Prima parte dell'intervista con il duo artistico di illustratori e designer Diramazioni, composto da Jessica Angiulli e Lucio Mondini; la seconda parte sarà pubblicata lunedì 7 novembre.
[Alessandro Manzetti] Come si riescono ad armonizzare la vostre interpretazioni, quali sono le connessioni fondamentali che hanno reso possibile la vostra collaborazione e la nascita di Diramazioni?
[Diramazioni] Abbiamo gusti molto simili, sia dal punto di vista visivo che musicale, ma anche in generale come visione delle cose ci sono stati i presupposti per lunghissime chiacchierate sulle più disparate tematiche… Ciò non toglie che l’immaginazione di ciascuno sia unica e quindi non può mai essere identica. Questo implica che a volte si segue più l’idea di uno, altre volte l’idea dell’altro, per lavori con maggiore libertà uno comincia e l’altro prosegue liberamente, mentre spesso, soprattutto per i lavori commissionati e quando il tempo è limitato, si discute per trovare un’idea che piace ad entrambi e si lavora su quella. Questi sicuramente sono ottimi presupposti per avere un modo di vedere e di interpretare, a volte in linea l’uno con l’altro, alter volte forse complementare, ma in ogni caso che permetta di ottenere lavori coerenti seppur fatti a quattro mani. Sicuramente richiede più approfondimenti e un continuo mettersi in relazione rispetto ad un lavoro individuale, però se fatto in maniera equilibrata permette, secondo noi, di “ripetersi meno” e “ricercare di più”.
[Alessandro Manzetti] Gran parte della vostra attività è dedicata al mondo dell’editoria, in particolare alla illustrazione di copertine di libri. Si tratta di una scelta o di una opportunità?
[Dimarazioni] Di una scelta sicuramente, nel senso che essendo molto interessati al lavoro per l’editoria ad un certo punto abbiamo iniziato a ridurre la quantità di lavori per noi meno interessanti, quindi lasciando un po’ da parte il lavoro grafico (che è stato per alcuni anni più un’opportunità) per concentrarci sull’illustrazione, con particolare riguardo per quello che più ci piace, ovvero illustrare libri. Un’opportunità nel momento in cui le nostre proposte di collaborazione hanno avuto risposte interessanti, e nel momento in cui, allo stato attuale, alcune società e case editrici ci contattano spontaneamente. Secondo noi il nostro lavoro, almeno al punto in cui ci troviamo, è un continuo generarsi di opportunità e scelte, entrambe le cose.
[Alessandro Manzetti] Quale soggetto e quali colori utilizzereste per illustrare ciò che vive dietro a Diramazioni?
[Diramazioni] Il verde diramazioni! (Che qualcuno pensa essere una sfumatura ben precisa di verde…). Il nostro sito, i biglietti da visita e quant’altro ci rappresenti sono sul verde scuro, fin dal nostro primo sito web. Ciò che vive dietro Diramazioni è proprio una bella espressione: il verde è un colore organico per eccellenza, prevale nel mondo vegetale. Quando dobbiamo distinguerci con due colori comunque scegliamo per Lucio il verde e per Jessica il viola (in diverse tonalità ma sempre sullo scuro)…Anche per gli spazzolini da denti :)
[Alessandro Manzetti] La copertina di un libro è prima di tutto una estensione della immaginazione dello scrittore o una ramificazione dei ricordi e delle sensazioni dell’illustratore?
[Diramazioni] Bella domanda! Forse la cosa che si avvicina di più è che è l’estensione del testo, il testo creato dall’autore. Però quello verbale e quello visivo sono due linguaggi molto diversi, per cui più che l’estensione l’uno può essere la trasposizione o l’aspetto complementare dell’altro. Secondo noi la copertina deve dare un forte richiamo al contenuto del testo, quindi essere sempre coerente nel rappresentare il libro (sembra scontato, ma non lo è), e in questo l’autore deve ritrovarsi. Su questo tema altrove abbiamo usato una metafora: la copertina è più una coperta che scalda il testo quando ha freddo, una casa in cui stare e che ti rappresenta. Ci sono stati casi di sintonia e sincronicità in cui l’autore del racconto ci ha stupiti dicendo di essersi ritrovato in tutto e per tutto nell’immagine pur non avendo dato alcuna indicazione, lasciandoci semplicemente leggere il racconto, e la cosa particolare è che ha fatto riferimento anche ai colori immaginati. La gratificazione è stata reciproca. Questo può succedere a volte quando il testo è molto suggestivo dal punto di vista sensoriale, per cui ci sono descrizioni e ambientazioni che risentono molto di una precisa sensazione, per esempio nel caso di racconti che richiamavano continuamente il caldo e il freddo abbiamo usato contrasti di azzurri e rossi. In altri casi i testi viaggiano più su piani diversi, e quindi suggerendoci minori sensazioni spingono a partire più dal piano narrativo: i personaggi che s’incontrano, cosa succede, e come il tutto viene descritto. Altre volte, per esempio in alcuni casi di narrativa di fantascienza di un certo tipo, il contenuto è talmente astratto e virtuale che è difficile inserirsi visivamente con un approccio espressionista, allora pensiamo a forme più o meno astratte ricavabili dal testo, da sintesi, concetti, addirittura dati e come riuscire a richiamarli. Non semplice non trattandosi di manuali tecnici ma di narrativa, e una componente di atmosfera e suggestione per noi deve comunque rimanere.
