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Pippo Naldi, un fidentino sconosciuto - Da "LA STANZA DI MONTANELLI" 1999

Creato il 21 agosto 2014 da Bernardrieux @pierrebarilli1

    Filippo (Pippo) Naldi nacque a Borgo San Donnino, oggi Fidenza, il 30 maggio 1886, da Giovanni, capostazione, e da Teresa Bigotti.
    Nel 1907 sposò la poetessa e traduttrice russa Raisa Grigor’evna Ol’kenickaja, compagna di studi all’Università di Padova. Dal matrimonio nacquero tre figli. Naldi passò successivamente all’Università di Bologna e lì si laureo in giurisprudenza nel 1917.

    Pippo Naldi


    Dopo un’intensa attività di giornalista di testate locali o regionali, fu chiamato a dirigere il giornale bolognese La Patria e alla fine del 1913 ottenne la direzione del Resto del Carlino, con l’impegno di dargli una linea liberale, e ne seppe incrementare enormemente tirature e popolarità... 
    Questo blog, in collaborazione con l'Istituto Storico Culturale Filippo Naldi, nelle prossime settimane intende raccontare le vicende di un fidentino protagonista della storia del novecento ma sconosciuto a Fidenza.
    Riproponiamo, dal Corriere della Sera del novembre 1999:

  • Caro Montanelli, Sono molto interessato alle pagine di aneddoti su Pippo Naldi e quindi anche alla "stanza" del Corriere dell' 11 ottobre. Con il Centro Studi Vallestirone, abbiamo fatto ricerche su Pippo Naldi nel periodo in cui si trovava nel castello di Vigoleno ospite della principessa Maria Ruspoli che, si racconta, fosse la sua amante (per la vicenda del delitto Matteotti il Naldi,  fu arrestato nella segreta del castello di Vigoleno, li' nascosto dalla principessa)... Lei cosa puo' raccontarci di quel periodo?                                                                                                                     Un saluto.                                                                          Carduccio Parizzi

Caro Parizzi, Come prima cosa, debbo metterla in guardia. Se lei decide di ricostruire la figura e la vita di Pippo Naldi deve rinunziare a distinguere fra leggenda e realta' perche' credo che di questa distinzione non fosse piu' capace nemmeno lui. Lei per esempio parla di una Principessa Ruspoli, castellana di Vigoleno. Io l' ho conosciuta benissimo: giocavo con lei, Pippo e il portiere dell' albergo a scopone. Ma si chiamava Duchessa di Grammont, e il castello gliel' aveva regalato lui non si sa con quali soldi perche' Pippo, figlio di un capostazione, di suo non ne aveva. I giornalisti del Resto del Carlino quando ne era lui l' editore, e fra i quali c' erano i personaggi piu' bizzarri e geniali come Ragazzoni (che traduceva e trasmetteva sempre in rima le note di servizio redazionali) non avevano uno stipendio, o meglio lo avevano solo sulla carta. Ogni due o tre mesi, Pippo li convocava in qualche trattoria, dove lui arrivava alla fine della cena, sempre nel suo solito abbigliamento (pelliccione e colbacco russi sopra il pigiama) e una gran borsa in mano, in cui c' erano i soldi in biglietti di banca, che venivano ripartiti non secondo le spettanze, ma secondo i bisogni con particolari indulgenze verso coloro che se li mangiavano con le donne o al gioco. Cosi' mi hanno raccontato i suoi ex redattori. Verita' o leggenda? Verita' era certamente - perche' ne sono stato personalmente testimone - il fatto che se durante lo scopone la Duchessa di Grammont accennava a qualche sua nostalgia romana, Pippo chiamava immediatamente al telefono il chitarrista Del Pelo perche' le cantasse al microfono "Casetta de Trastevere, casa de mamma mia" o "Quanto sei bella Roma quando e' sera": mezzo' ora o tre quarti d' ora di telefono, tariffa internazionale. A Parigi si raccontava anche un' altra cosa: che un giorno Pippo s' era presentato, insieme ad una bellissima modella, al Re dei gioiellieri, Cartier, e aveva chiesto al direttore di mostrargli le piu' belle collane di perle. Aveva scelto la piu' costosa, trenta milioni di franchi, e firmato l' equivalente assegno. "Ma signore - aveva obiettato l' altro -, io non la conosco e non so se la banca...". "Capisco - lo aveva interrotto Pippo -, lei domani porta o manda in banca l' assegno, e dopo averlo incassato, fa recapitare la collana a questo indirizzo". L' indomani torno' da solo, e trovo' il gioielliere scandalizzato: "Ma lei non ha nessun conto in banca, l' assegno e' a vuoto". "Lo so - disse Pippo riprendendoselo e facendolo a pezzetti -, ma con questo assegno a vuoto, ho passato la notte piu' piena della mia vita". Verita' o leggenda? Un settimanale francese, non ricordo quale, la pubblico' - senza fare nomi - come verita' . Con questi episodi, potrei continuare per pagine. Ma una cosa posso e voglio dirle. Pippo ando' alcune volte (quante, non lo so) in prigione. Ma mai per questione di soldi, perche' nessuno di coloro che glieli davano - sempre per le sue imprese editoriali - mai lo denunzio' . Affascinati da lui, come il Conte Volpi che di fascino ne esercitava piu' di quanto ne subisse, gli restavano amici.                                                                                             Indro Montanelli,  Pagina 41 (2 novembre 1999) - Corriere della Serahttp://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane

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