Percorrendo una strada sterrata che dalla Panamericana si inoltra tra immensi campi di canna da zucchero, raggiungiamo un sito archeologico poco conosciuto e solo parzialmente aperto al pubblico: il complesso archeologico El Brujo.
L’atmosfera è surreale; la piramide del Brujo (trad; sciamano) o Huaca Cortada (trad; tagliata) fu uno dei luoghi più frequentati anticamente dai curanderos della costa Nord e Sud, che qui si ricaricavano di energia per poi svolgere il loro lavoro…. Gli abitanti della Valle di Chicama, raccontano ancora oggi che da questa huaca uscì un carro carico di oro che scomparve nel mare. Altri raccontano che dalla piramide estrassero una campana d’oro, che, dopo essere stata contesa tra le due comunità locali, scomparve nel monte Campana. Gli archeologi dicono che sicuramente la piramide fu saccheggiata e distrutta dai cercatori d’oro.
Sono altre due le piramidi che costituiscono questo complesso archeologico: la Huaca Prieta, risalente al 2500-2000 a.C. e considerata la più antica testimonianza archeologica della costa, attribuita alle prime popolazioni agricole del Perù. E, forse la più suggestiva, la Huaca Cao Viejo o Huaca Blanca è l’unica visitabile.
L’importanza di questa piramide sta nei bassorilievi a colori raffiguranti figure umane e animali: si tratta dell’unico esempio di arte in rilievo a colori attribuito alla cultura Moche. La scoperta del Dott. Wiese risale al 1990.
Il complesso El Brujo fu un importante centro religioso e ci ha permesso di identificare la religione come uno degli aspetti primordiali della società Moche.
Il fatto che siano due le piramidi poste l’una di fronte all’altra, come nel caso della Huaca del Sol e della Luna vicino a Trujillo, ha fatto ipotizzare – ma è un’ipotesi tra le tante – l’esistenza di due divinità una delle quali, Aiapaec, la divinità suprema, era relazionata con la riproduzione del mondo animale vegetale e umano.
I bassorilievi della Huaca Cao Viejo rappresentano scene vincolate con riti propiziatori del mondo domestico, cioè sacrifici umani, battaglie rituali il che fa pensare che questo fosse il tempio dedicato al Dio Aiapaec. Tra le immagini a colori risalta, a grandezza naturale, quella del Degullador o Decapitatore. Si tratta di un essere soprannaturale, il cui volto aveva probabilmente sembianze feline. Nella mano destra impugna un oggetto a punta, nella sinistra solleva per i capelli una testa decapitata. Al petto porta un tumi o coltello cerimoniale. Dal corpo partono dei tentacoli che fanno pensare alle zampe di un ragno.
Questo è il Dio Aiapaec, il Dio della montagna, ed è ciò che vedevano tutti gli abitanti che si trovavano sotto la piramide, una immagine che suscitava sicuro timore nella popolazione, simbolo del potere politco e religioso sulla popolazione.
Le altre immagini rappresentano uomini piante e animali, battaglie rituali e una sfilata di prigionieri con gli organi genitali mutilati. Si suppone che in una certa epoca dell’anno, nella stagione secca, si svolgessero queste battaglie, relazionate con un fenomeno molto importante nella tradizione Moche. Immagini simili appaiono anche come decorazioni su ceramiche. Si pensa che questi prigionieri venissero sacrificati in un rito propiziatorio agli dei per conservare l’energia vitale che aiutava a migliorare la vita della società Moche.
Sembra che la civiltà Moche scomparve a causa di un grande cataclisma naturale; ma alcuni studiosi sostengono che la struttura del potere dei Moche cambiò in seguito ad un forte impatto ideologico dovuto all’incontro con una nuova cultura proveniente dalla Sierra.
Quello che ancora non si è riusciti a spiegare è perché, quando abbandonarono il complesso El Brujo, gli stessi mochica distrussero i lati della piramide Cao Viejo, le immagini religiose sui muri e sottrassero alcune delle tombe più importanti della parte alta della huaca.
E’ certo che questo centro cerimoniale fu utilizzato dalle civiltà successive a quella dei Moche. Gli stessi padri Domenicani costruirono qui una specie di convento, con il fine di imporre la propria struttura ed estirpare quelle che essi consideravano idolatrie indigene. All’interno di questo convento, eretto nel settore Nord dell’antica piazza del tempio moche, c’era la nave principale della chiesa il cui altare principale era rivolto alla huaca.