PIERRE LEMAITRE racconta CAMILLE VERHOEVEN
In questi giorni è uscito "Camille" il terzo romanzo della trilogia noir di Pierre Lemaitre (pubblicata da Mondadori). Per la verità siamo in attesa di un quarto e definitivo romanzo della serie che - come ha dichiarato l'autore - uscirà a breve... anche se, dal punto di vista cronologico, si piazzerà tra il secondo e il terzo volume.
Il Verhoeven che incontriamo in "Camille" (romanzo che porta lo stesso nome di battesimo del personaggio, mentre i precedenti titoli coincidevano con i nomi di donna delle co-protagoniste delle storie) ha già dovuto fare i conti con una serie di eventi (forti e tragici) che sono capitati nei precedenti libri e che in qualche modo lo hanno segnato. Questa, la scheda del romanzo.
Ho avuto modo di discutere della figura di Verhoeven con lo stesso autore della trilogia, nell'ambito di una conversazione in cui si è parlato anche di scrittura e di generi letterari.
Vi propongo di seguito (in corsivo) alcuni estratti di questa conversazione, ringraziandovi in anticipo per l'attenzione e ringraziando Pierre Lemaitre per la sua disponibilità.
Uno dei motivi che hanno decretato la nascita di "Irène" è stato il voler rendere omaggio alla letteratura poliziesca. Desideravo che questo romanzo fosse una storia vera, accessibile a tutti; ma, al contempo, sentivo la necessità di realizzare un omaggio alla letteratura. E poi volevo creare la figura di un criminale che potesse essere ben identificato all'interno dei meccanismi del romanzo poliziesco.
Irène è la moglie di Camille. Ed è un personaggio molto misterioso. Un personaggio che, in un certo senso, mi ha resistito. Un personaggio che io stesso ho avuto difficoltà a capire fino in fondo. Non c'è dubbio sul fatto che Irène sia una donna un po' strana, di certo particolare. Del resto stiamo parlando di una donna che si innamora di un uomo peculiare (perché Camille è molto basso, perché è un investigatore, perché ha un cattivo carattere). Ecco, già tutto questo le conferisce un certo mistero. Ma Irène è anche una donna autentica. E per autentica intendo dire che stiamo parlando di una donna che è capace di vivere pienamente le proprie emozioni. Tutto il contrario di Camille. In tal senso, dunque, Irène, è un personaggio che è difficile comprendere se non lo si mette in relazione con Camille. Anzi, direi che entrambi, Camille e Irène, sono un uomo e una donna che riusciamo a capire solo mettendoli in rapporto l'uno con l'altra.
La scena di apertura di questo romanzo si ispira molto all'"American Psycho" di Bret Easton Ellis. In "American Psycho" c'è questa situazione di grande mistero dove per il lettore diventa difficile capire se ciò che compie il personaggio corrisponde a realtà o a fantasia. E questa sensazione di sospensione, di indeterminatezza, caratterizza anche i miei personaggi nella fase iniziale della storia, giacchè si trovano di fronte a cose talmente incredibili al punto da domandarsi: è la realtà o siamo nel bel mezzo di un terribile sogno?
Camille cerca di capire questi crimini attraverso una logica che non è ordinaria... ma davvero sorprendente. Pur non essendo un lettore forte, intuisce che dovrà in qualche modo attingere ai romanzi polizieschi per risolvere il caso. Ma non rivelo altro per non rubare al lettore il piacere della scoperta.
E un po' più facile parlare di "Alex".
Si tratta di un romanzo che, almeno all'inizio, era poggiato su una costruzione molto astratta. Ciò che intendo dire è che, in questo caso, non avevo un personaggio specifico in mente, né una storia ben definita. Avevo solo un progetto, diciamo... "intellettuale".
Parlando di "Alex" credo sia importante partire da un presupposto, che è il seguente. Quando parliamo di thriller, bisogna tener presente che questo genere letterario si fonda su una caratteristica ben precisa... che è quella della identificazione, o meglio della "proiezione", del lettore sul personaggio del romanzo. Per cui se facciamo riferimento alla vittima, il lettore dovrà tremare con la vittima, dovrà aver paura con lei. Se facciamo riferimento all'assassino, la sua "proiezione" si identificherà in un sentimento di odio nei confronti dell'assassino. Ed è proprio questo meccanismo di identificazione che conferisce al thriller il suo fascino. Ora, ciò premesso, con "Alex" ho voluto un po' giocare con questo rapporto di prossimità del lettore nei confronti del personaggio. Mentre scrivevo pensavo a un personaggio che potesse essere molto simpatico al lettore; un personaggio, dunque, verso il quale il lettore possa provare empatia; ma anche a un personaggio che si trovi in una situazione di "tristezza", di "difficoltà". Diciamo così: dal punto di vista della caratterizzazione del personaggio, il libro è suddiviso in tre parti. Dopo un terzo della storia, ribalto completamente la visione che il lettore ha di Alex; per cui si passa dalla prima sensazione di simpatia a una sensazione che è completamente all'opposto. Giunto, poi, alla terza parte il lettore non proverà né l'iniziale sensazione di simpatia, né quella di antipatia provata nella seconda parte del romanzo. Diciamo che, nella parte finale del libro, il lettore avrà modo di scoprire chi è davvero questo personaggio.
E poi, naturalmente, c'è "Camille": dove Verhoeven rimane imbrigliato tra le pieghe di una questione personale che lo porterà a sacrificare i suoi principi.
Ancora grazie a Pierre Lemaitre. E tanta fortuna a Camille Verhoeven.
(Massimo Maugeri)
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“Irène” (traduz. di Stefania Ricciardi), “Alex” (traduz. di Stefano Viviani), “Camille” (traduz. di Vittoria Vassallo)
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Pierre Lemaitre, nato a Parigi, ha insegnato per molti anni letteratura e ora è scrittore e sceneggiatore. Con i suoi romanzi, tutti premiati da critica e pubblico, si è imposto come uno dei grandi nomi del noir francese. Le sue opere sono tradotte in più di venti lingue e i diritti sono stati acquistati dal cinema. Dopo Irène, e Alex, Camille è il terzo romanzo della trilogia con protagonista il commissario Camille Verhoeven. Nel 2013, l'autore ha vinto il Prix Goncourt con Ci rivediamo lassù, pubblicato da Mondadori con grande successo di pubblico.