Le origini del romanzo noir in Italia
Il noir e il romanzo d’ambientazione poliziesca in genere non ha una vera e propria data di nascita. In letteratura esistono molti testi che denotano componenti d’intrigo e di mistero ma si tratta di casi sporadici e per lo più non voluti. Gli studiosi di letteratura poliziesca ritengono che il “giallo” come genere sia nato con la pubblicazione del romanzo “I delitti della Rue Morgue” (1841) di Edgar Allan Poe, nel quale fa la sua apparizione il primo detective della storia della letteratura, Auguste Dupin.
In Italia il romanzo poliziesco tarda a svilupparsi, sia per il pregiudizio dei lettori che lo ritengono un sottogenere senza importanza sia per la mancanza di acume degli editori, che non investono negli autori nostrani. Mentre in Francia lo scrittore Gaboriau inventa il personaggio del poliziotto Lecocq e in Inghilterra spopolano le opere di Conan Doyle, in Italia gli unici intenti di letteratura d’intrigo e mistero sono dedicati al feuilleton. Il romanzo d’appendice è un genere che nel nostro paese vivrà un’epoca dorata dalla fine dell’Ottocento fino alla Seconda Guerra Mondiale. Si tratta di romanzi pubblicati a puntate, allegati a riviste in voga, il cui scopo alle volte è proprio quello d’incentivarne le vendite.
Mastriani scriverà anche studi e racconti che hanno come protagonista la nascente camorra napoletana. I toni non sono quelli del noir (ancora di là da venire) bensì quelli canonici del verismo italiano. Anche se un paragone tra verismo e noir può apparire azzardato, i due generi hanno in comune la capacità di indagare nel tessuto sociale e nella realtà dell’ambientazione in cui si svolgono le trame.
Questo un estratto dal romanzo “I Vermi, la Camorra elegante” del 1863 (tratto da Wikipedia):
“… – Fermiamoci qui un momento – mi disse Augusto – ecco, per esempio, una curiosa
partita d’écarté. Ma, prima di tutto, è d’uopo che io ti faccia conoscere questi signori. Quel giovinotto biondo è il signor conte Teofilo K… Feci qualche protesta ad Augusto, il quale seguitò… – Il meccanismo di questo miracolo – egli disse – sta in questo: quel giovinotto forma parte della paranza o della società… Non faccia meraviglia di ritrovare anche qui la paranza; e questa mi sembra assai più pericolosa di quelle che si stabiliscono nei camorristi di bassa mano… Questi camorristi co’ guanti paglini si ficcano nelle imprese de’ teatri, e prendono aggi scandalosi in su le scritture da essi procurate. Questa classe pericolosa non può vivere che nelle febbrili commozioni del giuoco. Non conoscendo il valore del danaro, perché avvezzi a vedersene le tasche ripiene…”
Molti romanzi d’appendice dell’epoca prenderanno spunto da fatti di cronaca che hanno destato curiosità nell’opinione pubblica. Si tratta soprattutto di donne tradite, amanti vendicative o di uomini senza scrupoli ma non mancano le vicende d’innamorati che non riescono a coronare il proprio sogno d’amore e per questo si uccidono. I tempi sono ancora acerbi ma nei lettori italiani è stato gettato il seme che porterà al successo dei Gialli Mondadori, il primo fenomeno di massa italiano per quello che riguarda la letteratura poliziesca e noir.
Articolo originariamente postato su Noir Italiano