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PIETRO GRASSO, PROCURATORE DI PALERMO “Il problema è che in Italia e anche in molti paesi esteri i capitali dell’evasione e persino quelli delle tangenti vengono in qualche maniera tollerati.”

Creato il 05 dicembre 2011 da Madyur

La mafia è l’unica impresa che non va in crisi. Fa ottimi affari e ed è sempre più potente. In Italia è l’unica ad avere fiumi di denaro da investire. Il volume realizzato da Pietro Grasso e da un inviato di Repubblica, Enrico Bellavia, trasmette un senso si nausea : storie di liquidi accumulati e investiti in varie società seminate in tutto il Paese, una folla di prestanome e professionisti pronta a collaborare con la malavita.

Pietro-Grasso

Parla Pietro Grasso

“I numeri li fornisce Bankitalia : ogni giorno l’industria del riciclaggio ripulisce 410 milioni di euro. E’ il fatturato di un’economia sommersa che vale almeno il 10% del Pil e dove le cosche hanno un ruolo chiave. Ma tutta questa ricchezza sottratta all’Erario frena lo sviluppo del Paese e distrugge l’equità fiscale , un valore oggi sempre più sentito dai cittadini”

Voi raccontate come i soldi sporchi dei mafiosi e quelli grigi dell’evasione finiscano negli stessi canali di riciclaggio. Quanto è difficile la contaminazione tra i due fiumi?

“Il problema è che in Italia e anche in molti paesi esteri i capitali dell’evasione e persino quelli delle tangenti vengono in qualche maniera tollerati. Mentre decine di inchieste mostrano che i percorsi sono gli stessi : esistono delle vere camere di compensazione in cui i fondi dei clan e quelli degli evasori si mescolano”

Voi evidenziate come dai professionisti della finanza – commercialisti, notai, broker – vengono segnalate pochissime operazioni sospette: come se i soldi che maneggiano non avessero mai odore…

“Questo è un dato di fatto. Ma il meccanismo c he obbliga banche e operatori finanziari a segnalare le transazioni sospette ormai ha perso molta della sua efficacia per la lotta al riciclaggio mafioso. Ci sono troppe segnalazioni : ne arrivano 37 mila che raramente si trasformano in indagini penali decisive contro la criminalità organizzata. Oggi i boss vanno in una banca solo se possono contare su complicità interne che chiuderanno gli occhi. Altrimenti si rivolgono a tradizionali spalloni che trasportano fisicamente il denaro : anche questi corrieri si sono modernizzati , sono diventati società di broker che trasferiscono denaro dall’estero verso filiali italiane. Oppure osano garanzie bancarie che permettono poi di trasmettere i fondi altrove : viene certificata la disponibilità di soldi all’estero e su quella base si concedono mutui in Italia”

Ma se le segnalazioni delle operazioni sospette servono a poco , come si fa a combattere questa fusione di nuove tecnologie e vecchie furbizie?

“Bisogna individuare le grandi masse finanziarie del riciclaggio e adesso ci sono software di analisi che possono incrociar le informazioni di banche dati differenti per fornire la pista dei soldi sporchi. Le Fiamme Gialle ne hanno creato uno , chiamato Molecola. molto efficace”

Lei descrive una mafia.2 che ha imparato a sfruttare al meglio ogni opportunità

“Prendiamo il boom del gioco telematico , che in Italia è aumentato del 266% in un anno : per loro è un occasione favolosa. Tra i 72 miliardi di euro che saranno puntati quest’anno ci sono molti capitali d’origine criminale. Noi stiamo verificando come le scommesse clandestine tradizionalmente dominate dai clan stiano scomparendo : non c’è n’è più perché è entrato in un mondo apparentemente legale. Il gioco è sempre stato utilizzato per ripulire i soldi. Ricordo che un vecchio mafioso che vinceva spesso alla Sisal di una volta Dicevano “E’ bravo e fa sempre tredici”. In realtà lui comprava le schedine che avevano vinto e così giustificava gli incassi delle sue attività illegali. Adesso si può puntare sul server che sono all’estero e sfuggono ai controlli..”

Lo scudo fiscale ha permesso di far rientrare in Italia capitali sospetti , anche se sono state notificate pochissime operazioni con ombre di mafia

“Secondo me le mafie non si fidano dello scudo : è una procedura che impone comunque di dichiarare i capitali. Loro si chiedono “Perché lo debbo dire?”. Da quello che sappiamo , non ne hanno bisogno: hanno metodi più sicuri”

Ma oggi quel è l’investimento che i mafiosi preferiscono?

“Tutto ciò che crea liquidità: sanno che soprattutto in questo momento di crisi il denaro cash è potere. Penso che la grande distribuzione dia questa liquidità , come i ristoranti e i bar perché li girano molti contanti. Ma noi non escludiamo che ci siano investimenti sotto il profilo di acquisto di grossi gruppi o in Borsa : è una tentazione sempre più forte. Il crollo dei listini gli offre la possibilità di prendere il controllo delle società che gli interessano investendo pochissimo”

E quali sono i settori che fanno gola?

“Possono gestire fondi d’investimento , dove si riesce a mescolare tutti i soldi di diverse provenienze. E anche le finanziarie che si occupano di credito al consumo anticipando soldi con una forma di usura mascherata. I boss cercano di rastrellare le quote di maggioranza per poi prenderne la gestione”

Nel libro scrivete che ormai alcuni clan hanno tanta liquidità da volere mettere le mani sulle banche: ci sarà un’invasione di nuovi Michele Sindona?

“Lo vediamo sempre di più . Oggi ci sono molti piccoli istituti in crisi: il mafioso si offre di aiutare ma poi piano piano prendere in mano la situazione. La banca resta un simulacro mentre sono i padroni del capitale a dominare. Abbiamo condotto un’inchiesta su un istituto di San Marino dove i dirigenti in difficoltà hanno cominciato ad accettare milioni di euro da un boss calabrese. Un correntista a cui non si può dire di no”

Di fronte ad un’emergenza così insidiosa , quali possono essere gli strumenti di contrasto?

“Anzitutto anche in Italia bisogna introdurre il reato di auto-riciclaggio : contrariamente agli altri Paesi occidentali, da noi si può perseguire solo chi pulisce i soldi di altri , non chi opera per muovere i capitali che ha accumulato violando la legge. Bisogna poi ampliare l’applicazione della norma che punisce i prestanome , le figure fondamentali che permettono gli investimenti: adesso ci sono persino i presta-conto , che mettono i loro depositi bancari a disposizione dei criminali”

E sul fronte della collaborazione internazionale cosa si può fare?

“Il parlamento, appena risolti i problemi più gravi del momento, dovrebbe ratificare le direttive e le convenzioni europee senza le quali ci troviamo in difficoltà. Ci vorrebbero leggi omogenee per sequestri e confische all’estero , in maniera che non si creino stati-rifugio. Ma la cosa che manca è una lotta seria ai paradisi fiscali : penso a misura drastiche come l’embargo o il boicottaggio dei luoghi dove il denaro scompare. Posti come Nauru, un atollo minimo che serve solo a cancellare le tracce. Ma anche in Europa ci sono paesi che devono fare di più. San Marino e il Vaticano si sono dati una legge antiriciclaggio solo da pochissimo. E in Lussemburgo se uno apre il conto , ottiene dalla banca di essere avvisato se vengono chieste informazioni dall’esterno: così i soldi possono volare via. Loro ci mettono pochi minuti , a me serve moltissimo tempo e spesso mi rispondono pure in ritardo”


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