Piero Della Francesca: la mostra nei Musei San Domenico di Forlì

Creato il 05 marzo 2016 da Nonsoloturisti @viaggiatori

Sembra che una mostra di questa portata dedicata al "monarca della pittura" - come lo aveva definito Luca Pacioli - non sia stata mai realizzata. Ma ciò che rende eccezionale questo evento, non è solo la quantità di opere esposte, circa 250, quanto la sua originalità critica. Non a caso il sottotitolo della mostra è proprio " Indagine di un mito ".

Piero della Francesca - in mostra fino al 26 giugno 2016 presso i Musei San Domenico di Forlì - non è stato solo un grande artista del suo tempo ma, dopo un periodo di oblio, ha saputo condizionare l'opera e lo stile di artisti come Hopper, Carrà, Balthus, solo per citarne alcuni. Come è stata definita durante la conferenza stampa, "la mostra è come una galleria degli specchi", continui i rimandi tra Piero e gli artisti che hanno voluto attingere dalla sua opere.

È già dalla prima sala che il visitatore può capire cosa aspettarsi. Il "Busto di Battista Sforza" di Francesco Laurana e "L'amante dell'ingegnere" di Carlo Carrà sono due opere, che a 500 anni di distanza l'una dall'altra si rifanno entrambi al famoso ritratto della duchessa di Urbino, Battista Sforza, una delle opere più celebri di Piero.

Se è vero che per un periodo di tempo l'artista di Sansepolcro è stata dimenticato, si può dire che gli anni a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento sono stati gli anni di Piero. Le sue opere hanno infatti influenzato dalla Metafisica di Carrà, Morandi e Funi sino al Realismo Magico senza dimenticare la pittura tonale di Guidi e Campigli. E il percorso che segue la mostra è proprio questo: documentare come tra la fine del Settecento e il secolo successivo sino a quello scorso, la figura di Piero riemerge prepotentemente nella scena artistica.

Una volta saliti al primo piano, dopo aver ammirato sulle scale due monumentali copie degli affreschi di Arezzo, resterete stupiti nell'ammirare la Madonna della Misericordia messa a confronto con Silvana Cenni di Felice Casorati.

Ma non sono stati solo i nostri conterranei a riscoprire questo artista. La sua fama si è spostata anche oltre i confini nazionali. Rimandi pierfrancescani si trovano infatti nelle opere di Degas, Seurat e Signac. Ed è nella sala finale della mostra che si realizza un dialogo "internazionale" tra Piero, Balthus e Hopper.

Balthus ammira le opere di Piero in fotografia, ma è quando giunge in Italia, ad Arezzo che la sua pittura diventerà fonte di ispirazione. Segno evidente di questa influenza è presente nell'opera Sogno di una notte di mezza estate, titolo ripreso dalla famosa opera di William Shakespeare. Non da meno Hopper che utilizza luce e atmosfere catturate proprio dalla visione di Piero.

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