Sicuramente il nostro approccio tende a voler trarre molto dal piano sensoriale della narrazione, più che dall’azione in sé, quindi cercando di immaginare le atmosfere che l’autore crea verbalmente, cercando di restituirle al lettore visivamente e riprendendo elementi simbolici se ci sono riferimenti. Dato che la percezione di ognuno è unica, così come dicevamo anche l’immaginazione, crediamo che l’illustrazione non debba necessariamente riportare, ma anche stimolare l’immaginazione visiva, così come tramite il testo l’autore può essere interessato a stimolare l’immaginazione con un determinato uso delle parole, raccontando, ma lasciando anche qualcosa alla fantasia del lettore. Tutto dipende anche da scelte personali e approcci di diversi autori e illustratori. Noi crediamo che l’immaginazione sia veramente qualcosa di importante, preferiamo suggerire piuttosto che svelare tutto, in modo che il fruitore possa rimanere attivo con la propria immaginazione e il proprio pensiero, e non un osservatore passivo. Come lettori e fruitori di immagini e parole, dal libro al cinema, ci piace tutto ciò che non è una corsa e un bombardamento di immagini e parole, ma ciò in cui ci sembra di trovare un certo equilibrio tra lo stimolo ricevuto e gli spazi, i tempi di ricezione / riflessione. Nella la tua domanda forse fai riferimento a quello che sta dietro al nome Diramazioni: “attraverso le possibili idee, la stratificazione dei pensieri, le diramazioni dei colori, si giungerà ad un ricordo.”
[Alessandro Manzetti] Nel vostro lavoro utilizzate tecniche miste, quali sono gli strumenti con cui interagite?
[Diramazioni] Si parte quasi sempre da carta, disegni, schizzi o più spesso acrilico, china, inchiostri, collages, caffè… oggetti che fotografiamo, usando molto la fotografia digitale, e riportando il tutto in digitale buona parte del lavoro è al computer, finché non si ottiene il risultato desiderato.
[Alessandro Manzetti] Come si lavora a quattro mani? Nel vostro processo creativo esiste una precisa divisione delle attività o seguite un percorso più frammentario, caratterizzato da sovrapposizioni e partecipazioni?
[Diramazioni] Inizialmente era tutto più istintivo, per cui uno cominciava, l’altro proseguiva del tutto liberamente. Successivamente e attualmente, in particolare per i lavori commissionati c’è maggiore necessità di progetto, come spiegato sopra, e di scambio di idee per decidere alcune linee, e alcune volte anche proprio la struttura dell’immagine (in quanto a volte succede che a parole il concetto è lo stesso, condiviso, ma scopriamo che lo immaginavamo in modo più o meno diverso). In linea di massima ci passiamo avanti e indietro il lavoro finché non siamo soddisfatti entrambi. Qualche volta può capitare che uno o l’altro abbia la sensazione che la propria parte sia stata completamente stravolta, se non cancellata! Ma alla fine ci si rende conto che dopo i passaggi il risultato è migliore, e comunque molto più adatto! Altre volte capita che uno si limiti appositamente per non “cancellare” la parte dell’altro, e l’altro invece lo incoraggi a non farsi problemi, alla fine si è disponibili e interessati a un risultato comune, e spesso c’è un intersecarsi e combinarsi, non un “sovrascriversi”. Via via abbiamo capito che la cosa migliore è parlare subito dell’idea e partire da quella decisa, passarci il lavoro ad un determinato stadio, e a quel punto spiegarsi solo visivamente (passandoci l’immagine o con veloci schizzi) e senza troppe parole, che poi creano confusione. Quindi alcune volte il lavoro è più fluido, altre volte più difficile. La divisione delle mansioni non è molto netta, ma in generale uno tende a fare maggiormente la parte pittorica/ materica, l’altro quella fotografica/ tecnica. Ma dipende anche dal tempo e dall’organizzazione, se uno è impegnato in un altro lavoro comincia l’altro o viceversa.
