Piero della Francesca: narrazione, ritmo e geometria

Creato il 01 marzo 2013 da Artesplorando @artesplorando

Piero della Francesca, Flagellazione

Diciamo la verità , non lo amo particolarmene per la freddezza e la troppa precisione geometrica dei suoi dipinti, ma di certo Piero della Francesca (1420 circa-1492) è una figura cardine della pittura rinascimentale per l'estrema chiarezza con cui formulò la propria poetica. Piero propose immagini fondate su una cristallina essenzialità monumentale, una pittura estremamente equilibrata, statica e razionale. Al suo spettatore non chiede un coinvolgimento emotivo, ma intellettuale.Nonostante i documenti attestino una prima attività a Sansepolcro, la formazione di Piero si inquadra pienamente nell’ambiente fiorentino, forse all’interno della bottega di Domenico Veneziano, con il quale lavora dal 1439 ai perduti affreschi del coro di Sant’Egidio a Firenze. La datazione delle opere di Piero della Francesca è particolarmente problematica, e molte sue opere sono collocate dai vari studiosi in periodi anche molto distanti tra loro: il Battesimo di Cristo (Londra, National Gallery) per la badia Camaldolese di Sansepolcro è per esempio collocato nei primi anni Quaranta o alla fine degli anni Cinquanta. Nella stessa Sansepolcro, nel gennaio 1445 Piero riceve dalla confraternita della Misericordia la commissione del Polittico della misericordia (Sansepolcro, Museo civico) complesso di grande impegno, licenziato solo nel 1460-1462, nei cui scomparti emerge un’acutissima sensibilità per la resa dei dati luministici e naturalistici. 

Piero della Francesca, Sacra Conversazione

Piero della Francesca, Battesimo di Cristo

Compie viaggi a Ferrara, ove lascia opere, perdute, che segnano fortemente gli sviluppi della pittura locale, e a Rimini, dove nel Tempio malatestiano firma l’affresco raffigurante Sigismondo Malatesta che venera il santo patrono. Nel 1452 è chiamato ad affrescare il coro di San Francesco ad Arezzo con la Leggenda della vera croce, un ciclo capitale del Rinascimento italiano, in cui il racconto è informato a un rigoroso controllo formale e prospettico e al contempo intriso di un colorismo luminoso. In questi anni la sua pittura mostra evidenti tracce della cultura fiamminga, in particolare nella trattazione lenticolare del paesaggio. Vicina stilisticamente agli affreschi di Arezzo è la Madonna del parto nella cappella del cimitero di Monterchi. Per Federico da Montefeltro Piero dipinge la Flagellazione di Urbino (collocata nel 1453, o nel 1459-1460 circa), il Dittico dei duchi di Urbino degli Uffizi (1465-1473 circa), la Pala di Brera (1472-1474), la Madonna di Senigallia (1474), opere che testimoniano l’approfondimento dei legami con la cultura nordica e il perfezionamento delle sue conoscenze matematico-prospettiche, poi teorizzate nel trattato De prospectiva pingendi. In questi anni Piero è estremamente impegnato e solo nel 1469 riesce a licenziare il polittico per la chiesa di Sant’Agostino in Sansepolcro commissionato nel 1454. Dal 1475 si rarefanno le notizie sulla sua attività pittorica, rallentata forse per un problema alla vista che lo porterà, secondo Vasari, alla totale cecità. Documentato a Rimini nel 1482, Piero fa testamento nel 1487, dichiarandosi ancora vigorosamente in salute.

Piero della Francesca, Ritratti di Battista Sforza e  di Federico da Montefeltro


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