Di notte, soprattutto in questi giorni in cui la temperatura scende sovente sotto lo zero, io vivo di calore riflesso. Vado a dormire (seminuda, mi danno fastidio i vestiti sotto le coperte) e ottengo una temperatura piacevole. Poi però la Purulla si sveglia, e allora più che dal risveglio la sofferenza è data dal dover uscire dal tepore del letto. Mi alzo in qualche modo e prendo la maglia coprispalle che tengo ai piedi del letto: Attila, che mi conosce e mi ama, provvede a dormirci sopra in modo da scaldarmela per benino. La indosso, mi reco in camera della Purulla, la acchiappo e la allatto. Io ho le mani già gelate; lei invece, avvolta nel suo sacco nanna da 2.5 tog (non si finisce mai di imparare: dovevo arrivare a quasi 32 anni per scoprire che esiste un'unità di misura di calore chiamata tog), è tutta caldina, e provvede a scaldarmi con le sue manine.
Lei si riaddormenta, io torno a letto, ma nel frattempo le lenzuola sono diventate diacce marmate. Mi infilo sotto, prendo Attila (che in inverno vanta una pelliccia a prova di gelo artico) e me lo abbraccio stretto, poi mi avvicino al MioAmore (che è una stufetta, beato lui) e gli sussurro "abbracciooo". Lui si gira e mi abbraccia, consentendomi di recuperare la circolazione sanguigna.
Sono fortunata ad avere un lettone affollato!