[Alessandro Manzetti] Le accentuazioni cromatiche di alcune vostre realizzazioni ci guidano verso l’espressionismo, mentre i temi irrazionali e misterici che fondono realtà e visioni, le migrazioni di forme e di linee, il simbolismo, ci avvicinano al surrealismo. In alcune opere, per le atmosfere enigmatiche, l’immobilità e i valori plastici, vengono evocati tratti della pittura metafisica, Sentite di appartenere a una scuola o una corrente artistica? Siete ispirati da modelli o artisti in particolare?
[Diramazioni] Non abbiamo mai pensato di appartenere ad una corrente, né abbiamo mai forzato intenzionalmente i nostri lavori verso un “genere”. Di certo però nel corso degli anni abbiamo apprezzato ed amato una quantità di materiale, artisti, illustratori e designers che possono averci influenzato molto, come è naturale che sia.
[Jessica Angiulli] : Fino ad un certo punto ho nutrito un interesse vorace per tutto ciò che veniva definito arte (anche se da subito con maggiore intensità verso alcune cose rispetto ad altre), poi ad un certo punto tutto ciò che più mi piaceva fin dal primo impatto ha continuato a riconfermarsi, mentre il resto a indietreggiare e sfumare, diventando così sempre più selettiva su quali mirate mostre vedere, libri da comprare, film e via dicendo (questo anche per la consapevolezza che il tempo che si ha non è infinito e vorrei utilizzarlo al meglio). Le preferenze che riconfermo ad oggi sono proprio vicine a tutto ciò che ha a che vedere con il simbolismo e l’espressionismo. Il metafisico m’interessa solo se mantiene una forte componente espressiva ed atmosferica, volendo simbolica, per esempio Leonora Carrington e Remedios Varo non sono per me delle riconferme ma proprio delle grandiose scoperte degli ultimi anni. Purtroppo sono poco conosciute soprattutto in Italia, vengono spesso definite surrealiste, ma sono più vicine al simbolismo (pare infatti che rifiutarono espressamente l’etichetta di surrealiste e si allontanarono dal movimento surrealista). Le preferisco a Magritte e Dalì ed altri surrealisti, per la loro singolare componente magico alchemica, fisica e metafisica, onirica, toccando vari campi e livelli del sapere e dell’immaginario, e della percezione, con la presenza di numerosi elementi che oggi si ritrovano in ciò che è definito weird. Sfuggono ad un’etichetta, ma di certo hanno una forte componente simbolica ed evocativa. Prima di scoprirle mi piacevano già Max Ernst e Brauner, però nelle due artiste trovo qualcosa di più originale, compreso un sottile humor, e il più ampio punto di vista femminile (infatti nei soggetti traspaiono anche i temi della magia femminile). Il simbolismo è sempre stato il nostro ambito preferito (per entrambi): Bruegel, Bosch, Böcklin, Füssli.
[Lucio Mondini] Anche io mi sento più vicino al simbolismo, come concetto, e sicuramente sono ispirato e influenzato da moltissime cose che vedo, però non so, è difficile dire di appartenere ad una certa scuola o corrente, oggi è tutto molto diverso in ambito artistico rispetto a quello che succedeva soltanto una cinquantina di anni fa, e poi forse anche tempo fa non so se avrei aderito a qualcosa del genere; probabilmente (come in tutti gli ambiti artistici) è più un’operazione critica e di comodità pratica (catalogazione, recensione, discussione…) quella di dover creare delle etichette per definire determinate espressioni.
Cover realizzate per i libri La Mezzanotte del Secolo (S. Marolla) e Il Grande Notturno (I. Delacroix) - Edizioni XII
[Alessandro Manzetti] Henri Matisse, Gustav Klimt, Egon Schiele, Dave McKean, Alan M. Clark. Tra questi artisti, il gruppo è eterogeneo, ci sono opere, temi o ispirazioni che hanno accelerato la vostra passione o, in un secondo momento della vostra esperienza, che hanno variato o trasformato percorsi e processi artistici intrapresi? Se interviene l’esigenza di un cambiamento, della ricerca di nuove prospettive nella vostra arte interpretativa, come si condivide con l’altro? Insomma, come si sperimenta in due?
