Pillole di recensioni #2: L'uomo di marmo (Ghezzi), Amiche per la pelle (Pike)
Creato il 12 giugno 2014 da Mik_94
Ciao
a tutti, amici! Come state? Come vi avevo anticipato, sono stato
preso dai primi esami della sessione estiva. Tutto bene, per il
momento: Storia della lingua italiana lunedì, un esamino scritto di
spagnolo mercoledì. Per mercoledì prossimo –
mancano sei giorni; mancano sei giorni! - conto di prepararne un
altro. Poi se ne riparla a metà luglio. Siamo fiduciosi, dài. Colgo
l'opportunità, finché mi è possibile, di parlarvi delle mie ultime letture e
chiamo in soccorso la rubrica, rubacchiata a Il piacere della
lettura, Pillole di recensioni. Le “pillole” di oggi sono di due
romanzi brevi, che mi hanno tenuto occupato un pomeriggio ciascuno:
il romanzo d'esordio di un'autrice italiana – grazie, Miriam! - e
il mio primo Cristopher Pike. Mentre il primo è stato una piacevole lettura, il secondo mi ha deluso
e infastidito, personalmente. Non sono riuscito a farmelo piacere proprio. In
un paio di giorni, inoltre, ho letto Hopeless – Le coincidenze
dell'amore. Vi parlerò della bruttezza immane del titolo
italiano e delle mie impressioni, che sono molto positive, un'altra
volta. Mi faccio forza. Ho tanti post da proporvi e tanti bei
libri da smaltire. Ma quanto sono bravo: niente recensioni in
arretrato. Taaanto bravo. Attendo i vostri commenti. Un bacione, M.
Titolo:
L'uomo di marmo – Non dite che l'arte è senza cuore
Autrice:
Miriam Ghezzi
Editore:
Book Salad
Numero
di pagine: 140
Prezzo:
€ 14,00
Il
mio voto: ★★★
La
mia recensione: Se fuori impazza la crisi, perché non portare avanti
l'attività di famiglia? Il papà di Vera faceva il ladro e lei,
ladra con il pallino per l'arte, ruba ai ricchi per dare ai più
ricchi. Ma il colpo perfetto ha un
intoppo. Vera si porta a casa il David di Michelangelo, che scende
dal suo piedistallo, si alza sulle sue stesse gambe e va via con lei.
E' un bambino di dieci anni, con il corpo di un adulto, i ricci di
bronzo, i bicipiti di un divo olimpico. Ha le mani troppo grandi, gli
occhi fissi, una bocca, ritagliata col martello, che ha imparato
l'italiano prima dalle parole dei turisti, poi dai cartoni animati. Vera lo vede nudo e la sua
nudità è quella di un bambino che abbandona il costume e va a
giocare a riva. Metodica e autosufficiente, la protagonista impara a
fargli da mamma. A farsi amare da zero. Che carina che è la storia
di L'uomo di marmo.
Il romanzo di Miriam Ghezzi è un bel calco in gesso a cui mancava
ancora una passata di colore: candido e sereno, ma frettoloso. Gli
stacchi, un po' bruschi, lo rendono più vicino ad un racconto che a
qualcosa di più completo. L'autrice glissa sui dettagli più
divertenti al servizio di una narrazione da fiaba: sarebbe stato
spassoso, invece, saperne di più sugli sforzi del David che impara a lavarsi
i denti, a leggere, a mangiare la “Nutellata”
senza sporcarsi. Avrei apprezzato un tono da chick-lit, per creare
una convivenza brillante e divertente; da sit-com americana. Qualche battutina
inserita a regola d'arte - chi, nei musei, non fa commenti scemi
sulle parti intime delle statue? Figuriamoci se si animassero per
incanto. - avrebbe fatto la differenza e reso la protagonista più
vivace e briosa. Come il mitico burattino di Collodi, il David di Miriam sogna
l'umanità, ascoltanto una canzone di Bennato. L'epilogo - grazioso -
non è banale per nulla. Il libro di questa giovane autrice è dunque
ben scritto – tra i pochi difetti, un uso del corsivo talvolta
improprio - ed costituito da episodi brevi e puliti. Privi di
furbizia, garbati. "Si può
benissimo amare chi non ha un cuore. Il problema è che non se ne può
essere riamati." Sarà
vero? Leggetelo, per scoprire l'amore puro di questo strano uomo,
nato da mamma Montagna e da papà Buonarroti. Animato da uno
scalpello che l'ha reso eterno, e dal tocco di un'adorabile Eva Kent
che l'ha reso mortale.
Titolo:
Amiche per la pelle
Autore:
Cristopher Pike
Editore:
Bur
Numero
di pagine: 168
Prezzo:
€ 7,90
Il
mio voto: ★★
La
mia recensione: Cristopher Pike. Il re degli horror per bambini. Che
infanzia ho avuto mai, io che non l'ho letto? L'ho fatto ora, a
vent'anni. E ha vent'anni l'edizione su cui, tempo fa, ho messo le
mani. Stampato nel millenoventonovantaquattro, mi dice l'ultima
pagina. Io non ho avuto intermediari; traghettatori. Ho conosciuto
subito Stephen King e Dean Koontz. Mi sarebbe piaciuto il Pike di
Amiche per la pelle, da bambino?
Adesso, no. Non mi è piaciuto. Mentre mi diverto da matti a leggere
le avventure ideate per i più piccoli, ho scoperto che gli horror
per dodicenni mi sono vagamente indigesti. Almeno, mi è parso
indigesto questo: deludentissimo. I piccoli sono lettori esigenti.
Intrattenerli con un mistero così banale e sempliciotto mi
sembrerebbe irrispettoso verso personcine dannatamente in gamba.
Piccola parentesi: quale bambino non sa che per spegnere la maglietta
in fiamme di un coetaneo, tra le cose da fare, non è contemplata
questa voce: Gettaci sopra del liquore iper-alcolico? Chiusa
parentesi. Dunque... Pike firmava il suo primo thriller per
ragazzi nel 1985. A trent'anni di distanza, risulta francamente
prevedibile e gratuito. Trash. Nonostante la descrizione
dell'adolescenza sia spesso interessante, l'elemento giallo stenta a
reggersi, prima colorandosi di paranormale, poi sfociando in un
epilogo tutto rose e fiori. Troppo. Ai classici elementi del
gotico – tavole ouija, possessioni, incendi misteriosi – si
aggiungono i toni cinici di una commedia nera. Il panorama è quello
bianco e soffocante di La cosa, la vena pazza è di Schegge
di follia, il sodalizio tra ragazze cattive sarà simile in
Giovani Streghe. Senza Amiche per la pelle, le Pretty
Little Liars non esisterebbero. Mangiano tutte a scrocco alla
tavola di Pike, la cui prosa, qui, non fa scintille. Colpa e merito
suo se il serial della Abc ha vita propria! Prima delle adolescenti
sotto lo schiaffo di A, già Lara, Dana, Rachel e Celeste erano
giovani, carine, bugiarde. Bellissime. E altrettanto sciocche. Ha
fatto storia, il romanzo. Ha dettato moda. Eppure, tagliente, cinico,
realistico, adesso non fa più l'effetto di un tempo. Ma sono certo
di aver scelto io il Pike sbagliato.
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