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Pilar Urbano nel suo nuovo libro: Re Juan Carlos coinvolto nel tentativo di golpe del 1981?

Da Rottasudovest
Che Re Juan Carlos possa essere stato l'ispiratore del golpe del 23 febbraio 1981, più che il salvatore della giovanissima democrazia spagnola, è cosa che in Spagna si sospetta e si sussurra da tempo. Lo mette nero su bianco la giornalista Pilar Urbano, già biografa della regina Sofia, nel suo nuovo libro, La gran desmemoria. Lo que Suárez olvidó y el Rey prefiere no recordar (La grande mancanza di memoria. Quello che Suárez ha dimenticato e il Re preferisce non ricordare). Un titolo lunghissimo, per un libro che fa luce sui dubbi, che parla di un Re impaziente e capriccioso e che racconta come il 23F abbia contato sul muto assenso di Juan Carlos. Pilar Urbano parla di questo suo nuovo lavoro in una lunga intervista a La otra crónica di El Mundo. A introdurre il 23F, ci sono gli esplosivi incontri tra un sovrano sempre più insofferente al suo Primo Ministro, Adolfo Suarez, e un Presidente del Governo sempre più sorpreso e preoccupato. Si inizia il 4 gennaio 1981, spiega Urbano: "Il giorno prima, alla vigilia della Pascua Militar, il re riceve Alfonso Armada (il generale che guidò il tentativo di golpe) a Baqueria. Come faceva da almeno giugno 1980, il generale riempie la testa a Juan Carlos circa la situazione limite che sta vivendo la Spagna. Questo giorno, insisto, due giorni prima della Pascua Militar, gli dà una 'soluzione di Stato'. Gli rivela che ha già a buon punto non un colpo di Stato, ma un colpo di timone, un colpo di Governo; Armada, di cui il re si fida completamente, ha avuto molte riunioni con politici attivi di tutti i generi, politici di partiti con rappresentanza parlamentare, come il PSOE e Alleanza Popolare (il partito da cui è poi nato il PP)".
L'ostacolo a questo 'colpo di timone' è Adolfo Suárez, che re Juan Carlos ha già detto in privato, con toni sempre più insofferenti, non sa 'come togliersi di dosso'. Il sovrano e il Presidente del Governo hanno un drammatico incontro, in cui il primo dice al secondo che o fa qualcosa di drastico o i militari gli si getteranno contro. "Il re parla a Suárez di un problema con i militari e che Armada potrebbe risolverlo, ma non gli dice che Armada sarebbe il presidente. Juan Carlos comunica al presidente il panorama apocalittico militare descritto da Armada, con vari golpes militari pronti. La realtà è che era stato proprio Armada, con il CESID, insieme a civili, politici, imprenditori... a mettere in moto il ventilatore, per creare questo clima. Si stava creando un clima perché sembrasse che prima che arrivasse il peggio, un golpe militare duro e puro, era meglio il colpo di timone. Il re insiste che sono necessari rimedi straordinari e quando Suárez gli chiede a cosa si riferisce, il re, dopo avergli parlato di ministri intelligenti, dell'opposizione che tende la mano, conclude: 'Sarò franco, con un altro uomo alla presidenza'. Suárez torna a Madrid distrutto, si rende conto che gli hanno trovato il successore". Tra il sovrano e il Presidente ci sono altri incontri, nel drammatico gennaio 1981, tutti finiscono in conversazioni durissime, con re Juan Carlos che cerca le dimissioni di  Sárez , 'per evitare il peggio', con Suarez che si nega a collaborare e che accusa il re di credere ai 'venditori di fumo, che vendono complotti'. In uno degli incontri alla Zarzuela il re è durissimo: "Tu sei lì perché ti ha messo il popolo con non so quanti milioni di voti... Io sono qui perché mi ha messo la Storia, con settecento anni. Sono successore di Franco, sì, ma sono l'erede di 17 re della mia famiglia. Discutiamo se la NATO sì o no, se Israele o Arafat, se Armada è buono o pericoloso. E come vedo che tu non cedi, la cosa è piuttosto chiara: uno dei due è di troppo in questo Paese. E, come comprenderai, io non intendo abdicare". Suarez offre nuove elezioni, ma il Re le rifiuta, sostenendo la necessità di "un governo forte, che conti su una maggioranza stabile, pertanto non firmerò il decreto di dissoluzione delle Camere". Tra i due nasce anche un conflitto costituzionale: le