[Jessica Angiulli] Riguardo agli artisti che citi: di Klimt ricordo una bellissima mostra monografica a Milano, ai tempi della scuola, e poi mi ero ispirata per una personale interpretazione della Nuda Veritas (forse era stato proprio richiesto dagli insegnanti, ma non ricordo esattamente). Già mi piacevano tutte le cosiddette avanguardie. Egon Schiele, l’espressionismo tedesco e in particolare alcuni personaggi che vi ruotavano intorno, i colori forti e per così dire violenti presenti anche in Matisse ma con forme più morbide, mentre nell’espressionismo tedesco più spigolose o comunque dal mio punto di vista più inquietanti/ disperate. Munch, Kokoschka. Picasso e il suo Periodo Blu, ma anche il cubismo mi ha sempre impressionato. Tra i primi preferiti anche James Ensor fino ad arrivare a Francis Bacon, di cui ad entrambi attira l’uso del movimento nella scomposizione dell’immagine e del colore, che rende le sue opere particolarmente inquietanti, insieme ai contrasti di colore e al tipo di composizioni di soggetti isolati. Le nostre preferenze assolute restano però, come detto sopra i cosiddetti simbolisti: Bruegel, Bosch e Böcklin, Füssli e personalmente sono la mia maggiore fonte di ispirazione, questa volta anche voluta, insieme alle più recenti Varo e Carrington, anche Redon, e Delville.
[Lucio Mondini] Condivido e aggiungo: Blake, Giacometti, Kittelsen, Moreau, Pellizza da Volpedo, Previati, Malczewski, Kupka ma anche H.R. Giger Via via ci accorgiamo e scopriamo che involontariamente gli artisti che ci hanno maggiormente colpiti e ispirati non abbiamo realmente aderito volontariamente ad un movimento, per ricercare libertà e non chiudersi in un gruppo vincolante. Artisti eclettici che possono essersi messi in relazione con un gruppo o avervi partecipato che in qualche modo devono la propria ricerca ed integrità al non essersi uniformati ad un’etichetta o ad una rigida linea teorica. Sicuramente la scoperta di Dave Mckean da parte di entrambi nel periodo in cui ci siamo conosciuti e l’acquisto di tutti i suoi libri è stato un ottimo argomento in comune, perchè riuniva in un unico poliedrico, bravissimo e raffinatissimo autore tutta una serie di nostre predilezioni e visioni, con una produzione la cui qualità, quantità e varietà ci ha davvero impressionati.
Profilo degli ospitiDiramazioni. Jessica Angiulli e Lucio Mondini vivono e lavorano a Milano. Le loro esperienze sono confluite in una collaborazione continua che li ha portati a lavorare a quattro mani sulle illustrazioni commissionate e su progetti personali creando così il team Diramazioni. Diramazioni si occupa principalmente di illustrazione, ma anche di progetti grafici, collaborando con case editrici ed agenzie pubblicitarie. Diramazioni deriva dal seguente concetto: attraverso le possibili idee, la stratificazione dei pensieri, le diramazioni dei colori, si giungerà a un ricordo.
Prediligono tecniche miste, unendo tecniche materiche con fotografia e Photoshop e i loro interessi si espandono dall’illustrazione al fumetto, fotografia, musica. In particolare Lucio Mondini è appassionato di musica, ha realizzato artwork e webdesign per fanzines, band ed etichette, e collabora a vari progetti musicali, gestisce una piccola etichetta trazeroeuno.org e collabora come grafico e illustratore con Avantgardemusic.com. Entrambi sono stati selezionati a diversi concorsi partecipando a mostre collettive, tra cui Fumetto International - Talent Award 2006 (Menzione Speciale per il Miglior Disegno ed esposizione presso la Triennale di Milano) con una breve graphic novel dal titolo Notte, Musica (testo di Alessio Bonizzato); Illustrissimi 2007; 8° Concorso Accademia Pictor; Strade del Cinema/Silent Art Movies; e hanno esposto presso il Museo dei Tarocchi (Riola, Bologna) e in occasione di eventi e mostre a esso correlati. Jessica Angiulli ha pubblicato nel 2006 un albo illustrato dal titolo Dappertutto (per Almayer Edizioni) e nel 2007 un progetto sui Tarocchi, 22 Arcani Maggiori (Tarocchi di Connessione, per Hermatena Edizioni/Museo dei Tarocchi); le sue illustrazioni sono apparse su Dpi Magazine di Taiwan e nella pubblicazione Design Stars Boulevard. Tra i concorsi più recenti: 2009 Concorso internazionale d'illustrazione Accademia Pictor / Editrice Sonda con esposizione Torino Bookfair e pubblicazione, 2010 CQ21, “Creative Quarterly” magazine -the Journal of Art & design - selezionati come "runner ups" illustrators, sezione "illustration: professional".
Diramazioni si occupa dell'art direction di Edizioni XII, per la quale ha realizzato tutte le illustrazioni di copertina dei libri pubblicati, i progetti grafici di collana e ha curato il visual della comunicazione. Sito Web
L'Isola del Silenzio: realizzata per il Viaggio IV della Queen Anne's Resurrection del Posto Nero
La seconda parte dell'intervista sarà pubblicata lunedì 7 novembre.