Nello sfogo precedente mi ero lamentata del disordine che si ostina a regnare sovrano sul mio appartamento e della difficoltà che trovo nel fare le pulizie (anche quelle basilari) dovendo continuamente destregiarmi nello schivare i giocattoli lanciati in giro dalla piccolina. Mi sono altresì “velatamente” lamentata della poca solidarietà di mia suocera a riguardo... bene, dopo 2 o 3 giorni credo di aver scontato la piccola cattiveria. A dire il vero mi capita spesso di scontare piccole cattiverie...una volta ho ignorato con nonchalance la suora di colore della casa per anziani che faceva l'autostop perché andavo di corsa e temevo di perdere il treno...bene il resto della giornata (credo per volontà divina) è stato decisamente difficoltoso (per usare un eufemismo). Nell'ordine: sbagliando clamorosamente le previsioni del tempo ho indossato scarpe chiuse senza calze per la prima volta dopo mesi. Risultato: grosse e dolorosissime vesciche sui calcagni. Per cercare di deambulare dignitosamente (mi faccio a piedi una camminata di circa 1 km dalla stazione del treno all'ufficio) mi sono fermata alla prima farmacia e ho acquistato dei cerotti. Li ho pagati quasi 5 euro. Ho pensato “almeno saranno buoni”. Non potendoli certo indossare in farmacia ho dovuto continuare il tragitto fino all'ufficio e quindi una volta lì attaccare finalmente i cerotti sopra le orribile vesciche. In ufficio naturalmente ho avuto la giornata più movimentata del mese e ho scoperto di dovermi recare in banca ben 2 volte in una giornata e naturalmente in 2 banche diverse di cui la seconda vicino alla stazione dalla quale ero faticosamente venuta. Forte dei miei costosissimi cerotti, sono scesa nel primo istituto di credito. Ho scoperto con orrore che se facevo più di 10 passi di fila il caldo e l'attrito con le scarpe staccavano il cerotto!!! Sono così risalita in ufficio a cambiare la “medicazione”. Sono scesa di nuovo in banca controllando attentamente che i cerotti fossero ancora al loro posto. Fortunatamente i costosi listelli di pura plastica hanno sopportato la discesa dalle scale, i 4 passi fino alla porta della banca e parte della fila allo sportello. All'uscita, nella porta di sicurezza, mi sono accorta di averne perso uno (speriamo che non se ne sia accorto nessuno di quelli che erano in fila dietro di me!) mentre l'altro penzolava elegantemente dalla scarpa. Tornata in ufficio ho cambiato nuovamente i cerotti e ho cercato di stare il più ferma possibile fino all'orario di uscita, strisciando i piedi quando dovevo spostarmi (fortuna che di solito sono sola!!). Seconda tappa verso la banca più lontana. Durante il tragitto (avevo messo un altro paio di cerotti nuovi appena prima di uscire) avrò rimesso a posto i maledetti cosi di plastica almeno 40 volte...non solo per un fatto estetico ma anche per oggettiva difficoltà a camminare normalmente...naturalmente arrivata davanti alla porta della banca i maledetti erano ridotti in maniera pietosa. Ho anche pensato di cambiarmeli ancora con mossa fulminea dentro la porta di sicurezza ma ho scartato al volo l'idea...troppo difficile non essere beccata e francamente troppo imbarazzante nonostante il dolore. Alla fine ho optato per un'ultima aggiustatina al volo e sono entrata nell'istituto. Questa volta non ho perso nessun feticcio ma vi assicuro che i cosi che avevo ancora appiccicati ai piedi non servivano assolutamente più a nulla. Con i calcagni ridotti in brandelli ho penosamente strascicato i piedi fino alla stazione e qui, approfittando del fatto che la sala d'attesa fosse incredibilmente deserta (fatta eccezione per uno strano tipo del cui giudizio sinceramente non me ne fregava una cippa lippa) ho discretamente cambiato nuovamente i cerotti (erano l'ultima coppia). Alla fine sono riuscita ad arrivare a casa ma ho dovuto pregare Iddio che nei giorni successivi facesse tempo bello perché decisamente non avrei potuto indossare scarpe che non fossero semplici infradito per almeno un mese! Bene, dopo questa lunga premessa volete sapere come l'ho scontata questa volta? Diciamo che sempre di scarpe si tratta...insomma sono entrata in casa con una bracciata di legna per la stufa, per non dover andare un'altra volta diciamo che ne avevo caricata un bel po'...praticamente non vedevo dove andavo. Passando davanti al piano della cucina ho urtato col gomito una bottiglia di Coca Cola che, come è mia abitudine, non avevo chiuso del tutto (perché perdere uno o due secondi di tempo preziosi e avvitare tutto il tappo?). La maledetta ha cominciato a girare all'impazzata sul pavimento senza che io potessi nulla per fermarla (ero carica di legna ricordate?) spruzzando come un idrante liquido scuro tutt'intorno: sulla cucina, sul termosifone, sul muro e naturalmente sui miei adorati, caldi e comodi stivali di camoscio beige (ora“suede” per i modaioli più fashion). E pensare che proprio il giorno prima mi ero lamentata con mia cugina “a me le scarpe durano tantissimo...non riesco proprio a rovinarle...”
A presto!