Pierre Loti in Marocco, anno 1889.

Creato il 17 settembre 2015 da Paolo

A proposito di questo libro sul Marocco lo scrittore Henry de Montherlant disse: ” E’ il miglior libro che ho letto sul Marocco”. Nel febbraio del 1889, a 39 anni, Pierre Loti (14 gennaio 1850 – 10 giugno 1923) ricevette una proposta da Jules Patenotre, che stava per essere nominato ministro plenipotenziario a Tangeri. Dovrà presentare le sue lettere con le credenziali al Sultano e desiderava che Pierre Loti facesse parte della delegazione ufficiale. Lo scrittore francese accettò. Loti era un autore che pubblicava molto e i suoi scritti in quel periodo furono dei successi editoriali. Si fece conoscere con diversi articoli sul Figaro che fustigavano l’eccesso delle truppe francesi a Tonkino ma, il suo nome è legato indissolubilmente alla Turchia, a Tahiti, al Senegal, al Giappone e alla Bretagna. Con il suo consenso alla missione anche l’Africa del nord sarà legata alla sua figura di scrittore.  “Au Maroc” apparve nove mesi dopo il suo viaggio ed è la prima grande opera d’arte di Loti sul viaggio. Il mondo dell’Islam è una patria mitica per lo scrittore già a 26 anni, età in cui conobbe la Turchia e la scoperta di Istanbul, il 1°agosto 1876, e per il giovane uomo divenne una data essenziale. Il mondo mussulmano corrispondeva in forma totalitaria al suo essere. Scrisse nel libro: ” Io che sempre ho sentito la mia anima metà araba, il mondo musulmano è la mia seconda patria”. Loti era turco come Stendhal era milanese. Preparò meticolosamente il suo libro; prese le sue precauzioni, avvertì che lo scritto era diverso dagli altri suoi scritti e lo pensò come un libro importante. Ebbe paura di essere frainteso, di ricevere critiche dai suoi lettori e da questi sentimenti nacque la prefazione. Loti scrisse: “Dove la vita dimora sempre uguale oggi come mille anni fa, è un paese senza strade, senza sentieri”. “Niente è stato così brusco o più completo dell’espressione di spaesamento, di cambiamento del mio essere in un altra persona di un mondo diverso e di un epoca anteriore”, scrisse nel libro. L’odore delle felci gli ricordò Saigon e la pioggia “una Bretagna di un epoca passata”. In Marocco ricevette l’aiuto di qualche francese al servizio del Sultano e visitò Fèz, i mercati, i bazar caotici e osservò dalle terrazze della medina i suoi vicini. Volle visitare anche il mercato degli schiavi ma non trovò nessuno salvo una piccola ragazza di colore che la sua maitresse obbligava a vendere il suo corpo. Descrizioni del cielo, dei fiori, la bellezza dei volti, delle attitudini, degli abiti..Tutto il suo guardare diventò scritto musicale, pretesto per l’armonia. Pochi giorni ma un impressione di affrancamento solca le pagine del libro. Durante il suo viaggio piovve molto, vide pochi alberi e sparuti villaggi, nell’itinerario voluto dalla Ambasciata ma bastò per comprendere l’essenza di un popolo. L’esperienza di Loti in Marocco ebbe inizio il 26 marzo 1889 e terminò il 4 maggio dello stesso anno. Pochi mesi che cambiarono la vita di questo artista.