Pillole di Recensioni #4

Creato il 06 maggio 2014 da Leggiamo
Sono sparita per qualche giorno più del solito, ma non per darmi alla pazza gioia. Semplicemente mentre facevo l'idiota sul divano ho preso uno strappo alla schiena e per tre giorni non potevo stare seduta. Devo ricordarmi che non ho più vent'anni e piantarla di fare l'imbecille.
Ma veniamo a noi. Oggi vi parlo in breve di un romanzo che ho letto l'anno scorso e che mi ha confermato il talento della Nemirovsky e di un thriller invece più datato di cui - purtroppo - ricordo solo i difetti.
Il Signore delle Anime di Irene Nemirovsky 
| Adelphi | pag.233 | € 15,30 |
"Appartengo a una razza levantina, oscura, c'è in me un miscuglio di sangue greco e italiano: sono uno di quelli che voi francesi chiamate metechi, immigrati" dice, a una donna in cui vede l'immagine stessa della purezza, Dario Asfar, giovane medico che negli anni successivi alla prima guerra mondiale conduce un'esistenza miserabile nel Sud della Francia. E con sorprendente chiaroveggenza conclude: "Io credo che esista una fatalità, una maledizione. Credo che il mio destino era di essere un mascalzone, un ciarlatano ... Non si sfugge al proprio destino". Anche quando, molti anni dopo, non sarà più il "medicastro" che con il suo aspetto "miserabile e selvatico" e il suo accento straniero ispira solo diffidenza, anche quando sarà diventato ricco e famoso, e l'alta società parigina andrà umilmente a chiedergli di guarirla da quelle malattie dell'anima, da quelle "turbe psichiche", da quelle "fobie inspiegabili" che solo lui, il Master of souls (come viene definito da chi lo accusa di sfruttare la credulità del prossimo), è in grado di curare - anche allora il dottor Asfar si porterà dietro il marchio indelebile del suo destino, delle sue origini, del suo sangue. E quegli angiporti dell'Oriente da cui proviene, e che ha cercato di lasciarsi alle spalle, gli rimarranno per sempre negli occhi.
Voto:
Ho letto questo romanzo con una strana calma, poche pagine al giorno, pochi capitoli alla volta e devo dire che per una volta mi è piaciuto non divorare la storia, ma assaporarla lentamente. Per una volta non ho sentito la necessità di una lettura compulsiva e non ho nemmeno mai avuto la tentazione di interromperla, perché la riflessione sull'uomo a cui ci porta l'autrice è così cinica e impietosa che non puoi sottrarti al suo verdetto.
La visione della Nemirovsky è la stessa che abbiamo già conosciuto ne Il Ballo. Gli uomini che si arricchiscono, i cosiddetti pidocchi rifatti, appartengono alla specie peggiore e Dario ne è l'esempio lampante.
Giovane medico levantino, Dario è un immigrato stabilitosi a Nizza con la moglie e il figlio appena nato, ed è giustamente animato dalla prospettiva di un futuro migliore, nonostante gli abiti dimessi e l'accento straniero non lo aiutino per nulla.
Poco alla volta, un po' per fortuna, un po' per necessità, gli si apre una strada buia e incerta che intraprende prima con titubanza e poi con audacia. Dario diventa portatore di segreti e scomode verità, impara a soggiogare e irretire i più deboli, fino a trasformarsi nel classico ciarlatano. Tutto nel nome dei soldi, tutto per ambire a uno stato sociale di spicco.
La Nemirovsky in questa sua ultima opera esprime ancora una volta l'impossibilità per l'uomo d'integrarsi in un Paese che non è il proprio e la capacità di quest'ultimo di modificarlo, plasmarlo, danneggiarlo.
Siamo alla vigilia della Guerra e il messaggio antisemita è ancora più forte se leggiamo il romanzo con questa consapevolezza. Un bel libro, scritto con un sorriso quasi beffardo sulle labbra e una lacrima appesa alle ciglia.
Svaniti nel Nulla di Harlan Coben 
| Mondadori, 2003 | pag. 375 | € 10,00 ed. economica |
Una sera d'estate Julie viene brutalmente uccisa e tutti i sospetti convergono su Ken Klein, che fa perdere ogni traccia di sé. La famiglia Klein, l'unica a credere nell'innocenza di Ken, è convinta che lui sia morto. Undici anni dopo nella camera della madre appena deceduta, il fratello di Ken, Will, trova una foto recente del fratello. Contemporaneamente Sheila, la sua fidanzata, sparisce nel nulla lasciando un biglietto d'addio e una scia di morte dietro di sé. Will vuole ora capire se e come questi episodi siano tra loro collegati.
Voto:
Uffa! Ma un autore può scrivere due libri praticamente identici? Svaniti nel Nulla sembra la malacopia di Non Dirlo a Nessuno, ma senza la sua suspense e senza i suo colpi di scena. Il protagonista però sembra lo stesso e per quanto l'altro mi fosse piaciuto questo mi ha annoiato. Mi sembrava un impostore. Uno che cercava di impossessarsi di un ruolo non suo.
Ma devo essere oggettiva... oggettiva sì, quindi facciamo finta che non abbia mai letto nulla di Coben e diamo un voto sensato.
Tre stelle. Di più non ce la faccio. Forse non riesco a essere troppo oggettiva.
Sinceramente non posso dire che lo sviluppo sia malvagio, e l'autore scrive bene, scrive in modo da farti finire il libro senza nemmeno fartene accorgere, ma l'epilogo non è assolutamente niente di che, e almeno in questa affermazione credo di essere decisamente obiettiva.
Comunque se cercate in giro per la rete Svaniti nel Nulla ha voti altissimi, quindi la mia forse è stata "antipatia a prima riga". Un'antipatia che non mi sono scrollata di dosso. Cose che capitano...
Alla prossima!

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