie, empie - di puttane),
una "preghiera" negli ardenti prati.
Puttane, magnaccia, ladri, contadini
con le mani congiunte sotto la faccia
(tutto con il cinquanta controluce).
Girerò i più assolati Appennini.
Quando gli Anni Sessanta
saranno perduti come il Mille,
e, il mio, sarà uno scheletro
senza più neanche nostalgia del mondo,
cosa conterà la mia "vita privata",
miseri scheletri senza vita
né privata né pubblica, ricattatori,
cosa conterà! Conteranno le mie tenerezze,
sarò io, dopo la morte, in primavera,
a vincere la scommessa, nella furia
del mio amore per l’Acqua Santa al sole.
nella foto: P.P.Pasolini e Enrique Irazoqui ai Sassi di Matera (Copyright Archivio Domenico Notarangelo)