Camere le dissolve il Presidente del Governo e il Capo di Stato non può negare la propria firma. Un'altra dura conversazione alla Zarzuela, stavolta con vari dirigenti militari, che avvertono  Suárez del rischio di golpe se non si dimette, e a fine gennaio, il Presidente del Governo annuncia le dimissioni. Il 24 febbraio, dopo il fallimento del golpe, Suárez tenta inutilmente di fermare le proprie dimissioni, non ancora pubblicate nella Gazzetta Ufficiale spagnola, pensando a una Grande Coalizione che aiuti a ripulire il Paese e a "mettere limiti a chi vuole privarci della libertà". Il progetto non gli riesce, in un durissimo incontro con re Juan Carlos, lo accusa, praticamente, di aver alimentato le speranze di golpe dei militari prestando loro ascolto e dando ragione alle loro critiche, "dicendo quello che volevano sentire dalla bocca del Re". Il sovrano si infuria, accusando Suárez di aver causato il tentativo di golpe con il suo Governo debole, e di essere stato lui a salvare la democrazia. "Per Suárez è chiarissimo sin da allora che l'Operazione Armada nasce alla Zarzuela e che l'anima è il Re, che don Juan Carlos appoggiava che Armada fosse il presidente di un governo di coalizione. Gli era anche chiaro che lo stesso Re conosceva la composizione del Governo che il golpista aveva preparato. Un Governo in cui, tra gli altri, Felipe González sarebbe stato vicepresidente" dice Pilar Urbano nell'intervista. I due uomini si confrontano in termini pesantissimi, Juan Carlos impone a Suárez di mantenere le dimissioni, tra le altre cose perché "sei morto politicamente, nessuno vorrebbe fare un Governo con te". La ricostruzione di quelle drammatiche giornate lancia accuse pesanti contro il Re, ma Pilar Urbano sostiene di non aver alcun problema, perché tutto quello che scrive è documentato: “"parlato con decine di persone e più di una volta. Alcune delle cose che racconto me le hanno ratificate Aurelio Delgado Lito, il cognato di Suárez e intimo aiutante, e collaboratori vicini del presidente come Antonio Navalón, Eduardo Navarro, Jaime Lamo de Espinosa, José Pedro Pérez-Llorca, Rafael Arias-Salgado, Francisco Laína". Ci sono state anche lunghe conversazioni con  Suárez, prima che l'Alzheimer si impadronisse di lui, ed è stato l'ex presidente, ormai lontano dalla politica, a chiederle, di non lasciarsi confondere sul 23-F. Urbano scrive che re Juan Carlos è stato l'animatore dell'Operazione Armada, del tentativo, cioè, di sostituire Suárez con il generale Armada, per tenere buoni i militari. E manifesta i suoi dubbi circa il reale coinvolgimento del Re nel 23-F: “Se il Re è a conoscenza o no... Ci sono cose strane, anomale. I figli del Re non vanno a scuola quel giorno, e neanche i figli degli americani della base di Torrejón; al medico della Zarzuela quel giorno hanno chiesto di essere a Palazzo sin dalla mattina; la vedette Bárbara Rey ha dichiarato, chissà se è vero, che il re la chiamò dicendole 'senti, lunedì 23 cerca di non andare a prendere i bambini a scuola perché può succedere qualcosa'. E' un'altra curiosa coincidenza. Così come non si capisce Osorio che dice a Fraga nel Congresso, in pieno tentativo di golpe 'Manolo, scendi e di' a Tejero di chiamare Armada'. Perché Osorio vuole chiamare Armada? Cosa sa? O anche che dei sette padri delal Costituzione, cinque sapessero in cosa consisteva l'Operazione Armada e che durante il 25F stessero relativamente tranquilli nei loro scanni, Leggevano tranquillamente Gregorio Peces-Barba, Miguel Herrero, Gabi Cisneros, Jordi Solé Tura e Fraga, tutti nella lista del Governo di Armada. Al Re, in ogni caso, il comportamento d Tejero risult antiestetico, irriflessivo e ripugnante, per la violenza degli spari... Non era presentabile. Logicamente io devo pensare che il Re non fosse coinvolto, un'altra cosa è che Armada sì parla con il Re quel giorno, anche se poi dopo nei processi si è voluta cancellare la loro conversazione di quella notte. Non appare negli atti, come se fosse passato un tipex: al posto del Re c'è Sabino, il capo della Casa del Re".
La lunga intervista a Pilar Urbano, su elmundo.es.


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